Trasporti
Meridiana, è ora di staccare la spina
Una settimana fa il Ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha annunciato il salvataggio della compagnia aerea Meridiana, che da molti anni perde cifre altissime rispetto al fatturato, perdite fin qui ripianate dall’Aga Khan, che l’aveva fondata come Alisarda.
Non potendo essere un normale, banale imprenditore, il Principe ismailita, noblesse oblige, ha ripianato le perdite a piè di lista ogni anno, per una cifra che qualcuno ha calcolato in ottocento milioni, evitando che Meridiana portasse i libri in Tribunale, ma lasciando pensare a troppi che i pessimi risultati economici fossero un dettaglio senza conseguenze, come nell’Inter di Moratti.
Gli anni recenti hanno visto la fusione sfortunata con eurofly, poi quella con air italy che pare avere conti più in ordine, soprattutto perché i contratti di lavoro sono molto meno onerosi, ma le perdite di Meridiana, paragonate al volume di traffico, sono spaventose e fanno sembrare persino Alitalia un gioiello di redditività.
Meridiana è una compagnia tradizionale dell’epoca in cui per restare a galla bastava portare i passeggeri da A a B, anche se A è la Sardegna che funziona solo i pochi mesi l’anno in cui è assediata dai turisti. I prezzi dei voli sono scesi tantissimo, persino Alitalia ha capito che l’unico spazio che resta alle compagnie tradizionali è raccogliere i passeggeri da A, B, C e D e portarli tutti a Z, passando per il proprio hub H. Nei semplici voli da A a B l’efficienza delle low cost è semplicemente imbattibile, come dimostra il fatto che, per numero di passeggeri, l’irlandese Ryanair domina in quasi tutti gli aeroporti italiani.
Meridiana ha però avuto una grande occasione, se non si trattasse di una linea aerea sarebbe corretto chiamarla l’ultimo treno, cioè la Qatar Airways che, un po’ per tutelare gli interessi dell’Emirato in Costa Smeralda, un po’ invogliata dalla concessione di diritti di traffico quasi come quelli che Etihad ha ottenuto correndo in soccorso di Alitalia, un po’ magari per fare un favore all’Aga Khan, che resta pur sempre il prestigioso capo di una “setta” islamica, è stata convinta a investire in Meridiana, tramite un’iniezione di denaro fresco e la probabile fornitura di nuovi aerei che sostituiscano quei venerandi MD82 che consumano molto, molto di più dei modelli più recenti.
Accordo fatto a Roma, auspice il Ministro, fra l’azienda e i sindacati CGIL, CISL, UIL e alcune sigle autonome, ma è chiaro che si sono fatti i conti senza l’oste, in particolare gli autonomi dell’USB. Nota bene che però la Qatar non ha da parte sua firmato questo accordo, che va visto solo come un requisito necessario al suo intervento, un “chiarimento” della posizione italiana e parlare di salvataggio come cosa fatta è come vendere la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato.
Come giudicare l’accordo? Senza l’entrata di Qatar Airways Meridiana non ha alcuna probabilità di arrivare a Natale, quindi tutti i posti di lavoro sarebbero persi per sempre. L’accordo invece ha permesso di contenere il taglio dei posti di lavoro ad un livello minimo, considerato che più della metà dei dipendenti, cito a memoria, è in Cassa Integrazione da anni, perché la vetusta flotta è stata dimezzata per contenere l’emorragia delle perdite.
Il problema è che i dipendenti di Meridiana, pur lavorando per la linea aerea più scassata finanziariamente del pianeta, guadagnano più degli altri, ad esempio molto di più dei colleghi ex air italy e vorrebbero continuare così, con un accordo a costo zero, anche perché sono stati coccolati da un trattamento di cassa integrazione che ogni altra categoria di lavoratori può soltanto sognare: 80% dell’ultimo stipendio senza limite di importo, per cinque anni che vengono poi sempre estesi aumentando le tasse che chi compra un biglietto in Italia deve pagare.
Il taglio del 20% dello stipendio, previsto dall’accordo, vuol dire per molti avere gli stessi soldi il 27 del mese, ma dovendo tornare a lavorare…
Ricordiamo il pilota che, per protestare, si è appollaiato per settimane in cima ad un palo dell’aeroporto di Olbia, un “poveraccio” che prendeva da anni circa 5.000 (cinquemila) euro al mese per non lavorare.
In una situazione così grave, come si può pretendere che lo Stato garantisca il companatico ai privilegiati quando non riesce a dare il pane a tutti? Dov’è l’equità? Ma il sindacato autonomo USB non ci sta e pretende la luna.
Lungi dal proclamare uno sciopero, che sarebbe sottoposto a regole, soprattutto perché la Sardegna è un’isola e l’alternativa al volo non è il Frecciarossa, l’USB ha di fatto ispirato un’epidemia che porta assistenti di volo e piloti a presentare certificati di malattia, la cui credibilità è nulla, bloccando in pratica da una settimana quasi tutta l’attività di Meridiana e con essa i suoi passeggeri che vogliono andare in Sardegna o tornare.
Che si tratti dei ricconi della Costa Smeralda o delle più normali famiglie di turisti, di sardi che hanno appuntamenti di lavoro nella penisola o devono farsi curare a Milano o Roma, i loro voli non partono, salvo quei pochi che Meridiana riesce a far effettuare da aerei ed equipaggi di altre linee aeree ingaggiate giorno per giorno.
Ritardi di più giorni sono la norma e non c’è modo di prevederli, perché NON è uno sciopero e NON valgono le garanzie di legge. Nel frattempo il Ministero finge di non vedere che l’accordo non è stato accettato dai lavoratori e che gli stessi preferiscono fingersi irresponsabilmente malati. Nessun politico sardo peraltro osa aprire la bocca, per timore di perdere voti e i medici sono complici di un falso innegabile, mentre il turismo subisce un duro colpo e molti giurano che non torneranno mai più nell’isola.
Se così è il Ministro si rassegni e si rassegni pure l’Aga Khan, chiuda la borsa e magari regali la linea aerea agli scioperanti, pardon ai poveri malati.
Nel frattempo si levi quell’indecente monopolio che consente soltanto a Meridiana di volare da Olbia a Roma Fiumicino e Milano Linate, nonostante non sia evidentemente in grado di farlo. L’ENAC, Ente Nazionale Aviazione Civile, è per parte sua immerso nella recitazione delle tre scimmiette, non vede, non sente, non parla e soprattutto non agisce a tutela dei passeggeri, che passano giornate intere in aeroporto, senza sapere se potranno partire oggi, domani o magari dopodomani, subendo una protesta che se ne frega sia di loro che delle regole e di qualsiasi considerazione economica.
Sia chiaro, non c’è alcuna alternativa realistitica a questo accordo, che andrebbe considerato una manna islamica caduta dal cielo.
Meridiana ha avuto una lunga vita e una vecchiaia molto cagionevole, ma ora resta in vita per consentire ad un folto gruppo di irresponsabili di pretendere condizioni di lavoro che altrove, Alitalia in primis, non ci sono più da tempo. I lavoratori che non lo accettano ma fanno i furbi, dandosi malati anziché scioperare, perdono qualsiasi diritto morale di essere aiutati a spese dello Stato e dei passeggeri.
È giunta l’ora di staccare la spina, si lasci che Meridiana chiuda per sempre.
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