Sindacati
Navi di ferro in terra di puglia
Mercoledì, 12 aprile 1843. Trecendonovantasette “esseri infelici” stanno ammassati sottocoperta, in un cavedio di appena 11 metri per 6, alto 106 centimetri. La merce umana sta per giungere a Città del Capo, piazza di vendita del mercato degli schiavi. Improvvisamente il calore dello spazio angusto, spinge quei corpi alla grata dell’aria. La grata, troppo stretta, presto si ostruisce e la pressione degli infelici toglie ulteriore aria alla cella, ed il calore così aumenta e con esso giunge il panico. Azione di corpi contro corpi, calpestio, strazio. Nella calca qualche fortunato riesce persino ad uscire dallo stretto interstizio tra le sbarre, gli altri no, non riusciranno. I negrieri spagnoli guardano rattristati il loro carico che se ne va in fumo, il giorno successivo infatti, cinquantotto corpi dovranno essere gettati fuori bordo. La nave negriera, si chiama, ironia del contemporaneo, “Progresso”. Alla fine dei cinquanta giorni di viaggio, l’imbarcazione sbarcherà a Simons’ Bay i 222 sopravvissuti, per i quali il viaggio non è affatto finito, li attende la piazza degli schiavi di Greenmarket Square, per la vendita all’asta.
Centosettantacinque anni dopo, per conto della grande distribuzione, un furgone Ducato, ammassato di esseri infelici, trasporta nuova merce da estrazione di pomodoro nella piana di Lesina. Quattordici corpi stanno rinchiusi nel vano di carico. Il cavedio misura appena 3,7 metri per 1,8 ed è alto 192 centimetri, i corpi stanno così affiancati, in piedi, perché non c’è alcuno spazio per sedersi. Il calore, dentro la scatola di ferro, è insopportabile, le ginocchia si toccano e sbattono ad ogni sobbalzo, ci si regge in piedi spinti e puntellati gli uni sugli altri. Per quel trasporto ogni raccoglitore versa 5 euro al suo negriero, l’equivalente delle prime 2 ore di lavoro a 40 gradi. Recenti inchieste ci raccontano che un panino costerà agli schiavi 3,50 euro, una bottiglietta d’acqua 1,50, mentre costa 10 euro invece, in questo inquietante tariffario usuraio, un trasporto in ospedale. I braccianti provengono tutti dal ghetto di Rignano, dove vivono ammassati in 600 roulotte infuocate dal sole.
Il furgone, improvvisamente, perde il controllo e impatta con un Tir che viaggia nell’altra carreggiata, è il secondo “incidente” di questo tipo in quarantotto ore. Solo due uomini del carico sopravvivono allo schianto, il resto dei corpi verrà presto gettato in mare. Il governo pentaleghista, a luglio, ha reintrodotto i voucher in agricoltura, e forse per questo i primi sette corpi identificati raccontano di sette braccianti “regolari”. Regolari. Nella pura banalità del male, ieri, sono morti schiacciati nella pancia d’un ducato degli schiavi “regolarmente” registrati. Non vi suoni strano, è regolare ciò che è regolato, non ciò che è giusto. Oggi le lacrime di coccodrillo dei podestà non raggiungono nemmeno la giacca, perché la merce è merce quando il contesto decreta sia tale, questo almeno finchè la merce umana non riconquista dignità alzando i pugni al cielo.
Nel 2011 una ribellione degli stagionali guidati dall’ingegnere camerunense Yvan Sagnet dette luogo a due storiche settimane di sciopero. La forza dello sciopero e l’aumento di denunce che ne seguì portò ad un’inchiesta condotta dai Ros di Lecce denominata “Sabr”. L’inchiesta, il 23 maggio 2012, si concluse con 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere, accendendo i riflettori su una organizzazione a struttura piramidale.
L’8 agosto si terrà, grazie alla determinazione dell’Usb – con partenza dal ghetto di Rignano e arrivo a Foggia – una “marcia dei berretti rossi”, rossi come i cappellini che i braccianti indossavano nei campi per proteggersi dal solleone mentre raccoglievano i pomodori per ricevere una paga di 2 euro e 50 all’ora. Col cuore, con l’anima, e con i corpi per chi può, un’occasione per non diventare collaborazionisti muti.
“Mentre nel mio paese la dignità è sacra, a tutti livelli della scala sociale, il sistema dei campi di lavoro in Italia è appositamente studiato per togliere ai braccianti anche l’ultimo scampolo di umanità”. Yvan Sagnet
Vi lascio con questo accorato appello di un militante di Usb,
Aboubakar Soumahoro.
https://www.facebook.com/AboubakarS/videos/2279833229006944/
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