Famiglia

L’antidemocratico, incivile linciaggio di italo per gli sconti al Family Day

25 Gennaio 2016

Mi ero illuso che la legge che riconosce diritti legali alle famiglie di fatto avrebbe reso l’Italia un Paese più civile, ma francamente la vicenda della messa all’indice di italo NTV, per aver offerto sconti a chi volesse andare a Roma a partecipare al cosiddetto Family Day, mi ha fatto ricredere.

italo va boicottato, dicono i cosiddetti sostenitori dei diritti civili, perché appoggia la parte che avversa la proposta Cirinnà. Non credo che vada aggiunto molto. La nota frasetta per cui si dovrebbe dare la vita per permettere che esprima la propria opinione anche chi ha un’opinione diversa dalla nostra è stata messa nel cassetto, perché fa scomodo. Chi è contrario alla legge Cirinnà non è uno che ha un’opinione diversa o contraria, ma un Untermensch, un subumano di cui avere orrore e da evitare come il demonio, chi lo aiuta va boicottato.

Prima ancora dei diritti matrimoniali di chi vorrebbe sposarsi con un eterosessuale, un omosessuale, uno che è già sposato (non era possibile in Italia 50 anni fa, prima della Legge Fortuna-Baslini che istituì il divorzio) o che non ha il consenso della famiglia d’origine (non succedeva solo nell’ipotetica Verona dei Capuleti e Montecchi, ma adesso in alcune comunità di immigrati) deve esistere il diritto di avere un’opinione e di manifestare quella opinione e di agevolare che si esprima quella opinione, rispettandola.

La legge vieta l’apologia del fascismo e anche la propaganda razzista, ma nella manifestazione che avrà lo stupido nome inglese maccheronico di Family Day non si andrà a reclamare il diritto di picchiare i froci, ma ad esprimere un’opinione contraria all’estendere tutele legali ad una coppia di omosessuali. Giusto? Sbagliato? Non importa!

Pur non essendo Togliatti alle prese con l’articolo 7, trovo un po’ naif pensare che si possa prescindere dal fatto che una consistente fetta della popolazione sia stata educata non solo a mangiare gli spaghetti al dente e non scotti, non solo a bere l’espresso e non la brodaglia di Starbucks, ma anche secondo un libro che considera demoniaci gli atti omosessuali, ancorché predicato dalla professione che ha sicuramente fra i propri membri la più alta quota di omosessuali, predicazione che avviene anche a spese del contribuente nelle scuole pubbliche. Ancor peggio non capire che la stessa opinione è ancora più salda fra i migranti di cui si invoca e quasi si impone l’accoglienza, con concessione di cittadinanza e diritto di voto.

In Italia c’è e ci sarà sempre una consistente fetta di elettori che considera sbagliata l’omosessualità e, se costoro non possono sperare di essere accolti nel salotto Boldrini, non è pensabile che vedano revocati i propri diritti civili di elettorato attivo e passivo. Non è nemmeno pensabile che siano trattati con lo stesso ribrezzo con cui venivano trattati i finocchi, le checche, i busoni. Se un uomo è omofobo, magari perché non si eccita al pensiero di essere penetrato o anzi prova disgusto, questi sono assolutamente affari suoi, esattamente come è affar mio se non mi piacciono il pesce e il cavolfiore, se preferisco lo sticchiu o la minchia, nessuno o tutt’e due. De gustibus non disputandum, una volta ammesso democraticamente da tutti che il ricchione potrebbe anche essere Presidente della Regione Lazio, cosa che invece non mi è parsa assodata, nel non remoto 2009.

Personalmente trovo negativa la proposta Cirinnà, perché tratta in un modo assolutamente insoddisfacente il tema di lasciare che ogni coppia possa scegliere le regole dalle quali vuole essere regolata. Una forma standard di “contratto” c’è già ed è il matrimonio, non voglio che l’alternativa sia soltanto un secondo contratto standard che si chiama unione civile, che è una specie di matrimonio light e che prevede regole prefissate a cui io potrei non volermi sottoporre. Questo è il solito becero statalismo di un Paese profondamente illiberale.

Il dibattito pubblico però ha riguardato esclusivamente le coppie omosessuali, nonché la possibilità per loro di adottare figli e il resto va digerito, come accade con i voti di fiducia, per non essere additati come omofobi. Quegli sprovveduti un po’ alla fame di NTV, a caccia dell’ultimo passeggero perduto, sono addirittura diventati dei paria per non essersi schierati senza se e senza ma a favore della Cirinnà.

Avendo vissuto l’adolescenza in un “prestigioso” liceo milanese, ai tempi in cui esprimere un’opinione diversa in assemblea equivaleva a ricevere, quasi sempre sul posto, una “lezione” di pugni e calci, la lezione di stare sempre zitti in futuro, mi bolle il sangue nel constatare che la sinistra cosiddetta progressista non ammette che si abbia un’opinione diversa anche su questioni che riguardano intime convinzioni personali e, peggio ancora, che si reclami il diritto di esprimerla senza diventare Untermensch. Non si può essere multiculturali escludendo la cultura del cardinale Ruini, che piaccia o faccia ribrezzo.

Posso sorridere anch’io all’idea che Casini o la Mussolini vadano in piazza a difendere la propria bizzarra idea di famiglia, ma siamo e resteremo un Paese democratico soltanto se potranno farlo, se sarà considerato perfettamente accettabile che lo facciano e se sarà normale che qualcuno venda loro panini, gazzose e biglietti del treno, anche con lo sconto. Un’azienda di trasporti non può negare il biglietto a chi è nero, musulmano, omofobo, transessuale, ariano o di Ariano Irpino, né fargli pagare più del previsto, ma può fare sconti a tutti i gruppi a cui ritiene conveniente offrirli ed è bestiale che si inciti al boicottaggio di chi ha la “colpa” di agevolare, anche economicamente, chi voglia andare a manifestare la propria opinione.

Il privato sarà pure politico, ma non c’è libertà sessuale o civile dove non c’è libertà di opinione.

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