Sindacati

Vigilanza, lavoratori scrivono alle segreterie: “Sindacato sveglia!”

14 Luglio 2021

Un lettera firmata da un folto gruppo di delegati giudica “scarsa e inefficace” l’azione del sindacato, chiede di coinvolgere i lavoratori e aggiornarli sulla trattativa per il rinnovo contrattuale e soprattutto azioni più incisive per fermare le richieste aziendali di nuovi sacrifici in un settore che cresce grazie al covid. “Siamo pronti a muoverci da soli” minacciano. Ma il sindacato per ora tace.

Mentre in Islanda si parla di riduzione dell’orario di lavoro in Italia le aziende chiedono il superamento dell’orario di lavoro giornaliero e la riduzione del numero di permessi annui. Succede nel settore della vigilanza privata e servizi fiduciari, impegnato da tempo in una vertenza per il rinnovo del contratto scaduto da cinque anni, che alla vigilia di Natale ha visto le organizzazioni sindacali proclamare uno sciopero, ma a cui non sono seguite iniziative altrettanto incisive. E ora lavoratori e delegati sindacali del settore hanno deciso di prendere l’iniziativa indirizzando ai propri sindacati una lettera e una piattaforma contrattuale in cui chiedono maggiore trasparenza e determinazione.

Un business in crescita, anche grazie al covid

Il 2 luglio un comunicato della UIL annunciava che “Nella riunione del 1° luglio è stata raggiunta un’intesa sull’impostazione del Ccnl Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza. Questa la denominazione del futuro contratto collettivo, la cui sfera di applicazione riguarderà le attuali attività di Vigilanza Privata (Guardie Particolari Giurate), Servizi di Sicurezza per i quali non è richiesto il possesso del decreto di Gpg (ex Servizi Fiduciari), Servizi di controllo delle attività di intrattenimento e spettacolo, Steward negli impianti sportivi. Si tratta del nuovo perimetro delineato per rispondere all’obiettivo di definire un Ccnl per la ‘filiera della sicurezza’, evitando sovrapposizioni o invasioni nella sfera di applicazione verso altre attività similari regolate da altra contrattazione collettiva (e viceversa)”. In realtà la nuova dicitura conferma volontà delle aziende di ampliare il proprio raggio d’azione, anche approfittando delle nuove esigenze sollevate in quest’ultimo anno dalla pandemia, ma soprattutto, giocandosi una carta fondamentale: il costo del lavoro tra i più bassi (nei servizi fiduciari si parte dai 4 euro netti l’ora). Come osservavamo qualche mese fa “Contratti collettivi come multiservizi e vigilanza privata e servizi fiduciari, che lo stesso CNEL ha definito ‘contratti omnibus’, cioè in parte sovrapponibili, consentono all’appaltatore di scegliere l’opzione più conveniente nel supermercato contrattuale, tenuto anche conto che nel 2019 il Consiglio di Stato ha confermato che in un appalto ‘la scelta del contratto collettivo da applicare rientra nelle prerogative organizzative dell’imprenditore con il solo limite della coerenza con l’oggetto dell’appalto, per cui la stazione appaltante non può imporre l’applicazione di un CCNL’. Insomma le imprese, spesso incentivate dal meccanismo degli appalti al ribasso – spostano forza-lavoro dal campo di applicazione di contratti più costosi – turismo, igiene ambientale, sanità, beni culturali – ad altri meno onerosi che contemplano mansioni analoghe. Il contratto cattivo scaccia quello buono.” (GliStatiGenerali060221)

Eppure le aziende oggi oltre alla flessibilità di orario chiedono l’introduzione del lavoro a chiamata, la possibilità di ricorrere maggiormente al lavoro interinale e ai contratti a tempo e non sembrano intenzionate a fare concessioni sul salario. Lo fanno invocando la “totale incertezza sul futuro della tenuta economica del nostro Paese e quindi delle nostre aziende, dovuta al permanere della crisi pandemica”, che “ci spinge a una estrema cautela nell’assumere impegni che potremmo non essere in grado di mantenere”. I dati, però, testimoniano che dal 2011 al 2017 le aziende della vigilanza privata sono aumentate dell’11,3% e i dipendenti del 16,7%, un trend che neppure il covid-19 ha interrotto e infatti secondo il rapporto CENSIS sulla filiera della sicurezza, pubblicato ad aprile, negli ultimi cinque anni le imprese sono cresciute del 16,2% e gli occupati del 22,8%, raggiungendo il numero di 1.745 aziende e 76.203 dipendenti, crescita proseguita anche nel 2020 – imprese +3,7% e occupati +4,9% – e trainata proprio dai servizi fiduciari grazie alla penetrazione in ambiti tradizionalmente coperti da contratti più costosi.

