Professioni
La professione forense. Come scongiurare la crisi
Si avvicendano di continuo gli articoli sulla crisi della professione di avvocato. E’ un periodo storico in cui viene messa a dura prova la carriera forense, anche per la discrasia tra le aspettative iniziali e la realtà successiva dell’esercizio.
In molti sono convinti che l’antica professione dell’avvocato ha perduto la posizione privilegio di cui godeva ed è più di altre, piena di rischi e di incertezze dovute alla complessità della legislazione, alle lungaggini della giustizia, ai rilevanti oneri economici. In sostanza sembra che per diventare avvocati, nell’odierna società Italia, sia necessario già esser ricchi.
In questo scenario non certo entusiasmante la mia attenzione continua a rivolgersi alla professione che conosco piuttosto bene per studi compiuti ed anche per pratica personale diretta.
È giunto il momento di ammettere che, da noi, è necessario un cambiamento nel modo di esercitare la professione, che deve acquisire nuovi ruoli e altre funzioni, e non puntare solo ed esclusivamente sulla litigation.
Chi l’ha già capito ha attivato la metamorfosi; negli ultimi anni l’avvocato civilista che ha sentito il vento nuovo si è trasformato in giurista d’impresa, avvocato d’affari, banking law, o in gestore di crisi da sovra indebitamento …. poi c’è l’avvocato penalista.
Si, l’avvocato penalista, alle prese con reati nuovi, ma sempre con la grande responsabilità di avere tra le mani la libertà personale dei suoi assistiti, forse l’unico a conservare realmente il suo ruolo storico nel rispetto della professione, come si pone in questo mutevole scenario.
Ne ho parlato con un avvocato di successo come Licia Polizio del foro di Salerno e fondatrice di una piattaforma legale, con sede a Roma (Master Legal Service) che non ha dubbi in merito “l’avvocato penalista è da sempre l’ avvocato che deve risolvere, come il chirurgo, il problema del cliente nel migliore dei modi e nel più breve tempo possibile perchè in ballo c’ è la libertà personale dell’individuo”.
Non possiamo non sentire la responsabilità del ruolo dell’avvocato penalista quando ci dice: “Essere in uno stato di cattività o rischiare di esserci, è una situazione terribile che a volte distrugge la vita di un uomo prima di una condanna”.
Ma Responsabilità vuol dire anche andare incontro al cambiamento responsabilmente.
Quando gli chiedo, “ come vede la figura del penalista in questo momento in cui tutti i professionisti del settore legale cercano di modificare la loro attività, rincorrendo nuove “mission”, non ha dubbi in proposito e mi spiega che, se è vero che l’ adrenalina che si sprigiona in Corte di Assise non è la medesima durante una transazione, “non vuol dire che l’avvocato penalista, non possa appendere la toga per sedersi in ben più comode poltrone di pelle nera, dinanzi a tavoli rotondi e risolvere anche problemi di natura patrimoniale”.
Il leguleio penalista – come il civilista- non può più essere circoscritto alla rappresentanza in giudizio, ma deve essere supporto anche nella consulenza preventiva diretta ad evitare l’ingenerarsi del contenzioso o, comunque, a limitare il rischio di risultare soccombenti; deve affiancare il cliente nella conclusione di accordi stragiudiziali e di affari di ogni tipo.
Lo spirito e la passione dell’avv. Polizio è palpabile, quando mi mostra la sua biblioteca o la sua toga, tante volte indossata in processi al cardiopalma, ma riscontro anche l’apertura al cambiamento, anzi, colgo un’entusiasta invito ai colleghi penalisti, quando così dichiara: “non pensiate di tradire la professione, anzi, l’intensa esperienza acquisita, ben si concilia con il pragmatismo, la rapidità, l’intuito, la fantasia necessari per trovare la soluzione ad altre tipologie di problemi legali”.
L’avvocato Licia Polizio, consiglia dunque, di fare squadra, e di non temere di fare gruppo con colleghi esperti nel settore bancario societario, fallimentare, trust, privacy ed altro, “è la chiave di volta per il futuro della professione legale anche per quella del penalista”.
Tale convinzione è sicuramente frutto della lunga e proficua esperienza della Polizio, esperta anche di reati economici, della legge 231, lei stessa è stata spesso nominata come presidente di organismi di vigilanza all’interno di grandi realtà aziendali; maturando così una lunga esperienza che l’ha portata a confrontarsi con società, enti ed imprese, risolvendo a tavolino problematiche legali, spesso molto complesse, per giungere ad un rating di legalità ispirato, ai principi etici, di trasparenza e di responsabilità sociale delle imprese.
L’avvocato Polizio crede e suggerisce, per la professione legale, un lavoro di team, ove il singolo individuo venga valorizzato, un sorta di modello di studio legale in coworking; per questo motivo ha costituito, insieme al collega Dino Crivellari, e all’ avvocato Francesca Crivellari, una rete di avvocati a cui hanno aderito 160 studi Italiani, radicati sul territorio e forieri di opportunità di lavoro.
Oggi- al professionista viene chiesta la soluzione del problema, la celerità del risultato, sempre più spesso è necessario addivenire ad un accordo/ una transazione, anziché attendere le lungaggini e i rischi degli esiti processuali e in quel caso non si è più controparti, ma artisti del problem resolving.
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