Trasporti
Le bufale del miliardo investito da Ryanair e di Renzi che taglia le tasse
Si legge dappertutto che Ryanair investirà un miliardo di euro in Italia, dopo la conclusione dell’accordo con il Governo sulle tasse aeroportuali, che aprirà nuove rotte, così aumenterà il turismo e tutti vivremo felici e contenti. Renzi si vanta perché diminuisce le tasse.
Fatti i debiti complimenti alla magnifica macchina di PR della linea aerea irlandese, su cui si sale a cavallo volentieri il nostro Governo, la verità è che si tratta di una cifra estremamente esagerata.
Ryanair non investirà un miliardo di euro in nuove strutture turistiche in Italia, la cifra che viene strombazzata equivale forse al prezzo di listino dei dieci Boeing 737-800 che Ryanair aggiungerà alle rotte italiane, tuttavia quegli aerei non saranno necessariamente nuovi e Ryanair li avrà pagati con un considerevole sconto, perché ne ordina almeno cento alla volta. Contemporaneamente quegli aerei serviranno, è ovvio, anche gli altri aeroporti verso cui voleranno, partendo dall’Italia. Non dubito che Ryanair annuncerà un miliardo di investimenti anche in quegli aeroporti, contando due volte una cifra già molto esagerata in partenza.
C’è sempre da ricordare che, contrariamente ad uno stabilimento o ad un albergo, i Boeing sono aeromobili e Ryanair sarà liberà di spostarli da un giorno all’altro dall’Italia a qualsiasi altro Paese, ad esempio usandoli per volare fra Danimarca e Portogallo. È un rischio remoto? No, Ryanair è velocissima nello spostare gli aerei da un aeroporto all’altro, non solo in risposta ai risultati di mercato, cioè alla facilità con cui riempie a prezzi interessanti i voli, ma soprattutto in risposta alle variazioni delle politiche pubbliche di incentivi e tassazione.
Non dovrebbe essere ignoto che Ryanair paga l’uso degli aeroporti soltanto quando sono importanti e non ha altra scelta, ad esempio in quelli romani, che sono sostanzialmente pieni e non hanno bisogno di fare sconti. Altrove in Italia, ma nel resto d’Europa accade lo stesso, ottiene fortissimi sconti, paga spesso cifre irrisorie o addirittura si fa pagare per ogni passeggero trasportato, tramite contratti di incentivazione che restano quasi sempre segreti e che portano soprattutto gli aeroporti minori ad avere conti in rosso, se come spesso accade non riescono a guadagnare abbastanza con i cosiddetti ricavi non aviation, cioè i parcheggi e le royalties sulle vendite dei negozi, dei bar e dei ristoranti. Se quegli aeroporti sono pubblici, i deficit ricadono sui contribuenti.
L’altroieri c’è stata la resa di fronte a Ryanair dello Stato italiano, che ha dovuto fare retromarcia sull’aumento delle tasse aeroportuali di 2,50 euro entrato in vigore a inizio anno, a cui Ryanair aveva risposto cancellando metà dei voli in aeroporti deboli che in pratica non hanno altri vettori e minacciando di abbandonarne alcuni in toto, come aveva già fatto ad esempio in Spagna.
La cancellazione, sia pur temporanea, dell’aumento delle tasse aeroportuali segna la fine dell’idea che il settore aviazione possa essere tassato a volontà. Se le tasse sono troppo alte, Ryanair sposta gli aerei dove è più conveniente e i flussi turistici internazionali vanno altrove. Anche se le tasse vengono pagate da tutti e non solo da Ryanair, il loro ammontare in misura fissa incide molto più pesantemente sui suoi biglietti a poco prezzo che su quelli da migliaia di euro di una Prima Classe intercontinentale venduta da una linea aerea tradizionale e tra l’altro la tassa viene pagata una volta soltanto se un biglietto prevede due voli in partenza da uno scalo italiano, ad esempio su un Palermo-Roma-Amsterdam Alitalia, mentre chi volasse Palermo-Roma-Londra con Ryanair, dovendo acquistare due biglietti separati per le due tratte, pagherebbe la tassa due volte.
La tassa stessa, con il suo ammontare fisso, era stata congegnata appunto per favorire surretiziamente Alitalia, il suo ricavato viene speso per mantenere le abnormi prestazioni a favore di chi ha perso il lavoro in Alitalia, Meridiana etc. La cassa integrazione per costoro ha una scadenza che viene sempre prorogata, vale l’80% dell’ultimo stipendio qualunque fosse il suo ammontare, c’è molta gente che prende parecchie migliaia di euro di CIGS al mese, da anni e anni, mentre negli altri settori c’è un limite di circa 1.200 euro, se la memoria non falla.
Il capo di Ryanair, Michael O’Leary, poteva a buon diritto affermare che i passeggeri di Ryanair pagano gli esuberi dei concorrenti.
La tassa resta, ma almeno viene posto un limite al suo ammontare e verosimilmente saranno cancellati gli ulteriori aumenti già previsti, in previsione delle uscite sempre crescenti a favore degli ex dipendenti delle malandate linee aeree nazionali.
Veniamo ora a Renzi che si vanta di diminuire le tasse. L’aumento di 2,50 euro, che si è deciso di cancellare, era entrato in vigore il primo gennaio 2016, quando Renzi era a Palazzo Chigi da quasi due anni, quindi il Governo altro non ha fatto che annullare un aumento di tasse di cui era interamente responsabile. Possiamo chiamare questa operazione riduzione delle tasse?
Ciò detto, è positivo che la tassa venga ridotta e che si smetta di tassare tutti allo scopo di avvantaggiare Alitalia.
Ricordiamo però che la svolta governativa è frutto delle enormi pressioni da parte dei Presidenti delle Regioni in cui si trovano gli aeroporti che Ryanair aveva minacciato di abbandonare, tanto quanto le misure pro Alitalia erano al servizio dell’elettorato del Lazio. Che si delinei una politica coerente, pluriennale nell’aviazione non succede mai, il Governo si fa sempre tirare per la giacchetta da interessi locali e con Renzi se ne vanta pure.
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