La pandemia per molte imprese del settore, in particolare i grandi gruppi, si è rivelata un’opportunità, con la domanda di nuovi servizi, dalle attività di controllo e misurazione della temperatura alla verifica del distanziamento fino al servizio di verifica delle prenotazioni per l’ingresso nelle banche. Secondo l’Osservatorio Federsicurezza 2020-2021 l’anno scorso il 30% delle imprese di vigilanza certificate non ha registrato diminuzioni del fatturato e il 10% ha visto addirittura un incremento delle entrate e si tratta presumibilmente di quel 10% di grandi gruppi che da soli controllano quasi il 70% del fatturato del settore (GliStatiGenerali270421).

“Delusi, indignati e stanchi”

Ai primi di luglio una lettera promossa da una sessantina di delegati sindacali, in particolare del centro e del nord Italia, indirizzata alle segreterie nazionali di Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs (una copia sarebbe stata consegnata a mano anche al segretario generale della CGIL Maurizio Landini) e pubblicata sui social ha portato a galla lo stato d’animo dei lavoratori del comparto “delusi, indignati e stanchi” e denunciato che “poco e nulla è stato intrapreso dalle parti per sbloccare e far ripartire la trattativa nell’ultimo anno”. E se la maggiore responsabilità pesa sulla “arroganza delle imprese” gli autori della lettera non fanno sconti neanche alle segreterie sindacali, la cui azione è definita “scarsa e inefficace” e tale da aver creato “una spaccatura importante, che mette e a dura prova la fiducia dei lavoratori nei confronti dei rappresentanti sindacali del settore”. I lavoratori chiedono ai propri sindacati di non fare passi indietro rispetto alla piattaforma approvata dai lavoratori nel 2016, in realtà – sottolineano – già abbondantemente superata dai fatti e dalle iniziative datoriali, e chiedono la convocazione urgente di una riunione “per relazionarci sulle tempistiche, sugli sviluppi, seppure avvilenti, della trattativa, perché, a noi pare, ormai prosegue su tavoli a noi non noti”. E in assenza di risposte si preparano ad agire da sé: “Diversamente, se verremo ignorati, siamo pronti a iniziative autonome in nome e in rappresentanza degli iscritti Filcams, Fisascat e Uiltucs, indossando simboli e bandiere delle associazioni sindacali a cui apparteniamo, nelle aziende e nelle piazze, portando testimonianze davanti ai palazzi delle istituzioni”.

Cointemporaneamente alla lettera su internet è comparso un altro documento di cinque pagine, scritto da un altro gruppo di lavoratori e intitolato “La voce dei lavoratori. Proposta sindacale e ipotesi di rinnovo CCNL Vigilanza privata e servizi fiduciari”. Il testo sottolinea la grave minaccia occupazionale rappresentata dallo sblocco dei licenziamenti, denuncia l’utilizzo improprio del contratto della vigilanza e delle cooperative per abbassare il costo del lavoro e indica alcuni obiettivi precisi: “La nostra sfida nel breve termine è la costituzione di un coordinamento nazionale dei Comitati degli iscritti, delle RSA e dei lavoratori di tutto il comparto”. I delegati chiedono che tutte le decisioni sui rinnovi contrattuali e sulle questioni strategiche vengano approvate dalle assemblee dei lavoratori e sull’incontro del primo luglio e il cambio di nomenclatura del contratto la giudicano “un’operazione molto astuta che mira proprio ad escludere dal perimetro aziendale qualsiasi rivendicazione migliorativa in termini di salario e di diritti”, ma, aggiungono, “se non si alza il salario base questa operazione sarà solo deleteria per la categoria”.

