Trasporti
I venti incredibili anni di Malpensa
Al ventesimo compleanno di Malpensa 2000, il prossimo 25 ottobre, l’aeroporto si presenta in splendida forma e domenica 28 si festeggia al Terminal 1, una festa aperta a tutti, ovviamente, durante tutto il giorno con spettacoli per ogni età, intrattenimenti e laboratori per bambini, bancarelle, musica e food per festeggiare tutti insieme i suoi 20 anni. Ci saranno i comici di Zelig, musicisti del calibro di Paolo Jannacci, la simpatia e la comicità dei Legnanesi, street food e showcooking con risottata da Guinness, sorprenderanno passeggeri e visitatori che quel giorno si troveranno a Malpensa. Sarà poi possibile visitare gratuitamente l’area dedicata ai “grandi aerei” di Volandia, il Museo del Volo più grande d’Europa, dove ci sarà anche la possibilità di fare un’esperienza con i cavalli ed assistere ad esibizioni equestri.
Oltre ai festeggiamenti, l’occasione è buona per ripercorrere la storia di un aeroporto che non sempre ha avuto vita facile. Certo, da EXPO 2015 il suo traffico passeggeri cresce almeno del 10% annuo, nelle merci è da sempre leader in Italia e si avvia a ritornare aeroporto di transito e non soltanto di voli punto-a-punto, ma l’anno che precedette l’inaugurazione, il 1997, era un piccolo aeroporto che aveva visto poco meno di 4 milioni di passeggeri, mentre Linate stava scoppiando sotto il peso di oltre 14 milioni, per la forte corsa innescata dalla liberalizzazione dei cieli europei. L’aeroporto di Bergamo era quasi irrilevante allora. La congestione a Linate era estrema, il terminal scoppiava, gli aerei facevano lunghe code per decollare e spesso giravano a vuoto, sprecando tempo e carburante prima di essere autorizzati all’atterraggio. Linate è immediatamente a ridosso della città di Milano, la sua estensione è limitata e non può essere ampliato. Il terminal è piccolo, la pista unica non è abbastanza lunga per far decollare a pieno carico un aereo per i voli intercontinentali.
Come era già successo altrove, il vecchio aeroporto al margine della città non bastava più, bisognava costruirne un altro più grande e un po’ più lontano, con più piste e maggiori spazi, per permettere al traffico di crescere. Milano e la Lombardia però avevano già un aeroporto con due lunghe piste a Malpensa, ma veniva utilizzato soltanto per i pochi voli intercontinentali, per i charter e per le destinazioni di minore importanza. Negli anni Novanta si decise di indirizzare lì la crescita, lanciando il progetto Malpensa 2000, che prevedeva la costruzione di un nuovo terminal molto più grande, il rafforzamento del collegamento autostradale con Milano e anche l’arrivo in aeroporto, finalmente, del treno dalla città.
Milano, la Lombardia e tutta l’Italia settentrionale avrebbero avuto finalmente un aeroporto capace di accogliere decine di milioni di passeggeri e qualsiasi tipo di traffico, aerei grandi e piccoli, per voli tanto verso la Sicilia quanto per l’Argentina. Un’infrastruttura così era necessaria da tempo per il cuore economico e finanziario del Paese.
Ad un certo punto la strada di Malpensa si intersecò con la crisi aziendale di Alitalia, che allora come oggi perdeva cifre imponenti ed era in cerca di una via di uscita. Con un accordo pionieristico, il primo stipulato in Europa, si decise con la linea aerea olandese KLM di creare un sistema a due hub (aeroporti di transito), uno ad Amsterdam per il nord Europa e uno a Milano Malpensa per il sud Europa. Milano avrebbe avuto un solo aeroporto, Malpensa, limitando Linate ai soli aerei per Roma e infine i voli intercontinentali di Alitalia sarebbero stati spostati da Roma Fiumicino a Malpensa. Naturalmente ci fu l’opposizione di chi temeva di essere danneggiato: le linee aeree concorrenti europee, gli interessi che ruotavano intorno all’aeroporto romano, i passeggeri che non volevano rinunciare al più comodo Linate per i voli nazionali, i dipendenti di Alitalia, in genere residenti a Roma, che non gradivano cambiare sede. Ne nacque una polemica infinita.
Il matrimonio fra Alitalia e KLM durò poco, gli Olandesi ruppero l’alleanza già nell’aprile 2000, un po’ per le titubanze del Governo italiano sull’assetto definitivo degli aeroporti milanesi, un po’ per quelle sulla privatizzazione della compagnia di bandiera. La scelta di Malpensa era stata fatta in funzione di quell’alleanza, che era ormai naufragata. Alitalia spendeva una fortuna per tenere i suoi equipaggi in trasferta a Milano o portarceli avanti e indietro da Roma tutti i giorni, durante l’orario di lavoro. Ad un certo punto individuò Malpensa come capro espiatorio dei suoi annosi mali, nel marzo 2008 chiuse l’hub lombardo e tornò a Roma, dove era convinta di ritrovare l’equilibrio economico. Da allora però è arrivata sull’orlo del fallimento tre volte, nel 2008, nel 2014 e nel 2017.
Agli occhi dell’opinione pubblica la storia di Malpensa ha tre puntate, come quella di un VIP del gossip: il matrimonio con Alitalia, la crisi dopo il divorzio e infine una nuova vita. Il divorzio da Alitalia fu un colpo durissimo, insieme con l’hub sparirono da un giorno all’altro tutti i passeggeri in transito e, se in totale nel 2007 erano stati quasi 24 milioni, nel 2009 i passeggeri scesero a soli 17 milioni e mezzo. Migliaia di lavoratori che li servivano diventarono di troppo, l’aeroporto veniva citato a sproposito come cattedrale nel deserto, con l’epiteto di malpensato. Chi aveva torto, Alitalia o Malpensa? L’aeroporto era condannato a restare semivuoto, evitato dai passeggeri?
Sono domande da rotocalco, che non hanno senso. Dopo qualche anno ognuno si rifa una vita e si tirano le somme. Con il paziente lavoro di ricucitura di SEA, quest’anno Malpensa batterà il record storico di passeggeri che risaliva al 2007, ma questa volta saranno quasi tutti in partenza o in arrivo a Milano, cioè non in transito, come erano in buona parte allora. Oggi sono cinque i passeggeri che vanno a Malpensa ogni due che vanno a Linate.
A credere in Malpensa dopo la crisi è stata innanzitutto easyJet, che qui ha creato la sua più grande base nell’Europa continentale. Una ad una sono arrivate le più blasonate compagnie aeree mondiali, come Emirates che vola non solo a Dubai, ma anche a New York con il gigante dei cieli Airbus A380. Persino Ryanair ha deciso di essere presente in modo massiccio. Quest’anno poi è partita la grande avventura di Air Italy, che ha ricominciato a portare a Malpensa passeggeri in transito, facendone il proprio hub.
Malpensa oggi è un aeroporto universale, per tutti i vettori, tradizionali e low cost e per tutti i passeggeri, per chi viaggia nel lusso della First Class e per chi è più attento alle spese. Il Terminal 1, rinnovato nell’estetica e nella funzionalità, è anche un centro commerciale di lusso e un food centre per ogni palato. Superata definitivamente la crisi, le sfide che ha di fronte oggi sono quelle degli aeroporti in crescita: mantenere un rapporto equilibrato con il territorio circostante, migliorare le infrastrutture e i collegamenti terrestri, essere una risorsa fondamentale per lo sviluppo economico del Paese.
Dunque, buon compleanno Malpensa!
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