Trasporti
Dialogo con una buyer di moda cinese: l’anno prossimo solo a Londra e Parigi
Volo da Londra a Milano di martedì 21 febbraio ore 20.00: sono seduto di fianco ad una gentile signorina cinese (con tanto di mascherina anti infezioni) che mi chiede gentilmente se sono italiano. Rispondo di sì, sperando non dar adito a una lunga chiacchierata, visto che sono stanco dopo una giornata di lavoro cominciata alle 7.00 del mattino con un business breakfast; invece….
Lei con un grande sorriso: «Oh sono tanti anni che vengo in Italia per la settimana della moda e per acquistare i vostri splendidi vestiti ma temo che questa sarà l’ultima volta».
Io: «Come mai?»
Lei: «Avevo prenotato un volo diretto su Alitalia da Shanghai a Malpensa ma poi i miei amici italiani mi hanno detto che Alitalia stava per proclamare uno “sciopero selvaggio” – non sono sicura di cosa esso significhi ma mi pare una cosa terribile se lo definite selvaggio e mi hanno anche detto che comunque arrivare a Malpensa sarebbe stato un dramma per lo sciopero dei taxi contro Uber – lo uso sempre a Londra ed è così comodo; perché i vostri tassisti non lo vogliono? – e che quindi era meglio arrivare a Linate in quanto più vicino al centro e che da lì avrei potuto prendere un bus per andare in centro se non avessi avuto modo di trovare un taxi».
Io: «Ma da Malpensa poteva sempre prendere il treno che l’avrebbe portata in centro, tra l’altro spendendo molto meno e con un tempo di viaggio più prevedibile».
Lei: «Il treno? L’ho preso una volta qualche anno fa ed è stato un incubo. Primo: la macchinetta per le emissioni di biglietti non funzionava ed ho quindi ho dovuto fare una coda interminabile perché di quattro sportelli e visto che era tardo pomeriggio solo uno era aperto. Poi: quando sono salita in treno, un controllore maleducato, che non parlava una parola di inglese, mi ha dato una multa di 30 euro senza riuscire a spiegarmi perché. Solo grazie ad un signore italiano che era seduto vicino a me e che parlava inglese sono riuscita a capire che la multa era dovuta al fatto che non avevo timbrato il biglietto. A proposito, tornata a casa, ho cercato su internet per capire perché, dopo aver comprato il biglietto allo sportello delle ferrovie, avrei dovuto anche farlo timbrare (e poi da chi?), ma non ci sono riuscita».
Io: «Perché molta gente potrebbe altrimenti comprare il biglietto e poi, senza timbrarlo, usarlo più volte senza che nessuno possa controllare la cosa».
Lei: (non so se divertita o disgustata) «Ohhh! Ma fare questo non è legale! E poi, non sarebbe sufficiente fare in modo che chi emette il biglietto, lo timbrasse, in modo che nessuno possa poi riusarlo?».
Io: «A proposito di biglietto: la avviso che se dovesse prendere il bus per andare da Linate in centro deve acquistare il biglietto prima di salirci, perché altrimenti rischia di prendere un’altra multa».
Lei: «Oh grazie, com’è gentile ad avvisarmi. Nessuno me lo aveva detto, anche se avevo cercato su internet: pensavo di poter pagare con la mia carta di credito contactless come faccio sempre a Londra in metro. A proposito, oltre al bus, non ci dovrebbe essere anche la metropolitana? Un paio di anni fa arrivando da Londra ho chiesto al mio agente italiano cosa fossero i lavori che intralciavano il traffico nel viale grande che porta da Linate in centro: mi ha disse che erano gli scavi della metropolitana. Pensavo che ormai fosse finita: da noi le linee per l’Expo di Shanghai le hanno costruite in poco più di due anni. Chi ha vinto l’appalto si era infatti vincolato a tempi stretti di realizzazione e lo ha fatto facendo lavorare i cantieri 24/7. Ma posso farle una domanda sui taxi? Perché protestano contro Uber? È così comodo e poi è molto più economico dei taxi e quindi alla fine ne beneficiano tutti. Io quando sono a Londra ed a New York lo uso sempre. Pensi che un mese fa ero in Brasile ed anche lì, pur senza parlare la lingua locale, non ho avuto nessun problema a muovermi visto che con la app di Uber potevo inserire l’indirizzo di dove andare e pagare con la mia carta di credito. Veramente fantastico!».
Io: «I tassisti sostengono che Uber fa concorrenza sleale e che in questo modo la licenza che hanno acquistato in passato pagandola cara non varrebbe più nulla».
Lei: «Ah capisco. Anche mio papà tanti anni fa in Cina aveva comprato una licenza per poter rivendere i prodotti alimentari che acquistava in campagna all’ingrosso. Poi hanno costruito un grande supermercato e la sua licenza ha perso ogni valore. La cosa ci ha creato molti problemi, ma visto che lui aveva fatto un investimento sbagliato non ha fatto sciopero né si è lamentato; ha semplicemente capito che aveva fatto un errore e che fare una battaglia contro il progresso – che peraltro ha portato anche alla nostra famiglia la possibilità di comprare molte più cose a prezzi minori – sarebbe stato un ulteriore ed inutile errore. Ha cercato un altro lavoro ed ora, anche con il mio aiuto, ha aperto un piccolo ristorante».
La conversazione è andata avanti per tutto il tempo del volo. Ma poco prima dell’atterraggio, ha sbottato: «Proprio non vi capisco, come fate voi italiani a vivere senza guardare al futuro e con così tanta inefficienza?» . Quindi mi ha rivelato i suoi piani: «Ho già deciso: l’anno prossimo andrò solo a Londra ed a Parigi dove posso prendere Uber, la metropolitana o il treno senza dovermi preoccupare troppo. Pensi che a Parigi quando vado se non piove ora uso il moto taxi: sono gentili, rapidi ed efficienti!».
Dichiarazione riportata oggi dai giornali di Lorenzo Bittarelli presidente di Uritaxi: «Il nemico dei tassisti sono le multinazionali. Il nostro nemico è Uber». Il nostro Bittarelli è come qualcuno che, negli anni ’60, cercava di sconfiggere i supermercati a favore dei fruttivendoli o dei droghieri di quartieri: forse riuscirà a ritardare di qualche mese o anno l’arrivo di Uber in Italia.
Oggi ha certamente vinto la sua battaglia con la multinazionale della moda cinese che il prossimo anno comprerà i vestiti a Londra o a Parigi con buona pace dei lavoratori della moda e del tessile italiano. Ecco perché l’Italia non sarà mai in grado di competere internazionalmente.
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