Professioni

Esame Avvocato: gli aspiranti nel limbo delle prove sospese

26 Aprile 2020

La vita degli aspiranti avvocati ai tempi della pandemia non è certamente meno triste di quella di altre persone. Anzi, alla tragica crisi economica, che colpisce duramente anche gli studi legali, si somma l’amara sospensione dell’esame di Stato in corso.

Al fine di velocizzare l’ingresso di nuove leve per la trincea ospedaliera, il Governo ha già eliminato l’esame di abilitazione alla professione medica, mentre, sul fronte scolastico, è già intervenuto prontamente per l’esame di maturità 2020. Il fatto che non si possano mettere sullo stesso piano le esigenze del settore sanitario, in piena emergenza coronavirus, con quelle degli aspiranti avvocati non implica, tuttavia, che questi ultimi siano automaticamente figli di un dio minore. Pertanto, come il Governo ha risposto alle esigenze di diversi settori, così dovrà fare anche per gli aspiranti avvocati, i quali, già prima della pandemia, si prospettavano un futuro difficile, mentre, adesso, dovranno fare i conti con un futuro completamente bloccato.

L’On. Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia, ha provato a sbloccare questa difficile situazione con un emendamento al Decreto c.d. “Cura Italia“, proponendo la sospensione definitiva della correzione delle prove scritte con ammissione diretta alla prova orale di tutti i candidati e una rimodulazione di tale prova. Tale emendamento, dopo una prima bocciatura è stato riammesso e poi nuovamente bocciato in via definitiva dalla Camera dei Deputati.

Secondo Roberto Fasano, già praticante presso l’Avvocatura dello Stato e studioso di diritto penale, la proposta di Sisto non risultava comunque condivisibile sotto il profilo meritocratico e neppure ragionevole ai fini della semplificazione. “Con riferimento al primo profilo,” spiega Fasano, “tale proposta avrebbe comportato da una parte la vanificazione di una prova già sostenuta e, dall’altra, l’aggravamento in corso d’opera di una prova ancora da sostenere. Rispetto alla semplificazione, poi, la proposta avrebbe comunque mancato il bersaglio: infatti, ammettendo indistintamente all’orale la folla dei partecipanti allo scritto, anche ipotizzando l’inizio delle prove in estate – cosa che avrebbe ingiustamente travolto i tempi di preparazione dei candidati, regolati sull’esame in autunno – e considerati i tempi medi delle Commissioni, seppur riorganizzate, la maggior parte dei candidati avrebbe comunque dovuto sostenere l’esame orale dopo dicembre 2020, cioè dopo l’inizio della successiva sessione d’esame.”

Quali alternative avrebbero, allora, gli aspiranti nel limbo?

Il Coordinamento Giovani Giuristi Italiani – Co.gi.ta taglia la testa al toro richiedendo la limitazione dell’esame alla sola prova scritta, già sostenuta, in modo da valutare i candidati in maniera rapida, mantenendo comunque un livello accettabile di meritocrazia. Inoltre, ricorda Fasano, la sessione 2019 si concluderebbe ben prima dell’inizio della sessione 2020, evitando così l’intollerabile situazione di limbo per gran parte dei partecipanti all’esame.

VIDEO: il Dott. Roberto Fasano, già praticante presso l’Avvocatura dello Stato di Trieste e studioso di diritto penale, illustra per Gli Stati Generali le precarie condizioni di chi ha già sostenuto la prova scritta e ora attende una risposta dalle istituzioni. 

Editor: Pierluigi Dimitri

 

 

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