Trasporti

Le prime anticipazioni sul crash del Boeing 737 MAX Ethiopian

17 Marzo 2019

La “scatole nere” del Boeing 737 MAX Ethiopian Airlines, caduto il 10 marzo pochi minuti dopo il decollo da Addis Abeba, sono state analizzate dal BEA francese e filtrano i primi risultati, soprattutto attraverso dichiarazioni del Ministero dei Trasporti dell’Etiopia.

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Sembra confermata la similarità con l’incidente accaduto a un analogo aereo dell’indonesiana Lion Air nel’ultimo ottobre. Naturalmente molti se sono d’obbligo, ma la ricostruzione potrebbe essere questa:

  1. 1) malfunzionamento del sensore dell’angolo di attacco
  2. 2) intervento automatico del software MCAS
  3. 3) incapacità dei piloti di rimediare, fino all’impatto con il terreno

Si potrebbero scrivere pagine e pagine di considerazioni, ma quello che colpisce non è tanto che fosse accaduto l’incidente in Indonesia, quanto che si sia potuto ripetere in Etiopia nonostante fossero note le cause dell’incidente indonesiano e che anzi la FAA, Federal Aviation Administration, considerato da sempre il più reputato Ente di sorveglianza per la sicurezza aerea, abbia tardato a riconoscere che c’era un problema tanto serio da mettere in discussione la sicurezza di quel modello di aereo e che qualcosa era sfuggito sia nella fase di certificazione dell’aereo, sia nella reazione all’incidente indonesiano.

Gli incidenti, si sa, sono sempre figli di concause e nel minestrone si possono notare il depauperamento della FAA, che sotto Trump ha visto dapprima la proposta a capo del pilota personale del Presidente, imbarazzante episodio di “familismo”, poi la vacatio al vertice e il taglio dei finanziamenti del Governo Federale, mentre sempre più ampie parti del processo di controllo e certificazione venivano affidate proprio al controllato, cioè alla Boeing, che si trovava in ritardo nella risposta al concorrente Airbus, pronto a mettere in campo la versione neo (new engine option) dell’A320, dove appunto il new engine, il motore di nuova generazione, consuma meno e dunque riduce sia i costi che l’inquinamento atmosferico e acustico.

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I nuovi motori hanno un diametro decisamente più grande dei precedenti e Boeing ha faticato ad adattarli alla fusoliera dei suoi 737, che risale agli anni ’50. Gli Airbus almeno hanno una fusoliera degli anni ’80 e, se non è un problema di sicurezza l’anzianità del progetto, è più complicato l’accoppiamento ai motori di oggi.

Col senno di poi sono state prese troppe scorciatoie: il sistema MCAS, che “butta giù” automaticamente il muso dell’aereo, non era stato spiegato ai piloti e non è stato mai richiesto un “corso di aggiornamento” per quelli che dovevano andare a pilotare il nuovo modello MAX. I sensori di angolo d’attacco sono due, ma basta l’input di uno solo per attivare il MCAS  e dunque, se c’è un sensore guasto, quello sano non può rimediare. Ancora, il Safety Warning emesso da Boeing dopo l’incidente indonesiano si è dimostrato insufficiente. Eccetera eccetera.

Se le cose sono andate così, le conseguenze saranno molto forti. I 5.000 ordini nel carnet di Boeing potrebbero ridursi parecchio, né Airbus potrebbe rimpiazzare quei 737 con i suoi aerei, perché anche le sue linee di produzione sono prenotate per anni. Ammesso che il problema tecnico venga brillantemente risolto, c’è da chiedersi con quale entusiasmo i passeggeri saranno disposti a volare su un 737 MAX, anche se temo che il prezzo dei biglietti la farà da padrone.

Tirando le somme, nel settore che più di tutti ha la religione della sicurezza si sono scoperti modi di procedere imbarazzanti e la cattura del regolatore da parte del regolato. Non ne ricaverei una geremiade sul capitalismo, perché è proprio la spinta della concorrenza e della ricerca del profitto a generare la corsa verso motori più efficienti, meno assetati di carburante, che inquinano meno e che fanno meno rumore. Piuttosto la messa terra dei 737 MAX, iniziata da quella Cina che vuole accreditarsi una verginità nella sicurezza aerea, mi sembra un fallimento del ruolo dello Stato nell’amministrazione USA e la dimostrazione che Make America Great Again con Donald Trump è solo uno slogan vuoto.

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Quando l’America dominava il mondo e letteralmente dettava la sicurezza a tutta l’aviazione globale, che è stata fatta a sua immagine e somiglianza, proprio no, la FAA non funzionava così e il Governo Federale la rispettava, la finanziava adeguatamente e no, non pensava di metterle a capo l’aero-autista del Presidente.

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