Sindacati
Gravidanza fra sacro e profano
Qualche tempo fa, un’ insegnante precaria di religione mi contatta per una consulenza.
Mi racconta una storia, che avevo già letto sulle cronache sindacali, ma che sentivo di persona per la prima volta.
Lavorava ogni anno, in scuole diverse, con incarico a tempo determinato con nomina della curia vescovile, come prevede la norma concordataria.
Quell’anno riesce a fare solo supplenze brevi di qualche giorno, ma le va bene anche così.
Un giorno si accorge di essere incinta. Non è sposata, forse lo sarà in seguito, quando avrà maturato le sue decisioni in tal senso.
Dal momento in cui si viene a sapere la curia non la nomina più e la esclude dalla lista dei “suoi” supplenti. Per sempre.
Mi chiede se posso fare qualcosa. Ovviamente non posso poiché non è materia sindacale ( provateci ad impugnare un concordato!).
In seguito, con i titoli di studio in suo possesso, riesco a farla inserire nelle graduatorie di altre materie e può quindi proseguire la sua esperienza di insegnante.
Ogni tanto penso alla doppia morale: un figlio è un dono sacro. Ma se è concepito al di fuori del rapporto matrimoniale é così sacro da farti perdere il posto di lavoro .
La curia sosterrà pure che la docente ha perduto le sua integrità morale (idoneità la chiamano) per poter insegnare religione.
Ho cercato la fonte di tale prescrizione, non l’ho trovata. Magari la mia assoluta mancanza di fede mi ha impedito di vedere ciò che ad eruditi dottori non sfugge.
Ciò che ho veduto è una evidente impronta maschilista, poiché solo un uomo può adottare l’interpretazione semeiotica per cui l’addome gonfio della donna evidenzia un peccato e quello dell’uomo una virtù…
Tralasciando queste perplessità, mi chiedo come si può ancora consentire che all’interno di una comunità politica ben definita, si dia così tanto spazio al potere religioso .
Ma allo stato delle cose, con un capoluogo di cristianità piantato nel ben mezzo della capitale, la mia rimane una domanda retorica.
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