Governo

Ma Air France non ha mai voluto Alitalia

12 Febbraio 2019

Hanno ragione i ministri 5 Stelle, Air France non si è sfilata dall’operazione Alitalia a causa dei contrasti politici fra i due Paesi, che sono stati solo la scusa perfetta per dire no ad un ingresso che Air France KLM non ha mai desiderato e che le veniva richiesto con insistenza dal suo socio e alleato, la linea aerea americana Delta. Perché? Perché l’ennesimo salvataggio, alle condizioni che il Governo impone, lascerà Alitalia nella condizione di continuare a perdere soldi e chi entrerà nel suo capitale farà un cattivo affare, che i mediocri conti di Air France non si possono permettere.

Fallita la privatizzazione berlusconiana con i capitani coraggiosi di Colaninno e fallito, anzi stra-fallito l’intervento successivo di Etihad che ha solo moltiplicato le perdite, perché condotto in maniera fin troppo furba, la flotta di Alitalia è la metà di quella che era dieci anni fa e ciononostante è ancora troppo grande, perché i passeggeri l’hanno abbandonata in massa passando alle low cost, che meglio di Alitalia sanno fare il mestiere di portarli fra gli aeroporti europei A a B, mentre la compagnia tricolore non riesce a guadagnare nel portarli da A verso una destinazione intercontinentale, facendoli transitare nel suo hub di Fiumicino, nonostante gli straordinari miglioramenti qualitativi dell’aeroporto romano negli ultimi anni.

Se Alitalia fa troppi voli brevi, cosiddetti di corto e medio raggio, verosimilmente la recente apertura di nuovi voli intercontinentali ha solo aumentato le sue perdite, perché Alitalia è debole e pure isolata, tranne che sul mercato dei voli per il Nordamerica, in cui è ben alleata appunto con Delta e, meno bene, con Air France KLM.

L’investitore esterno non può che individuare la necessità di un’ulteriore riduzione della dimensione di Alitalia, come chiede la tedesca Lufthansa e come chiederebbe Air France, se non sapesse che è molto meglio stare alla larga dalla linea aerea italiana, in cui è entrata perdendo soldi dieci anni fa e che giudica inguaribile a causa delle interferenze politiche. Il suo ramo olandese KLM ne aveva persi pure vent’anni fa, ai tempi del fallito progetto di fusione, naufragato perché non si permise mai a Milano Malpensa di diventare un vero hub.

Per salvare le apparenze con l’Europa ci vuole un investitore privato, le Ferrovie recitano debolmente quel ruolo, ma le sinergie con Alitalia sono una barzelletta e ci vuole qualcuno che sappia il mestiere. Se i Tedeschi di Lufthansa propongono un teutonico piano lacrime e sangue e easyJet vorrebbe uno spezzatino per portare a casa la posizione dominante a Milano Linate, Delta che negli USA guadagna moltissimo può permettersi di giocare quello che per lei è un chip, per mantenere la posizione nello scacchiere transatlantico.

Dal Cinquecento in poi, se ogni Stato controlla il proprio territorio, quello che controlla anche l’Italia è il più importante d’Europa e in aviazione ora è lo stesso, chi controlla Alitalia è il primo tra chi vola fra Europa e Stati Uniti, questo è il vero valore di Alitalia. Confesso di non capire come Delta pensi di arginare l’emorragia di perdite che Alitalia ha nei voli nazionali ed europei e non lo ha capito nemmeno Air France KLM, che di mercato europeo si intende più degli Americani e ha colto al volo l’occasione fornita da Di Maio per tirarsi indietro.

Quanto a noi contribuenti che paghiamo per tenere Alitalia in vita, se non sappiamo come andrà a finire la vendita, temo che sappiamo come andrà a finire Alitalia. Il rischio che ce la troveremo di nuovo da salvare fra pochi anni, per non aver accettato un piano doloroso, ma realistico oggi, è veramente alto.

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