Sindacati

IL PALLONCINO ROSSO E L’AUTUNNO CALDO

12 Dicembre 2014

E’ una stupidaggine che si fa spregio di un sano senso del limite e conculca il buon senso, ma la faccia di Matteo Renzi schiaffata su un bel palloncino rosso che lo apostrofa come il Mostro di Firenze merita qualche riflessione in più dell’indignazione di qualcuno che, pure comprensibilmente, sui social network la ascrive a vergogna inaccettabile.

In questa società dell’autocomunicazione di massa, in cui tutti con un selfie qualunque hanno la chance di costruire narrazioni pubbliche, la foto del palloncino rosso che sta già facendo il giro dei social network e dei siti di informazione, ci racconta una storia che vale la pena di provare a capire.

Dopo mesi di una contrapposizione ideologica in cui i toni sommessi della discussione pacata sono andati a farsi benedire, il palloncino rosso è il frutto di una scelta politica che ha collocato i sindacati  al limite ultimo dello scontro in difesa di un passato che invero non passa, senza alcuna apertura a un modo che intanto è cambiato. E dunque manifestazione, sciopero, e poi…?

E poi ci starebbe che il Governo la smettesse di cedere al protagonismo comunicativo per fare politica. E se è evidente che precettare i ferrovieri durante lo sciopero generale è una sciocchezza solo a stento rimediata dal premier, la scelta di saltare a piè pari i corpi intermedi può essere comunicativamente efficace, e lo è,  ma al contempo riversa addosso alla politica locale la gestione del conflitto sociale e della disoccupazione a due cifre.

 E quel palloncino rosso allora più che indignazione muove a tristezza. Perché se in tutta questa foga di cambiamento sacrosanto, la  generazione 2.0 pensa che per difendere i propri diritti o  per protestare per quelli che non ha mai avuto, serva quello stupido gadget con tutto quello che evoca, allora c’è qualcosa che ancora non funziona.

Le parole e i simboli non si manifestano mai a caso. E allora anziché atteggiarsi ai custodi del bon ton della comunicazione politica, sarebbe cosa più saggia fermarsi un attimo a capire come sfuggire da questo simulacro di autunno caldo che non fa bene a nessuno.

@matteocolle

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