Finanza
Babbo Natale è arrivato di nuovo a casa Alitalia
Babbo Natale è arrivato a casa Alitalia. Il Governo ha convinto le riluttanti IntesaSanpaolo e UniCredit, che non navigano nell’oro, UniCredit in particolare, a investire nuove centinaia di milioni nella linea aerea evitandone il fallimento, perché secondo le norme UE non può farlo in prima persona, sarebbero aiuti di Stato e allora obbliga a farlo chi, per non finire nella lista dei cattivi, deve ubbidire.
Questa è una rapina dello Stato ai danni degli azionisti delle banche, che fingono con sempre minor convincimento di credere alla bontà del loro disgraziato investimento nella disgraziata Alitalia.
Giulio Andreotti disse che ci sono in manicomio due tipi di matti, quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di poter risanare le Ferrovie. Da allora le ferrovie sono diventate una macchina che macina profitti, con il Frecciarossa, ma per credere di risanare Alitalia bisogna essere matti.
I capitani coraggiosi chiamati da Berlusconi, insieme a Air France, sono durati sei anni, l’Alitalia dello sceicco di Abu Dhabi ha migliorato la performance e finito la cassa in appena due, in uno dei periodi più favorevoli per il business aeronautico, quando il basso prezzo del petrolio ha consentito di guadagnare anche ai peggiori.
Alitalia non è il Monte dei Paschi, che fallendo potrebbe scatenare una crisi economica. Conta ormai per meno di un quinto dei voli in Italia, ma secondo il Governo non può fallire e va ricapitalizzata sempre e comunque, proprio come ai tempi dell’IRI. Disse una volta Spinetta, il Presidente di Air France, che due anni fa rifiutò di prendere Alitalia anche gratis: “Per Altalia ci vuole l’esorcista”.
La linea aerea ungherese Malev è fallita e scomparsa, il suo posto preso da WizzAir con ben migliore successo, Iberia in Spagna e Aer Lingus in Irlanda sono state risanate, Alitalia perde per moral hazard, perché sa che tanto nessun Governo lascerà mai che fallisca, restando con il cerino politico in mano.
Quella di oggi ne è l’ennesima dimostrazione, anche la dimostrazione che il Paese continua a guardare all’indietro e getta risorse in aziende strafallite invece che in quelle che potrebbero crescere. Non lamentiamoci se il PIL è fermo e se a segnare record è invece la disoccupazione giovanile.
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