Governo
Ecco l’offerta di Lufthansa per Ita, per un po’ di anni pagheremo ancora noi
Alla scadenza dei termini fissati per le 18 di oggi dal MEF solo Lufthansa ha presentato un’offerta d’acquisto per una quota di ITA, la linea aerea totalmente pubblica che a metà ottobre 2021 ha rilevato il poco glorioso testimone di Alitalia.
Dato che la domanda di acquisto non sarebbe stata presentata senza l’OK preventivo del venditore e quindi è retorica, come il “Vuoi tu...” che il sindaco chiede a chi si presenta davanti a lui per sposarsi, la notizia è che Giorgia Meloni ha deciso di proseguire nella linea de-ideologizzata e ha preferito alla retorica nazionalista dei compagni di partito quanto suggerito da Giancarlo Giorgetti, ora a capo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, titolare delle azioni di ITA, ma che nel precedente governo Draghi aveva raggiunto di fatto un accordo con Lufthansa e MSC in qualità di Ministro dello Sviluppo Economico.
Caduto il governo Draghi, che pur avendo ironicamente definito Alitalia “una cosa di famiglia, un po’ costosa” non aveva osato cederla allo straniero, nonostante la linea aerea abbia pesato sulle casse dello Stato per almeno dieci miliardi di euro e, in versione ITA, abbia già perso in poco più di un anno altri cinquecento milioni, con un colpo di coda i grand commis del MEF a fine agosto avevano inopinatamente deciso di scartare MSC e Lufthansa e instaurare trattative in esclusiva con il gruppo finanziario Certares, dietro il quale non c’era null’altro che il desiderio gattopardesco di cambiare qualcosa perché nulla cambiasse e gli stakeholder romani potessero continuare a banchettare indisturbati a spese dell’Erario.
Al momento non è noto alcun dettaglio dell’offerta di acquisto, ma possiamo immaginare che il gruppo tedesco pretenderà mano libera nella gestione, con lo Stato italiano ridotto in pratica a ostaggio, perché rimanendo per qualche anno titolare del 60% delle azioni sarà suo il 60% delle perdite che inevitabilmente continueranno nel lungo iter di risanamento e, se metterà il bastone fra le ruote, non avrà al proprio fianco il compagno privato nelle ricapitalizzazioni, come pretenderà Bruxelles.
Tuttavia questo modo di procedere, che Lufthansa ha già usato nelle precedenti acquisizioni per evitare che il venditore, dopo aver firmato il contratto, attuasse scelte politiche a danno della linea aerea, nel caso ITAliano permetterà al governo Meloni di affermare un po’ fintamente di aver ceduto solo una quota di minoranza della compagnia di bandiera a un partner tecnico, tacitando le inevitabili polemiche da parte dei più fanatici sciovinisti, che da sempre albergano proprio nel suo partito.
Polemiche che saranno assurde, perché ITA non può sopravvivere da sola, resterebbe senza soldi prima di Natale ed è impensabile che la UE, dopo aver fatto chiudere le linee aeree statali in perdita di Grecia, Cipro, Ungheria eccetera possa concederle un’altra ricapitalizzazione pubblica dopo soli due anni e perché, anche fra le linee aeree che guadagnano, è in atto da tempo un inevitabile processo di aggregazione anche da questa parte dell’Atlantico. Mentre le low cost accrescono sempre più le proprie quote di mercato le linee aeree tradizionali o legacy si coagulano intorno a tre grandi gruppi. British Airways è con la spagnola Iberia (e prossimamente anche con l’altra spagnola Air Europa), con la irlandese Aer Lingus e con la low cost iberica Vueling. Insieme a Air France c’è l’olandese KLM con la low cost Transavia. Nel gruppo Lufthansa ci sono Swiss, Austrian e la belga Brussels Airlines, in futuro dunque anche ITA, non tanto perché sia di per sé attraente, ma perché è di gran lunga il boccone più grosso fra quelli rimasti sul mercato, la portoghese TAP, la polacca LOT e la scandinava SAS, troppo piccoli per dare un vantaggio decisivo all’acquirente. Se invece riuscirà nel difficile compito di risanare ITA con essa il gruppo Lufthansa diventerà definitivamente leader in Europa.
Ci sarà tempo per commentare i dettagli, quando saranno stati resi pubblici, intanto ricordiamo che non si tratta solo di mantenere in vita quel poco che è rimasto di Alitalia o di bloccare una volta per tutte l’inutile emorragia di denaro che essa è costata ai contribuenti, ma di far sì che l’Italia non sia più la cenerentola europea nel trasporto aereo intercontinentale, il cui sviluppo contribuirebbe alla nostra crescita economica. Lufthansa per ITA e per l’Italia è definitivamente l’ultimo treno.
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