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Trasporti

I prezzi folli negli aeroporti europei e i disagi per i viaggiatori

Rincari incredibili registrati nel 2023: dai 6 euro per una bottiglietta d’acqua fino agli oltre 16 euro per un panino. Quanto costa spostarsi in aeroporto?

13 Novembre 2024

 

Tempi duri per i viaggiatori che si trovano a transitare negli aeroporti europei e non. Solo nel 2023, i rincari hanno fatto registrare prezzi pazzi per qualsiasi cosa acquistata dopo aver effettuato i controlli di sicurezza. A prescindere dalla meta da raggiungere, dal comprare una bottiglietta d’acqua, o rifocillarsi velocemente con snack o un semplice panino, o acquistare prodotti di prima necessità per l’igiene della persona per esempio, può rappresentare un esborso importante per le nostre tasche.

Stando a quanto riportato da una analisi del Corriere della Sera, su diciassette scali continentali, l’esagerazione dei prezzi certamente continua a suscitare del malcontento tra i passeggeri. Dal canto loro, i Duty Free, si sono premurati di giustificarsi, attribuendo la colpa al contestuale aumento dei prezzi degli affitti delle società di gestione che forniscono spazi aeroportuali per le edicole, bar, ristoranti e gallerie di negozi. E, nonostante l’UE sia stata chiamata ad intervenire, sembrerebbe proprio impossibilitata a farlo, allo stato attuale.

 

Le stime  dei prodotti più costosi contenute nell’analisi del Corriere

 

L’analisi condotta dal Corriere della Sera ha preso in esame più scali aeroportuali, 17 per l’esattezza, tra cui quelli di Roma Fiumicino e Linate e Malpensa a Milano: nella Capitale, la spesa media per cibo e bevande è stata pari a 6,8 euro per passeggero in partenza, corrispondente a 20 milioni; nel caso degli aeroporti meneghini invece, il bilancio è stato pari a 29,56 milioni di euro.

I dati sembrano peggiorare per quanto riguarda la vendita di un bene di prima necessità come l’acqua e che non può essere portata da casa, quando si raggiunge un aeroporto, dopo gli eventi tragici dell’ 11 settembre 2001, a seguito dell’entrata in vigore di un pacchetto di regole di sicurezza stringenti. Basti pensare che, trovare delle bottigliette di acqua da mezzo litro, diventa molto spesso una impresa, abdicando così per le più costose bottiglie da 0,75 litri. Per esempio, presso l’aeroporto di Istanbul, il costo di una bottiglia da mezzo litro di acqua, va dai 6 ai 10 euro; subito dopo troviamo Berlino con 5,90 euro, Francoforte con 4,75 euro, Bruxelles con  4,60 euro, Londra Luton con 4,50. Mentre in Italia, il costo oscillerebbe tra 1,80 e 2 euro.

Il discorso riguardante il cibo, vede la spesa media sostenuta per comprare un panino farcito solo con prosciutto e formaggio, che si aggira sui 10 euro, 8 euro in Italia, ma è sempre la capitale turca ad aggiudicarsi il triste primato con 16,50. Se si vuole fare, invece, un coffe break, o una colazione, per bere un caffè o un cappuccino, si spendono, ad Istanbul sui 6 euro per un espresso, e 9 per un cappuccino.

Alla luce di tutto questo, il fastidio tra gli utenti viaggiatori, continua a crescere, preoccupati di dover sopportare disagi economici importanti per un transito in aeroporto. Ad ogni modo, qualora i prezzi praticati negli scali aeroportuali vengano considerati esorbitanti, si può pensare di acquistare direttamente durante il volo, dove per esempio, la compagnia aerea Ryanair, vende una bottiglietta da mezzo litro di acqua a 3 euro e i panini con farcitura semplice a 6 euro.

Nel pagliaio dei mille suggerimenti per provare a trovare un compromesso accettabile e rispettabile da parte degli aeroporti e dei passeggeri, l’esempio degli States quantomeno sembra aver destato l’attenzione governativa, a seguito di un post su X (ex Twitter) risalente al 2021, in cui un viaggiatore, Cooper Lund, aveva diffuso una foto di un menù in un bar dell’aeroporto, che comprendeva una birra al costo di 27,85 dollari.

Ciò aveva dato il via ad una indagine portata avanti dall’ispettore generale dello Stato, che aveva acclarato come a 25 clienti fossero stati addebitati costi folli per una birra, da 23 a 27 dollari.

Ed in virtù di questo, nello Stato di New York e del New Jersey è stata introdotta una norma che prevede l’obbligo per chi vende di non praticare prezzi con maggiorazioni che superino il 10% rispetto a quanto avviene al di fuori delle mura aeroportuali.

 

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