Trasporti
Alitalia è ita… (cosa cambia, se cambia?)
Ita, cioè andata… direbbe il poeta.
Evento storico? Stasera 14 ottobre 2021 d.C. Alitalia SAI in Amministrazione Straordinaria smetterà di volare. Domani inizieranno i voli della società ITA, che userà aerei e servizi di Alitalia e dipendenti che indosseranno divise Alitalia, su rotte fino a oggi volate da Alitalia negli stessi orari.
Cambierà realmente qualcosa? L’argomento dovrebbe interessarci perché della nuova linea aerea, statale al 100%, voi e io siamo i padroni e pagheremo le sue eventuali perdite.
Alitalia SAI chiude l’attività in una voragine di debiti non pagati, ben oltre un miliardo di euro che non restituirà allo Stato, più di un centinaio di milioni che non pagherà agli aeroporti italiani e chissà quant’altro. Come uno zombie andrà ad aggiungersi agli avatar che l’avevano preceduta, la storica Alitalia LAI scomparsa con la “privatizzazione” e Alitalia CAI, quella di Colaninno per intenderci, tutte ancora ben vive nelle interminabili procedure di liquidazione.
Alla chiusura si è preferito per compromesso politico un ridimensionamento che permette all’orgoglio nazionale di dire che esiste ancora una “compagnia di bandiera”. ITA partirà con poco più di 50 aerei, meno della metà di quelli di Alitalia, forse un quarto rispetto alla flotta del tempo che fu. Meno aerei uguale meno voli uguale meno perdite, avrà convenuto la Commissione Europea che ha dato il benestare alla ripartenza, evidentemente timorosa che l’imposizione della chiusura potesse dar fuoco alle polveri dei sovranisti. L’AD Lazzerini vaticina un futuro robusto aumento della flotta, addirittura un (improbabile) raddoppio nel 2025, ma potrebbe essere soltanto una commedia per giustificare la concessione di anni e anni di Cassa Integrazione a chi da Alitalia non è stato traghettato in ITA.
Le novità vere sono la drastica riduzione degli stipendi dei dipendenti e l’ancor più drastica riduzione del loro numero da 10.200 a 2.800, con l’amputazione dei settori manutenzione e handling, che resteranno fuori dal perimetro aziendale e dovrebbero cercare di cavarsela autonomamente sul mercato, trovando possibilmente anche altri clienti. Il cambio di nome potrebbe essere soltanto temporaneo, se si troverà un accordo per la cessione del glorioso marchio Alitalia (Always Late In Takeoff, Always Late In Arrival per i più cinici).
Le misure prese ricordano troppo le richieste fatte dal gruppo tedesco Lufthansa per sedersi al tavolo di una trattativa, prima che il Covid devastasse l’aviazione mondiale e probabimente sono di buon senso. Con metà della piccola flotta impegnata all’aeroporto milanese di Linate ITA non avrà una massa critica tale da poter fare il mestiere di una linea aerea legacy ovverosia tradizionale, cioè andare a prendere passeggeri da vari aeroporti, portarli nel suo hub di Roma Fiumicino e da lì farli arrivare nei più disparati aeroporti dei cinque continenti. Air France ha in programma per la prossima stagione invernale cento voli la settimana da Parigi agli Stati Uniti, ITA si limiterà a tre voli la settimana da Roma a New York. Credo che la differenza sia evidente.
Con un numero limitato di voli intercontinentali, il cui sviluppo è molto difficile da una città come Roma, piena di turismo stagionale, ma tradizionalmente priva di traffico d’affari intercontinentale e di traffico merci, ITA come Alitalia dovrà vedersela, pur con stipendi ridotti, con le ben più efficienti low cost sul loro terreno preferito, quello dei voli da A a B, confortata solo dalla posizione dominante a Mlano Linate, che pur con qualche taglio imposto da Bruxelles è riuscita a conservare. Non bisogna essere grandi astrologi per predire che da sola non ha futuro e conviene sperare che presto arrivi un accordo commerciale con Lufthansa, per evitare l’ennesimo bagno di sangue e la solita sequela di perdite, prestiti ponte, bad company e ennesima ripartenza in scala ancor più ridotta.
Dubito che Lufthansa possa o voglia intervenire anche finanziariamente, prima di essere sicura che ITA ha davvero cambiato pelle. Nel frattempo ci saranno perdite significative e ITA avrà in dote nuovi efficienti aerei, di cui decanterà il colore green, ma che potrebbero essere soprattuto una dote miliardaria a spese pubbliche per poterla cedere.
L’Unione Europea ha chiuso gli occhi per oltre quattro anni sui sussidi dati dallo Stato e non poteva tollerare oltre, visto che in altri Paesi aveva imposto la chiusura che in Italia non ha osato imporre. La scelta del costruttore europeo Airbus per i nuovi aerei fa pensare a un più che robusto contentino. Gli ex dipendenti Alitalia resteranno comunque a carico del Tesoro, ma percependo Cassa Integrazione e non stipendi dalla linea aerea quei soldi non saranno considerati aiuti di Stato alla compagnia aerea.
Nel frattempo l’incapacità storica di Alitalia, insieme ad altre scelte sciagurate, ha portato l’Italia all’ultimo posto nell’Europa dell’aviazione e ha fatto perdere non solo miliardi ai contribuenti, ma decine e decine di migliaia di posti di lavoro.
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