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Come Alitalia sta derubando gli aeroporti italiani (e i cittadini milanesi)

10 Giugno 2021

Tutti sappiamo che Alitalia sopravvive grazie alle iniezioni di denaro che riceve dallo Stato. L’Unione Europea farà presto sapere che le ritiene aiuti di Stato illegittimi, ma si tratta di una questione di mancato fair play nei confronti dei concorrenti.

Quello che non è noto è che Alitalia sta di fatto rubando soldi ai fornitori, che non paga e non pagherà e che questi fornitori, pur non ricevendo soldi dall’ormai lontano 2020, sono costretti a continuare a servirla ogni giorno, pena la minaccia di denunce penali da parte di chi invece avrebbe il dovere di far rispettare le regole. Peggio ancora, nessuno dei derubati fiata, come se si trattasse di un’intimidazione della mafia.

Da ben prima di Natale Alitalia ha smesso di pagare quanto dovuto agli aeroporti italiani, i cui conti sono già stati disastrati dal crollo del traffico in conseguenza dell’epidemia di Covid-19. Le regole vigenti in tutto il mondo sono chiare: se una compagnia aerea non è in regola con i pagamenti l’aeroporto impedisce fisicamente il decollo ai suoi aerei. Possiamo essere certi che Alitalia non abbia debiti nei confronti degli aeroporti esteri, che le bloccherebbero gli aerei, ma in Italia è tutta un’altra storia: non paga, ma nessuno può fermare i suoi aerei o anche solo rifiutarsi di fornirle nuovi servizi ogni giorno perché ENAC, l’Ente Nazionale Aviazione Civile, invece che applicare l’articolo 802 del Codice della Navigazione, che recita:

[…] ENAC, anche su segnalazione del gestore aeroportuale o della società Enav, vieta altresì la partenza degli aeromobili quando risultano violati gli obblighi relativi al pagamento di tasse, diritti e tariffe, anche di pertinenza di Enav s.p.a. 

fa capire ai gestori aeroportuali che, bloccando la partenza di un aereo Alitalia, si configurerebbe il reato di interruzione di pubblico servizio, punito dall’art. 331 del Codice Penale con la reclusione da sei mesi a un anno. Notate bene, non troverete alcuna dichiarazione o direttiva di Alessio Quaranta. direttore generale di ENAC, ma agli aeroporti arrivano comunque questi consigli che non si possono rifiutare.

Lo Stato ha deciso di continuare a versare soldi nel pozzo senza fondo di Alitalia e questa decisione politica è criticabile, ma è pur sempre una decisione politica con cui lo Stato fa quello che vuole dei suoi soldi.

Trovo invece osceno che una branca dello Stato come ENAC, per favorire ulteriormente la scassata “compagnia di bandiera”, imponga a imprenditori privati quali sono gli aeroporti di farle credito, pur sapendo benissimo che non c’è alcuna probabilità che quei crediti verranno riscossi. Raggiunto l’accordo con l’Unione Europea Alitalia lascerà il posto alla sua reincarnazione ITA, chiuderà e non pagherà né i debiti verso lo Stato, né quelli verso i privati, perché non ha un euro.

Qualunque operatore economico corre il rischio di perdere i propri crediti commerciali, ma nessuno lo deve obbligare a servire un cliente che non ritiene affidabile. Il comportamento di ENAC è, come si dice a Roma, “fare il frocio col culo degli altri” e peraltro ENAC sta innegabilmente mancando a un altro dei suoi doveri principali, perché permette ad Alitalia di vendere oggi biglietti per voli futuri che non ha i soldi per effettuare.

Lo Stato è liberissimo di buttare nello sciacquone i suoi soldi (che poi sono nostri), ma non deve ispirare o tollerare quella che tanto somiglia a una truffa silenziosa, stravolgendo il diritto per far sopravvivere il carrozzone Alitalia.

Un volo Alitalia Roma-Catania è un servizio pubblico che non si può interrompere? Voi credete forse che, se a non pagare diritti aeroportuali e tasse fosse invece Ryanair, l’ENAC “consiglierebbe” ad Aeroporti di Roma di lasciar partire i voli della compagnia irlandese per Catania? Io non lo credo, perché tutte le linee aeree sono uguali agli occhi di ENAC, ma qualcuna è più uguale delle altre.

Azzardo la stima che Alitalia ogni giorno scarichi almeno mezzo milione di euro delle sue perdite sugli aeroporti italiani. Fiumicino è dei Benetton, quindi alziamo le spalle, no? ma a Milano già l’aeroporto di Linate è stato riaperto soltanto per capriccio di Alitalia ed è un costo aggiuntivo che, con il poco traffico che c’è in pandemia, si poteva evitare, concentrando il traffico su Malpensa. Poi i centomila e passa euro che ogni giorno Alitalia non paga, dal 2020, finiscono per più di metà nei conti del Comune di Milano, che è l’azionista principale e dovrà corrispondentemente ridurre i servizi ai cittadini o aumentare le tasse locali. Ogni giorno, dall’anno scorso, Alitalia ruba più di cinquantamila euro ai cittadini di Milano come me.

Il sindaco Giuseppe Sala tace, l’opposizione a Palazzo Marino tace, come tacciono i vertici di SEA e quelli di tutti gli altri aeroporti. Tace pure la loro associazione Assaeroporti, tacciono i giornali, ma è ora che si ponga fine a questo sconcio. Se lo Stato e ENAC vogliono continuare a far sopravvivere Alitalia, non lo facciano con i soldi altrui (e anche i miei!)

 

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