Trasporti
La secolare contrarietà del professor Marco Ponti alla Tav
È LA notizia di questi giorni, l’analisi dei sei esperti nominati dal Ministero dei Trasporti per la valutazione del rapporto costi-benefici sulla Tav Torino-Lione. A coordinare la commissione era il Professor Marco Ponti, e gli altri componenti erano Francesco Ramella, Paolo Beria, Alfredo Drufuca e Riccardo Parolin. Il sesto componente, Pierluigi Coppola, è l’unico che non ha sottoscritto l’analisi che, come noto, dà un risultato fortemente negativo, facendo pendere il piatto “tecnico” della bilancia fortemente a sfavore della costruzione del tratto italiano dell’opera. Con argomenti quantomeno curiosi da digerire, per un Movimento nato ambientalista come il Movimento 5 Stelle, dato che uno degli elementi forti che sconsigliano la costruzione del tunnel sarebbe il forte calo del traffico su Gomma (cioè i camion) con conseguente contrazione degli incassi sulle accise della benzina (e, immaginavamo, conseguente calo delle emissioni inquinanti).
Sono naturalmente già aumentate di tono e temperatura le schermaglie politiche: per la Lega e per Salvini l’opera è decisamente irrinunciabile, politicamente e simbolicamente. Per i 5 Stelle farla significherebbe accettare anche l’ultimo compromesso, il più grosso, il più identitario. Ma non è di consenso politico che volevo parlare, bensì di metodo tecnico politico. La scelta dei commissari e del presidente di commissione, infatti, merita una nota a futura e passata memoria: perché non si creda alla favola (non nuova) che la politica decide davvero di abdicare alle competenze quando si prendono decisioni politicamente rilevanti, e magari decisive per il consenso.
A presiedere la commissione, dicevamo, è il professor Marco Ponti. Indubbiamente un grande esperto di infrastrutture e di finanza ed economia delle infrastrutture. Un curriculum importante, una competenza acclarata. Una competenza che si è sempre espressa univocamente contro la realizzazione dell’opera. Da ben prima di essere nominato commissario, avendo sempre ribadito i concetti, poi espressi anche nello studio realizzato per il ministero. Per avere un’idea, sul punto, basta consultare l’archivio online de Lavoce.info e scorrerlo fino all’ultimo articolo scritto pochi giorni prima della nomina a coordinatore della commissione. Particolarmente interessante è notare che, come ammesso dallo stesso Ponti in questa intervista a Repubblica, gli altri 4 sottoscrittori dell’analisi, sono suoi collaboratori nella sua società di consulenze e con il professor Ponti condividono prospettivi, idee e clienti. Ovviamente, nello spiegare la propria oggettività, il professor che da decenni ripete che il calcolo costi-benefici è negativo, aveva anche detto che con la Commissione si partiva senza pregiudizi, e che se avessero trovati elementi per farla li avrebbero restituiti, in bella evidenza.
Curiosamente e inimmaginabilmente, dopo sei settimane di lavoro, festività natalizie comprese, le evidenze hanno restituito al ministero e al paese quello che Ponti e i suoi sostengono da anni: cioè che il costo della Tav è superiore ai suoi benefici. È sicuramente possibile che sia così, e sicuramente il lavoro del Prof Ponti è in buona fede e fatto in ottemperanza ai criteri analitici e scientifici che segue da tempo. Tuttavia, in questa epoca di vorticoso cambiamento, avremmo preferito un cambiamento in più: che il potere politico scegliesse commissari in grado di restituire un quadro complesso e magari difforme dalle aspettative e promesse dei politici stessi, invece di un team di professori che, sul tema, la pensa da sempre proprio come chi li ha nominati. Arbitri selezionati, insomma, da una delle squadre che gioca la partita.
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