Governo

Alitalia e Ferrovie, no non quadra

24 Ottobre 2018

Cianciando di inesistenti sinergie fra treno e aereo e non avendo trovato alcun privato disposto ad investire un singolo euro in un’azienda che perde sempre, anche quando tutti i concorrenti guadagnano, la “quadra” che il Governo ha trovato riguarda soltanto il sotterfugio di far arrivare ad Alitalia soldi dello Stato, facendoli sborsare alle Ferrovie dello Stato, fingendo che non siano dello Stato.

L’inganno serve a fare concorrenza sleale alle altre linee aeree europee: Alitalia continuerà a prendere passeggeri in Germania e in Francia per portarli  in Argentina e in Brasile in perdita, con i soldi che le arrivano dallo Stato, per mantenere posti di lavoro a Roma.

La regola di vietare che un’azienda decotta sia mantenuta artificialmente in vita dalla generosità dei politici non è una pretesa incomprensibile di Bruxelles, ma il presupposto del permesso di fare affari nel suo mercato nazionale che ogni Paese dell’Unione Europea concede alle aziende degli altri Paesi ed è anche il principio che ha costretto le linee aeree di tutti i Paesi europei, salvo il nostro, a risanarsi.

Non è mancata la possibilità di provare un’altra volta a fare di Alitalia una linea aerea normale, che vola per guadagnare soldi, ma tutte le offerte sono state rifiutate per ben un anno e mezzo, perché richiedevano di liberarsi dei settori di azienda non risanabili e dei dipendenti che assolutamente non servono.

Nemmeno sarebbe vietato risanare, lasciando sulle spalle dello Stato l’onere di mantenere i dipendenti in esubero e almeno ottenendo un’azienda con i conti in equilibrio, ma questo Governo e il precedente hanno voluto fingere che non ci sia bisogno del chirurgo e ora si vuole farci credere che le Ferrovie abbiano la bacchetta magica.

FS non ha alcun know-how di gestione di una linea aerea, non è il suo mestiere e nessun know-how hanno i tre commissari straordinari. Per vendere biglietti del treno a una linea aerea non c’è bisogno di comprarsela, in nessuna parte del mondo e nemmeno in Italia.

Se c’è anzi una e una sola azienda che dovrebbe stare alla larga dalla proprietà di Alitalia, quella è Ferrovie dello Stato, per ragioni di Antitrust che vedrebbe anche un cieco. Si perderà la concorrenza fra aereo e treno sulla più importante relazione italiana, quella fra Roma e Milano, come sulla Roma-Venezia e altre.

La diminuzione del costo di viaggio fra queste città, ottenuta con l’introduzione dell’Alta Velocità, è a rischio. Inoltre il piano di scaricare su FS i dipendenti in esubero di Alitalia, che alle Ferrovie non servono, insieme con la distrazione di miliardi che andrebbero investiti per migliorare il servizio o per conquistare spazi all’estero, metterà a rischio il futuro di FS.

Ammesso che la UE finga di credere questa volta che Ferrovie dello Stato è un investore privato, quando le perdite avranno nuovamente svuotato le casse di Alitalia, sarà difficile poterle riempire di nuovi soldi pubblici.

Pare che sia stato dimenticato il caso di SEA Handling, le cui perdite venivano regolarmente ripianate da SEA Aeroporti Milano, in gran parte posseduta dal Comune di Milano. La UE ha preteso e ottenuto che venisse risanata e venduta e così è stato, ora si chiama Airport Handling, non è più controllata da SEA e dal Comune e soprattutto non perde più soldi.

Questa era la via virtuosa che andava seguita per Alitalia, ma la scelta di questo Governo, dovuta anche all’ignavia del precedente, è rimettere l’Italia sulla strada dei peggiori errori degli anni ’70: dare soldi alle aziende che perdono e che sempre perderanno, sottraendoli a chi potrebbe investirli fruttuosamente e creare crescita, così rubando il futuro al Paese.

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