Ambiente

Una startup toscana salva gli ulivi e riduce la Co2

8 Agosto 2022

Salvare un ulivo dall’incuria aiuta a recuperare il territorio, riduce il rischio idrico e geologico, contribuisce ad aumentare l’occupazione e, soprattutto, riduce la quantità di anidride carbonica in circolazione. Ager Oliva, una startup pistoiese ha messo insieme tutti questi elementi, pensando che i 4 milioni di ulivi abbandonati della Toscana (su un patrimonio complessivo di circa 21 milioni di piante) potessero diventare una leva per fare impresa.

Dopo tre anni di lavoro, quello che poteva apparire un azzardo è una scommessa vinta. Nei quattro siti di Pistoia S. Alessio, Montale, Vinci e Montecatini, Ager Oliva gestisce oltre 12 ettari di terreni per un totale di circa 2.700 piante di ulivo, l’anno scorso ha prodotto 1.200 litri di olio e quest’anno punta a raddoppiare i volumi.

Il protagonista di questa storia è Tommaso Dami, classe 1990, laurea in economia, una passione per l’agricoltura ed esperienze lavorative in Italia, Messico e Cina. Dami è stato in grado di applicare il modello piattaforma alla produzione agricola e di fondare un’azienda in cui confluiscono i suoi studi in economia e il coinvolgimento diretto del pubblico dal punto di vista emotivo e concettuale in un progetto con scopi di grande idealità e obiettivi concreti e misurabili.

Il modello funziona così: prende in affitto i terreni di ulivi abbandonati dai proprietari, in genere privati che non hanno risorse o esperienza per la coltivazione e mette le piante a disposizione del pubblico. Ogni persona o azienda può adottare una o più piante, per una cifra annuale di 49 o 59 euro ciascuna, secondo il livello di abbandono e le condizioni del terreno. Attraverso il sito di Ager Oliva si possono scegliere la zona e la pianta. Con l’adozione si riceve il certificato personalizzato, è possibile dare un nome all’albero e le indicazioni del donatore saranno ben visibili sulla pianta. Durante l’anno i donatori possono inoltre visitare al campo, partecipare al pic-nic estivo sotto al proprio ulivo e ricevere a domicilio l’olio di oliva extravergine biologico prodotto da ogni pianta adottata.

I fondi raccolti, spiega Dami a Gli Stati Generali, «servono per ripulire ogni albero dai rampicanti, potarlo e irrigare il terreno. In alcuni casi abbiamo preso terreni abbandonati da 10 anni». La procedura è rigorosa: dopo il taglio di eventuali rami infestati e secchi, vengono falciati l’erba e i pruni intorno alla pianta, sistemati gli argini e le fosse limitrofe, tagliati quindi i polloni, rami sterili che tolgono nutrimento all’albero, che crescono alla base del tronco. Poi si passa alla concimatura organica delle piante. Molto spesso gli ulivi abbandonati presentano varie malattie e un’evidente mancanza di nutrimenti. Per questo si interviene con trattamenti biologici per eliminare il problema. Con la potatura, si ripristina la chioma dell’ulivo. Si porta così la pianta nella situazione ottimale per dare il frutto. Tra ottobre e novembre si raccolgono le olive e, in 24 ore, si portano in frantoio per la spremitura a freddo. Lo stoccaggio dell’olio avviene in tini di acciaio per non far modificare le qualità organolettiche, prima dell’imbottigliamento e della spedizione che avviene subito dopo la spremitura. I rischi in cui incorrono gli uliveti abbandonati sono l’incendio il soffocamento da polloni e dall’edera. Senza contare che tra aumento delle temperature e siccità si perde fino al 50 per cento del raccolto e della capacità di assorbimento dell’anidride carbonica. Secondo un recente studio del Cnr con l’università di Pisa, gli ulivi assorbono infatti più anidride carbonica di analoghi ambienti selvatici alle stesse latitudini. Le coltivazioni degli ulivi, quindi, possono concretamente contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. «Un ulivo secolare è in grado di assorbire 40-50 chili di CO2 all’anno», ricorda Dami. «Se gli oltre 4 milioni di ulivi in Toscana seccassero, avremmo una perdita di assorbimento di anidride carbonica pari a 200 milioni di chili C02 solo in Toscana».

Dopo la manutenzione, gli ulivi ricominciano a produrre le olive. Ager Oliva si occupa anche della molitura e della spedizione dell’olio extra vergine prodotto ai donatori. «Non andiamo sul mercato», sottolinea il fondatore, «tutta la nostra produzione va ai donatori che attualmente sono un migliaio di persone più un certo numero di aziende». Tra queste, l’agenzia Blum – che sta aiutando la startup con la comunicazione e le relazioni media – ha adottato 100 piante per la propria rete di collaboratori e clienti.

L’uliveto nei pressi della casa di Leonardo a Vinci (FI)

La capacità di coinvolgere e di ‘raccontare’ l’azienda, sta diventando uno dei punti di forza di Ager Oliva. Lo scorso anno ha preso in gestione un uliveto a Vinci in provincia di Firenze, e ha legato al nome di Leonardo l’attività di recupero di quei terreni posti sopra la casa dello scienziato. Sempre nel 2021 è stato avviato un crowdfunding per la realizzazione di impianti di irrigazione per almeno 400 piante, funzionali a recuperare circa 40 quintali di olive l’anno. In ogni campo in cui si riuscirà a realizzare un impianto, sarà esposta una targa con tutti i nomi dei sostenitori.

Sul fronte dell’occupazione Ager Oliva ha tre persone fisse. Insieme con Tommaso, ci sono Ana Soto, 27 anni, laurea in Economia e Commercio Internazionale. Ora lei è a capo del marketing e del customer care. Sempre all’interno della squadra troviamo anche Cosimo Lunetti, 22 anni, che è il social media manager. Poi una vasta rete di collaboratori, età media 35 anni dice Dami, «tra potatori e raccoglitori sono 30 persone, nel 2023 saranno 60».

Il team di Ager Oliva

Per la startup il futuro appare roseo. Nel 2023 gli ettari recuperati dovrebbero avvicinarsi ai 30 con un vantaggio diretto anche per il paesaggio agricolo toscano. «Ma la nostra è e sarà una crescita controllata», assicura Dami facendo ricorso alle proprie competenze economiche. «Perché un conto è gestire mille donatori, altra cosa sarà gestirne dieci o cento mila. Ci dobbiamo arrivare un po’ alla volta investendo sempre per migliorare il team, aumentare i collaboratori e rendere coerente la logistica».

Nel frattempo Ager Oliva si gode i complimenti pubblici e il plauso delle amministrazioni pubbliche, di Legambiente, di Coldiretti, della Cna e di Slow Food.

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