Cina

Milano-Cina, la rotta che non conosce crisi

15 Gennaio 2015

Molti resteranno sorpresi dal fatt0 che, in questo periodo che per l’Italia è di stagnazione economica, c’è un boom del traffico aereo tra la Cina e Milano: in cinque anni i passeggeri sono quasi triplicati, passando da 269.000 a 751.000. Per l’aritmetica è uno sbalorditivo +179% complessivo, cioè un +22% annuo così lontano dalla crescita zero del nostro PIL.

Indubbiamente si tratta di un sostegno molto forte all’economia lombarda. Per tre quarti si tratta di cittadini cinesi che arrivano per affari o per turismo, un turismo in cui la componente shopping, a Milano capitale della moda, è fondamentale, ma altrettanto importante è il viavai di viaggiatori d’affari sia italiani che cinesi, che cementano i legami fra le nostre imprese e quelle del colosso economico asiatico.

Alitalia cancellò alla fine del 2001, nel crollo del traffico che segui l’undici settembre, i voli da Milano verso Beijing (Pechino), Shanghai e Hong Kong, riprovando poi senza successo a volare verso Shanghai. Probabilmente l’aereo usato era inadatto, un Boeing 767 incapace di sfruttare il grande scambio di merci tra Milano e la città che è il cuore pulsante dell’economia cinese, accoppiato ad un volo cargo separato che con la duplicazione aumentava i costi. Il vettore nazionale ha indicato di voler tornare a breve sulla tratta, ma non ha ancora fornito dettagli. Secondo indiscrezioni, potrebbe annunciare presto un volo Malpensa-Shanghai 4 volte la settimana, ma non sappiamo se proseguirà anche dopo la fine di EXPO.

Attualmente da Malpensa vola innanzitutto la prestigiosa Cathay Pacific tutti i giorni verso Hong Kong, trasportando passeggeri che in parte proseguono in Cina con i voli dell’affiliata Dragonair. Il suo Boeing 777-300ER è affiancato dai 747F cargo per servire l’impressionante traffico merci in entrambe le direzioni. Cathay è molto usata anche dagli Italiani e anche per l’estesa rete di prosecuzioni in Estremo Oriente e in Australia, con un livello di servizio elevatissimo e una capacità di marketing eccezionale.

Verso la Cina vera e propria vola Air China, che non è la più grande delle compagnie aeree cinesi, ma da sempre la più internazionale, verso Beijing e Shanghai con gli Airbus A330-200 che hanno anche una discreta capacità cargo. Il servizio tornerà giornaliero nella stagione estiva e si spera che tale rimanga anche nella prossima stagione invernale. Su questi voli diretti viaggia un terzo del traffico Milano-Cina, è evidente la penalizzazione dovuta all’assenza di un vettore nazionale. Attualmente Alitalia non vola in Cina nemmeno da Roma, destinazione indebolita dalla prevalenza di traffico turistico povero e molto stagionale e dalla scarsità di traffico d’affari e di cargo.

Oltre a Cathay Pacific e Dragonair, i due terzi restanti di traffico usano innanzitutto i vettori del Golfo e Lufthansa, che ha una joint venture con Air China e raggiunge direttamente dalla Germania anche destinazioni secondarie come Nanjing, Shenyang e Chengdu. Le imprese tedesche hanno dunque a disposizione collegamenti più comodi con la Cina rispetto a quelle del Nord Italia. Quanto al turismo, quello cinese è diretto non tanto a Milano ma all’Europa, che viene spesso girata anche in pullman. La disponibilità di voli diretti è la chiave per far sì che una maggior quota passi da Milano.

Abbiamo chiesto come potrebbero svilupparsi nuovi voli diretti da Malpensa ad Andrea Tucci, direttore sviluppo Aviation Business di SEA.

Il suo obiettivo di breve periodo è rendere quotidiani tutto l’anno i voli da Beijing e Shanghai, mentre l’apertura di voli da Malpensa per nuove destinazioni cinesi dipenderà da un complesso di fattori. I vettori saranno convinti ad aprire nuovi voli, ci dice, solo se troveranno traffico e per trovare traffico bisogna andare prima dai Tour Operator, con i quali organizzare servizi volti a superare la barriera linguistica. C’è una gara fra i principali aeroporti europei per fornirli, SEA ha messo in atto il programma Chinese Friendly Airport, che vi racconteremo prossimamente, per servire al meglio passeggeri che ora viaggiano in gruppo, perché non conoscono né italiano né inglese.

Rispetto a Parigi, Francoforte o Monaco, Milano ha l’handicap di non avere un vettore nazionale che voli verso la Cina, i voli diretti sono appannaggio delle linee aeree cinesi. C’è già Air China e, delle altre due principali, China Eastern è basata a Shanghai e dunque dovrebbe farle concorrenza, mentre China Southern, che è membro di SkyTeam come Alitalia, pareva non avere gli indispensabili diritti di traffico. Il nuovo accordo bilaterale fra Italia e Cina potrebbe permetterle di volare dalla sua base di Guangzhou (Canton), nonostante la sovrapposizione geografica con la rete Cathay-Dragonair dalla vicina Hong Kong. Tuttavia è facile immaginare che i legami con Alitalia la spingerebbero a volare prima a Roma e gli investimenti italiani, che dettano il traffico business, sono prevalentemente nelle zone di Shanghai e Nanjing, meno a Guangzhou.

Per i cinesi Milano è una meta molto ambita per lo shopping, la domanda potenziale è altissima, un fattore chiave è la presenza di consolati italiani che concedano gli indispensabili visti. Ne è stato recentemente aperto uno a Chongqing, la città cinese più popolosa, che ha ben 33 milioni di abitanti e dove ci sono anche investimenti italiani oltre a quelli fortissimi di Foxconn e Apple. Ora il suo traffico passa soprattutto da Chengdu, a due ore di treno, in futuro potrebbe essere aperto un nuovo volo da Chongqing per Milano Malpensa.

Il futuro vedrà necessariamente voli da aeroporti cinesi diversi da quelli di Beijing e Shanghai, attraverso i quali sarà impossibile continuare a canalizzare il traffico. Beijing Capital è ormai l’aeroporto più grande del mondo. L’Italia dovrà cercare di aiutare i suoi aeroporti ad accaparrarsi il massimo possibile del traffico cinese, sia con una rete consolare adeguata, sia cercando di spingere l’Unione Europea verso un accordo con la Russia sui costosi diritti di sorvolo della Siberia, oggi poco trasparenti e in grado di alterare la concorrenza tra le compagnie aeree.

Un passo importante è sicuramente il recentissimo accordo fra Italia e Cina, firmato il 14 gennaio 2015, che prevede “sin dalla stagione di traffico in corso, la possibilità di incremento del numero dei servizi, dei punti sul territorio di entrambi i Paesi e di ampliamento delle facoltà operative”.

 

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