Startup

Selfie: come la tua immagine diventa denaro

10 Gennaio 2015

Ditto è una start up che analizzando le foto social riesce a tracciare il comportamento e le abitudini degli utenti e a rintracciare i grossi brand che preferiscono. L’azienda ha tra i maggiori clienti anche Coca-cola, grossi marchi a cui si propone riuscendo a fornire statistiche mirate sugli utenti, in modo da creare delle efficaci campagne di pubblicità tracciante.

Il selfie si monetizza. Nell’era social quello che condividi non è più tua proprietà ma di chi la usa. Su Instagram ogni giorno vengono postati 70 milioni di contenuti tra video e foto, in media i contenuti condivisi sui social arrivano a circa 2 miliardi, a pensarci: cifre da capogiro.

Fino a quanto si scatta e si sorride, si immortala il dettaglio indimenticabile va tutto bene, ma qualcosa cambia se il diritto sull’immagine diventa moneta di scambio per il guadagno.
L’inconsapevolezza della media degli utenti social corrisponde ad un guadagno in crescita per i grandi brand, che usano quello che si posta come elemento statistico, un dettaglio da analizzare per creare strategie di marketing.

David Rose è il fondare di Ditto Labs, una startup che dopo analizza foto, da cui riesce a ricavare gusti e abitudini di un utente ma anche i brand che preferisce. Il principio è semplice, tramite un algoritmo che scannerizza la foto, sono in grado di analizzare innumerevoli foto e scovare il marchio famoso, ma anche l’espressione del viso. La start up  riesce a scannerizzare le foto di uno stesso utente in un arco di due anni, e ad ottenere una screening della sua personalità, di cosa gli piace e di che abitudini ha, tutto solo grazie ad uno scatto innocente fatto di fretta.
Un sorriso o un broncio possono fare la differenza tra il successo o l’insuccesso di una campagna pubblicitaria, ma anche trasformare un guadagno in crescita in un tendenza negativa.

Ditto Labs è una delle aziende che opera nella pubblicità tracciante, una tendenza nata in seguito alla rivoluzione social. Ogni contenuto condiviso, ogni ricerca su Google,ogni cosa che si compie sul web è storia, dato sensibile utilizzabile per creare pubblicità mirata, per ogni utente o per target.
Forse un gioco sporco, una violazione della privacy e dei diritti, ma un’abitudine in crescita nelle retrovie pubblicitarie.

E adesso: quanto vale un sorriso?

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