Trasporti

Cinque architetti ridisegnano, gratis, la mobilità di Trento

15 Dicembre 2016

La sfida di Campomarzio, collettivo di architetti under 35. Una nuova mobilità per una nuova idea di città, per ricucire le periferie e integrare le sedi universitarie. Il piano è stato autofinanziato e offerto gratuitamente al Comune

E’ una storia apparentemente locale quella del nuovo piano della mobilità di Trento. In realtà, ha la forza dirompente dell’innovazione sia in termini di metodo sia nei contenuti puntuali. A elaborare il nuovo piano urbano della mobilità del capoluogo trentino non è stata l’amministrazione comunale, ma un collettivo di giovani architetti under 35 con solide esperienze internazionali, capace di autofinanziare il progetto di lavorarci un anno e mezzo e di offrirlo gratuitamente alla propria città per la discussione. L’obiettivo di Campomarzio, così si chiama il collettivo di cinque architetti, è costruire una nuova città a misura d’uomo, per immaginare un futuro sostenibile. La proposta, presentata già in oltre dieci assemblee pubbliche, ora è sul tavolo della politica cittadina.

«La gratuità di questo lavoro di ricerca ha costretto la politica e la società a confrontarsi con le nostre idee e la necessità di creare una visione condivisa del tessuto urbano e del futuro».

campomarzio
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Trento 2026: due linee di tram per ricucire le periferie

L’effetto di Tuttocittà 2026 – questo il nome del piano urbano della mobilità – è stato dirompente: oltre dieci assemblee pubbliche, l’interessamento della commissione urbanistica, presto l’approdo in consiglio comunale.  Il piano, leggero ed economico che punta al riutilizzo di infrastrutture dismesse,  prevede la costruzione a Trento di due tramvie: una lineare nord/sud e una ad anello che sfrutterebbe 3 “corridoi di mobilità” già esistenti che verrebbero reinterpretati per collegare livello basso e livello alto della città. «I trecento metri di dislivello che separano parte alta e bassa della città, unito all’estensione dell’abitato lungo tutta la valle – spiegano gli architetti – non aiutano l’utilizzo della bicicletta. La realizzazione di queste due linee, assieme al bypass della ferrovia della Valsugana e a due people mover, fornirà invece una cornice di campus diffuso dell’Università di Trento: collegherà facoltà, studentati e sistema di parchi mettendo a sistema ciò che ora non lo è». Importanti anche gli effetti sulle periferie, soprattutto quella Nord, lungo via Brennero, con il quartiere che verrebbe finalmente ricucito al centro storico, chiudendo una ferita aperta ormai da cinquant’anni.

Un lavoro certosino e visionario frutto di quattro anni di riflessioni, un anno e mezzo di lavoro, tre mesi di dibattiti pubblici. I costi? Tutto sommato limitati e in linea con il contesto economico che prevede una necessaria salvaguardia delle risorse pubbliche: 10/11 milioni di euro a chilometro per la tramvia Nord/Sud, circa 100 milioni per l’anello di 16 chilometri che collegherebbe parte alta e bassa. Quasi cinquanta in tutto le fermate del nuovo sistema tramviario, quasi centomila i potenziali utenti. «Tuttocittà 2026 è frutto di una ricerca autofinanziata e sviluppata su libera iniziativa da Campomarzio come contributo alla definizione del futuro assetto infrastrutturale e trasportistico della città di Trento – spiega il portavoce Pietro Ambrosini – 
Il progetto parte dalla convinzione che qualsiasi tipo di pianificazione urbana sia del tutto dipendente dalle scelte – e purtroppo anche dalle “non scelte” – che riguardano il sistema viabilistico e di trasporto pubblico e privato. Per questo motivo il risultato della ricerca rappresenta la volontà di sensibilizzare la collettività sulla complessa questione della mobilità, ponendo particolare attenzione ai vincoli e alle opportunità che legano questo tema ai vari aspetti della pianificazione urbana. Perché il tema della mobilità non riguarda esclusivamente il rapido spostamento delle persone lungo un percorso, bensì la possibilità per ogni abitante di accedere con semplicità ai luoghi e ai servizi che la città già offre e che potrebbe offrire in futuro, aumentando in maniera diffusa la qualità della vita e offrendo opportunità di crescita in aree attualmente considerate sterili».

Campomarzio è un collettivo guidato da ingegneri, architetti e sociologi che, accanto alla propria attività professionale, lavora su libera iniziativa e senza ricevere alcun finanziamento pubblico a ricerche, progetti e visioni riguardanti la città e la società con un costante spirito critico e propositivo nei confronti dello spazio e della condizione urbana contemporanea.
 Fondato nel 2012 Campomarzio è guidato da cinque partner: Pietro V. Ambrosini, 30 anni, Michele Andreatta, 34, Alessandro Busana, 31, Daniele Cappelletti 33, Enrico Lunelli, 33. Il collettivo si avvale inoltre della collaborazione della filosofa e sociologa Teresa Pedretti, 34.

I cinque progettisti vantano numerose esperienze all’estero, dall’insegnamento di Urban Design Theory al MIT di Boston ad esperienze di lavoro in Spagna, Norvegia e Giappone. Tra le esperienze di Campomarzio ci sono: la vittoria del concorso internazionale Europan 10 a Genova, l’allestimento della Galleria della sostenibilità del Muse di Trento; la collaborazione con l’Università degli studi Trento per i nuovi laboratori di neuroscienze a Rovereto; il lavoro sull’alluvione di Firenze del 1966 per la Biennale del 2014 sfociato ora nell’installazione 4.11.66-4.11.16 che a Trento ricostruisce la mappa dell’allagamento della città in quei giorni.

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