Trasporti
Alitalia contro l’Europa a colpi di fake news
La disinformazione è un’arma più antica dell’espressione fake news e non manca nell’assurda battaglia che la lobby pro Alitalia sta conducendo contro l’Unione Europea, rea di voler mettere qualche paletto all’ennesima ricapitalizzazione con aiuti di Stato, in cui già Bruxelles chiude gli occhi sui miliardi arrivati negli ultimi quattro anni sotto il nome di prestiti, ma che la linea aerea nelle sue varie incarnazioni non restituirà mai.
Nella totale assenza di canali di informazione alternativi non solo l’opinione pubblica viene spinta a credere che la UE si stia comportando maramaldescamente contro la moribonda linea aerea italiana, usando due pesi e due misure, purtroppo anche i politici come il ministro Giovannini si nutrono delle bufale propinate da una stampa che, senza controllare, fa da megafono alle veline in arrivo.
Ieri ad esempio sul Corriere della Sera si poteva leggere che, mentre ad Alitalia viene chiesto di cedere slot all’aeroporto di Milano Linate, dove ne detiene i due terzi, misure blande vengono chieste al gruppo Lufthansa che a Francoforte avrebbe addirittura il 92,5% degli slot (le bande orarie in cui un aereo può atterrare o decollare)
Per capirsi, vorrebbe dire che all’aeroporto di Francoforte c’è un solo volo degli “altri” ogni 12 voli del gruppo Lufthansa, che comprende anche Swiss, Austrian, Brussels Airlines etc. Basta avere atteso una volta un aereo a Francoforte, guardando il tabellone delle partenze, per avere più di un dubbio.
In realtà la percentuale nel 2019, ultimo anno pre-Covid a cui ha senso riferirsi, era molto più bassa, il 67%, troppo elevata agli occhi della Commissione UE, ma molto più “ragionevole” perché implica che il rapporto fra i padroni di casa e gli ospiti sia di 2 a 1, contro il 12 a 1 che racconta il Corriere ai suoi lettori.
Qui un grafico ufficiale di Lufthansa da presentazione Lufthansa 2019
Insomma una bufala, che il cronista pur avvisato non ha voluto correggere, trincerandosi dietro “documenti ufficiali” della linea aerea che dice di avere a disposizione, ma non produce.
A parte che Linate è un piccolo aeroporto con traffico point-to-point nazionale ed europeo, dove in quasi tutti gli orari un nuovo concorrente non potrebbe operare per assenza di slot liberi, mentre a Francoforte, pur essendo hub del vettore di casa, si possono trovare ancora slot per chi ne fa richiesta e a parte che è assurdo che una linea aerea tradizionale come Alitalia chieda soldi ai contribuenti per usarli nella mission impossible di fare concorrenza nei voli point-to-point alle low cost, che quel lavoro sanno fare in modo molto più efficiente, resta la scorrettezza della “fonte” della velina nel mettere in giro frottole che rispolverano il mito della cattiva Europa che ci vuole male, un mito che sembrava riposto nei cassetti in questi tempi di Recovery Fund, ma che si riproporrà puntuale quando bisognerà dichiarare finita la post-pandemia e ritornare ad un bilancio in ordine.
Purtroppo lo Stato italiano non smette di buttare soldi nuovi dove ne ha già buttati a miliardi, fidandosi di un piano industriale presentato a dicembre dall’amministratore delegato di ITA Lazzerini, che come il Nerone di Petrolini prometteva che la compagnia di bandiera rinascerà più bella e più superba che pria, piano industriale bocciato perché non credibile dalla UE nel silenzio generale della nostra stampa.
Aldilà dell’episodio si deve notare che questo Paese ha ben poco futuro se le lobbies riescono a orientare opinione pubblica e politici con poco sforzo e se lo Stato “investe” miliardi in piani industriali fantasiosi, senza nemmeno chiedere ad altri che all’oste se il vino è buono.
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