Il salario è in cima alla lista delle richieste contenute nella piattaforma contrattuale, dove si chiede “un salario che sia al di sopra della soglia di povertà in modo considerevole”, ricordando che la magistratura ha giudicato incostituzionale paga contrattuale dei servizi fiduciari e aggiungendo che i “soldi vanno trasferiti nelle busta paga e non sacrificati sotto forma di welfare aziendale”. I lavoratori chiedono pertanto “un aumento di 250 euro per il livello D per i fiduciari e di 195 euro per un quarto livello GPG (guardie giurate) e che venga corrisposto un aumento ai salari di ingresso in maniera proporzionale e la rivisitazione di tutte le indennità operative e amministrative per entrambi i ruoli”. Chiedono inoltre “un welfare contrattuale degno di tale nome che riconosca i buoni pasto anche per i non armati, tre giorni di malattia retribuiti, 14esima mensilità”, più garanzie occupazionali nei cambi d’appalto e una lunga serie di misure riguardanti l’orario. “Vista la tendenza delle associazioni datoriali ad allungare l’orario di lavoro, se non si provvede a un aumento adeguato del salario mantenendo fisso il tetto degli straordinari, allora battersi per una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario” recita tra l’altro la piattaforma.

Quanto alle iniziative i lavoratori propongono “uno stato di agitazione con scioperi e presidi sotto i palazzi del potere, accompagnati da azioni di matrice legale e vertenziale, denunciando le irregolarità agli organi di controllo”. E aggiungono “Ci teniamo a precisare che lo sciopero a nostro avviso è l’unico strumento di lotta in mano ai lavoratori per poter ristabilire i giusti rapporti di forza, che va ricostruito quotidianamente sui luoghi di lavoro, attraverso la presa di consapevolezza e il protagonismo di tutta quella massa di giovani lavoratori orfani sindacalmente  e ignari del proprio futuro”. Infine la rivendicazione del proprio ruolo: “In questo contesto i delegati territoriali giocano un ruolo centrale e strategico”.

Il futuro del sindacato

In questi mesi il sindacato ha fondato la propria politica da una parte sui rinnovi contrattuali, dall’altra sulla moral suasion nei confronti del governo per attenuarne i provvedimenti più duri ai danni dei lavoratori. Ma il bilancio non appare confortante. Sui rinnovi contrattuali ha portato a casa poco o nulla per quei lavoratori che più avrebbero meritato un riconoscimento per  l’impegno profuso durante la pandemia (sanità privata, autoferrotranvieri, igiene ambientale, multiservizi, la stessa vigilanza) e persino nei settori che dalla crisi pandemica hanno tratto maggiori benefici (telecomunicazioni). Nel rinnovo contrattuale firmato nei giorni scorsi con le imprese multiservizi  i lavoratori hanno ottenuto un aumento di 120 euro a regime per il secondo livello, scaglionati in più tranche, la prima, a luglio, di soli 40 euro e l’ultima addirittura sei mesi dopo la scadenza del contratto triennale, nel luglio del 2025. Alla fine dividendo la massa salariale complessiva di 3.430 euro per i 36 mesi di vigenza contrattuale significa un aumento di 95 euro lordi dopo 8 anni di contratto scaduto e salari fermi. Sul fronte della moral suasion non è andata meglio: oltre allo sblocco dei licenziamenti, che fioccano come grandine nonostante l’avviso comune firmato dai sindacati e presentato come una “vittoria delle mobilitazioni del 26 giugno”, il sindacato ha dovuto ingoiare la liberalizzazione degli appalti e un allentamento delle regole sui contratti a termine, affidate alla contrattazione collettiva, cioè il terreno su cui il sindacato è più debole.

Il malessere dei lavoratori, che affiora in una categoria tradizionalmente poco incline agli estremismi, ma che oggi è esasperata delle condizioni di lavoro insostenibili, per un gruppo dirigente sindacale che guardi al futuro dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme. Eppure a una settimana dal lancio delle iniziative non sono note risposte da parte dei destinatari della lettera dei delegati né alla proposta di una nuova piattaforma. E qualche post sui social delle guardie giurate fa intravvedere una reazione piccata del sindacato. Scrive un lavoratore: “Scusate lo sfogo. Sono veramente arrabbiato. Trovo il comportamento di diversi funzionari sindacali veramente meschino. Ma come si fa a stravolgere il significato di una lettera in cui si richiede in pratica solo maggiore democrazia e condivisione di un cammino che prevede il futuro della nostra vita lavorativa? Allora dobbiamo pensare veramente male, ma noi non molliamo, non ci faremo intimidire”. C’è da augurarsi che sia così. Del resto non hanno molte alternative.

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