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La tragica lezione di Bologna: via le merci dalle strade, sì alla Tav
La tragedia di Casalecchio impone un immediato cambiamento di rotta per la sicurezza stradale. Via subito le merci dalle strade.
A dispetto di ogni proclama politico, il trasferimento di merci materiali ed immateriali continua la sua “strada” su gomma. Secondo le raccomandazione UE, il nostro Paese deve destinare alla ferrovia ed all’alta velocità il trasferimento delle risorse umane e immateriali mentre dal 1964, inaugurazione dell’Autosole, utilizza le due grandi arterie di traffico autoveicolare (la A1 sul versante centrale e l’A14 su quello adriatico) per il trasferimento della massima parte delle merci materiali, nella misura dell’85%. Dal 1964 non si registra sviluppo ferroviario merci, tutt’altro. La tragedia di Casalecchio del 6 agosto 2018 indica la necessità improrogabile che l’Agenda politica faccia il punto su la gravissima situazione della sicurezza dei cittadini sulle strade.
L’introduzione dell’alta velocità (2010) su rotaia ha decisamente abbreviato i tempi di trasferimento passeggeri lungo la dorsale appenninica, parallela a quella percorsa dall’A1, per semplificare la tratta Salerno-Roma-Milano-Torino con le tappe intermedie. Malgrado questo ed a dispetto del percepito collettivo, persistono alti volumi di traffico privato su gomma come testimoniato dalla Fig. 1 (AISCATT, 2015). La leggera flessione che si intuisce nella curva superiore, a far tempo dal 2012, è più probabile espressione della crisi economica che ha indotto alla contrazione di viaggi non indispensabili. Tale andamento si registra anche nei volumi ferroviari ( curva inferiore) a testimonianza di una contrazione globale della mobilità.
La Fig. 2 indica quanto prima suggerito circa il trasferimento elettivo delle merci su gomma. Nello stesso periodo, di cui si faceva dianzi riferimento (2012-2014), si assiste ad una flessione del volume merci trasferito ma essa è dovuta alla contrazione di mercati, vendite e consumi a causa dell’effetto deflattivo di questi ultimi anni. Che il trasferimento della merci su gomma non sia solo una prerogativa italiana ma dell’intera Europa, lo dimostra la tabella1. Indipendentemente dalla crisi che ha attanagliato l’Europa dal 2008, e che comunque riguarda l’amount delle merci trasferite, la modalità di distribuzione segue sempre l’andamento classico su gomma, siano esse deperibili e quindi a trasferimento rapido siano esse meno deperibili e che quindi potrebbero usufruire anche del trasporto ferroviario.
IL TRASFERIMENTO MERCI
Nell’Unione Europea il trasporto su strada è sicuramente quello più utilizzato per le merci con un ammontare fino al 45% sul totale trasportato mentre In Italia questa modalità sale fino al 55%. Tuttavia la crisi 2008 ed anni seguenti ha finito per limitare lo stesso trasporto coinvolgendo nella deflessione la maggior parte dei Paesi UE ad eccezione della Polonia, che ha mostrato una crescita vicina al 40% nel periodo 2007-2012. L’Italia è invece il paese che fa registrare una contrazione più pesante nel 2011 (-18,7%) con lieve recupero nel 2012 (-13,2%), non tanto nelle merci in uscita ossia esportate quanto per le importazioni a causa della contrazione dei consumi, (ANFIA; 2014). In genere i valori percentuali di spostamento merci su strada rendono ragione delle possibilità infrastrutturali del territorio.
Ad esempio, vero è che la penisola italiana con la sua configurazione orografica, arco alpino e lineare appenninica, mal si presta ad un trasferimento su ferrovia, eccezion fatta della valle padana, che vedrà appunto il percorso dell’alta capacità di trasferimento merci, inscritta lungo il corridoio 5 Lisbona-Kiev. Anche in virtù delle nuove infrastrutture, le speranze dell’UE tendono a modificare l’assetto attuale ed infatti la previsione, probabilmente ottimistica, è quella di trasferire ad altra modalità il 30% della merce su gomma entro il 2030, per raggiungere l’obiettivo finale del 50% su strada nel 2050. Quel che si registra è un comportamento poco virtuoso a dispetto delle enunciazioni politiche di sostenibilità e si evidenzia addirittura la tendenza ad una riduzione progressiva, dal 2007 ad oggi, dell’uso della rotaia. Questo andamento medio europeo non è molto differente da quello italiano che appare sostanzialmente in linea di tendenza.
Il Rapporto Nomisma Federtrasporto 2011 indica una progressiva internalizzazione della logistica e il numero di fusioni e acquisizioni nel settore dei trasporti (+12,5%). Lo studio evidenzia una sorta di controtendenza rispetto lo scenario globale (in cui anche il mondo della finanza sembra congelato), è proprio il settore dei trasporti a mostrare, a livello sia nazionale che internazionale, segni di dinamismo per quanto riguarda il settore del “merger and acquisition” (M&A). Nel 2010, il numero di fusioni e acquisizioni nel mercato italiano è stato superiore del 12,5% rispetto all’anno precedente. Secondo quanto emerge dal rapporto Federtrasporto-Nomisma, nel biennio 2009-2010, la logistica è il comparto che ha fatto registrare il maggior numero di acquisizioni (14), seguita dal trasporto pubblico locale (8); anche dal lato delle aziende oggetto di acquisizione prevalgono le imprese di logistica (15), seguite sempre a grande distanza da porti e aeroporti (7 ciascuno). La crescita complessiva dei processi di fusioni e acquisizioni sviluppa i movimenti di Italia su Italia, ma anche le operazioni Estero su Italia, mentre è in diminuzione il percorso inverso, di imprese italiane che acquisiscono società o compagnie estere.
Urge ed è indilazionabile una cambiamento nella mentalità e nella cultura del paese: via le merci dalle autostrade, utilizziamo le strutture per le Alte Velocità su ferro e le direttrici marine ( Autostrade del mare).
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