Sindacati

Qualunque cosa decidiate, io sciopero!

2 Maggio 2023

Ancora scontro Governo/Sindacati, il primo maggio conclude, come da copione le polemiche, iniziate pochi giorni fa con la festa del 25 aprile. Ma quest’anno non è il solito concertone a dividere, proprio durante la festa dei lavoratori il Governo è al lavoro e questo ai sindacati non va giù: “scelta arrogante e offensiva nei confronti dei lavoratori” dichiarano. Dall’altra parte il Governo trova “incomprensibili” le parole di Landini, leader di Cgil, “se lavorare è diseducativo allora si sposti la data del concertone.”

Nonostante gli annunciati provvedimenti che prevedono un’ulteriore taglio del cuneo fiscale, da quattro a sette punti percentuale, i sindacati decidono di scendere comunque in piazza, ma andiamo con ordine. Il 13 aprile Landini non prese bene la scelta del Governo di ridurre il cuneo fiscale di altri 3 miliardi, “misure insufficienti” dichiarò, “la nostra richiesta è una riduzione di 5 punti del cuneo distributivo”. Già a novembre dello scorso anno chiedeva un taglio di 5 punti e non di 2, come previsto. Il Governo allora aumentò il taglio a 3 punti a favore dei lavoratori, stanziando 4,8 miliardi, nulla da fare, i sindacati decisero di scioperare. Ad aprile, come si diceva, il Governo stanzia altri 3 miliardi che si aggiungono ai 4,8 precedenti, ma Landini resta fisso sui 5 punti. Atteggiamento inspiegabile: si tratta con questa correzione di 40 euro al mese in più per 19 milioni di lavoratori, con redditi inferiori a 35 mila euro, quindi se con la legge di bilancio c’era una decontribuzione di 3 punti per i redditi fino a 25 mila euro e 2 punti per i redditi fino a 35 mila, ad aprile, questo ulteriore stanziamento di 3 miliardi, avrebbe portato una riduzione vicina ai 5 punti richiesti da Landini, ma niente, l’ostilità continua, nonostante il Governo abbia deciso di utilizzare tutte le risorse disponibili per abbassare le tasse unicamente ai lavoratori dipendenti. Uno stanziamento di tale portata  (7.8 miliardi di euro di decontribuzione), è una misura che non si ricorda nella storia recente.

Il più consistente fu quello fatto dal Governo di centro sinistra, allora guidato da Prodi, nel 2007, per 7 miliardi di euro ma allora erano divisi al 60% a favore delle imprese e solo per il 40% a favore dei lavoratori. Se escludiamo il bonus Renzi del valore di spesa di 10 miliardi, nessun Governo era arrivato a stanziare 7,8 miliardi come quello attuale. Nel passato Governo, l’allora premier  Draghi, stanziò 8 miliardi, ma anche qui sia per il taglio dell’Irap sia per la rimodulazione dell’Irpef. Naturalmente  anche in quel caso, sciopero! Perché il taglio così fatto beneficiava soprattutto i redditi intorno ai 50 mila euro, insomma quelli più alti. La manovra di aprile invece concentra tutte le risorse sui redditi più bassi, si potrebbe definire una manovra quasi di sinistra, ma ancora non basta e non finisce qui.

Arriva il primo maggio 2023, il Governo presenta ai sindacati il provvedimento che prevede la semplificazione dei contratti a tempo determinato, il taglio al reddito di cittadinanza, ma sopratutto aumenta,  più delle attese, il taglio del cuneo fiscale di quattro punti: sale a 7 punti per redditi fino a 25 mila euro, ma ancora non è sufficiente  (ma come la richiesta non era di 5 punti?) Si sciopera! Il 6 a Bologna il 13 a Milano e il 20 a Napoli. Ma perché? Perché c’è bisogno di una vera riforma fiscale e di un intervento su salute e sicurezza sul lavoro, dichiara Landini.

Come ha dichiarato Luciano Capone sulle colonne del “Foglio” il sindacato dovrebbe concentrarsi sulla crescita della produttività del lavoro, ergo su come far crescere la torta da dividere, anziché rivendicare fette più grandi di una torta che non cresce.

Intanto lo sciopero è sempre in agguato “a prescindere”, oggi più che mai, visto che che il nuovo Consiglio dei Ministri si è tenuto il primo Maggio, la festa dei lavoratori, per i sindacati uno sfregio.

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