Terzo Settore
Cariplo al Grande di Brescia. La cultura deve essere inclusiva e democratica
BRESCIA. Soltanto «se scendiamo dal nostro podio, diventiamo umili, lasciamo da parte l’arroganza, abbiamo una chance di toccare il cuore di tante persone che pensano che la cultura non sia per loro». Ad affermarlo è Dominique Meyer, sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano, dal palco del Teatro Grande di Brescia, in conclusione del suo discorso alla terza tappa di Looking4, ciclo di appuntamenti organizzato da Fondazione Cariplo per il trentennale, questa volta intitolato “Se la cultura viene da te”.
Meyer è arrivato a Milano nel marzo 2020, in un periodo storico molto difficile per tutti, anche per il mondo della cultura, stroncato dalle misure restrittive. La prima cosa che è stato costretto a fare da direttore de La Scala è stato chiuderla per l’emergenza sanitaria da Covid-19 ma ha capito però che la cultura, l’opera, la musica, la danza avrebbero potuto svolgere un ruolo fondamentale nella vita dei cittadini in un momento così delicato, e soprattutto che da un momento buio poteva nascere un’opportunità per avvicinare il pubblico (anche il più scettico) alla lirica, al balletto, al coro. «Se il pubblico non viene in teatro andiamo noi dal pubblico». Così è nato il tour dell’Orchestra della Scala nei quartieri, perché Meyer guarda al futuro, con rispetto del passato ma senza nostalgia. Milano deve andare oltre Paolo Grassi, pur continuando a raccoglierne gli insegnamenti.
«La tappa di Brescia per celebrare i 30 anni di Fondazione Cariplo vede la cultura protagonista insieme alle persone e al territorio. Un momento importante di condivisione e di presa di consapevolezza sul ruolo centrale che la cultura riveste nella nostra società. Le conseguenze della pandemia hanno coinvolto non solo gli aspetti economici ma anche quelli sociali, rendendo complicate o interrompendo le dinamiche di incontro e conoscenza che interessano da vicino le persone. La stessa partecipazione alla vita culturale è stata fortemente limitata, e le offerte culturali a loro volta sono state drasticamente ridotte» afferma Valeria Negrini, vice presidente di Fondazione Cariplo. «La cultura deve essere vista come un investimento per il benessere delle persone, per lo sviluppo dei territori, capace di restituire opportunità e protagonismo alle giovani generazioni, così come di essere un potente strumento di inclusione per le persone più fragili o in difficoltà. L’impegno condiviso dovrà essere proprio il ripensamento di nuovi modelli di partecipazione e di produzione culturale, anche sperimentando le opportunità offerte dal digitale e dalle nuove tecnologie», conclude.
La sfida, oggi, è quindi supportare il costante ripensamento e rinnovamento della cultura, individuando e sperimentando nuovi modelli di partecipazione e produzione culturale. A cominciare dal digitale: l’accelerazione in questa direzione portata dalla pandemia sta modificando le attività museali, sia da un punto di vista funzionale che ricreativo. Un’occasione che chiede di essere adeguatamente supportata e che conferma la vivacità straordinaria di un settore che si protende in ogni direzione, dagli interventi di conservazione e recupero di beni di interesse storico-architettonico, che ne favoriscono la conservazione e la buona gestione, alla prossimità di iniziative di inclusione e contaminazione artistica. Dai progetti che riutilizzano in ottica nuova edifici dismessi o sottoutilizzati, per riavvicinare la comunità alla cultura locale e contribuire alla rigenerazione degli spazi, a quelli che diffondono la bellezza e stimolano ad esempio la lettura, con proposte rivolte a tutte le età.
Cultura è anche partecipazione, sentirsi parte di una comunità e «in fondo la partecipazione serve per imparare a sognare», soprattutto in periferia, spiega Thomas Emmenegger, psichiatra e psicoterapeuta FMH che come caposervizio alla clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio ha inventato una psichiatria aperta senza strumenti di coercizione. Emmenegger da imprenditore sociale è co-fondatore di Olinda, e porta a Brescia la testimonianza di un’impresa sociale e culturale che da 25 anni costruisce un sistema di opportunità inclusivo per imparare, lavorare, crescere e sognare con cittadini della periferia urbana. Tra le moltissime iniziative che organizza Olinda, fino al 16 luglio c’è la nuova edizione del Festival “Da vicino nessuno è normale”, negli spazi dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. Quest’anno ci si interroga sul come ritrovare il movimento dei pensieri, la profondità dei sentimenti, la lentezza dei corpi, dopo un periodo in cui siamo stati inondati da immagini di morte e distruzione. Il Festival è anche però l’occasione di restituire alla cittadinanza quanto fatto durante l’anno, per esempio con i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio teatrale Non Scuola che coinvolge adolescenti di tutti i quartieri.
Fondazione Cariplo, peraltro ha sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti dei giovani e fasce sociali più sfavorite. Con 13.786 progetti sostenuti negli ultimi 30 anni, pari a 1.161,2 milioni di euro erogati, la Fondazione ha lavorato per valorizzare sia il patrimonio, sia la produzione culturale, non solo da un punto di vista artistico, ma anche di fruizione e incentivazione alla partecipazione.
Giacomo Papi, scrittore, giornalista e direttore del Laboratorio Formentini di Milano, dal Teatro Grande, ribadisce come la nostalgia non faccia bene quando si parla di cultura. In fondo, viviamo in un’epoca culturalmente vivace, con strumenti diversi ma a preoccupare sono più che altro le differenze di opportunità tra territori e quindi persone. «Con Fondazione Cariplo – racconta – usiamo i telefonini per far comprendere la bellezza della scrittura letteraria ai ragazzi. I testi sono belli e i ragazzi rispondono in maniera straordinaria. Proprio chi ha più difficoltà nella vita è più sincero, scrive i testi più belli e trova la forza di chiedere aiuto e riconoscersi nella sua comunità». La bellezza della letteratura è questa, crea comunità, apre possibilità inattese. Del resto, come conclude Papi, «una società che crede che parlare agli ignoranti sia abbassarsi è una società che non crede nella democrazia».
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Il quarto appuntamento di Looking4 si svolgerà il 28 giugno a Pavia e si intitolerà “Pane e Ricerca”
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