Previdenza
Pensioni anticipate a 64 anni: tutte le novità della manovra 2025
Dal 2025 i lavoratori interamente contributivi potranno accedere alla pensione anticipata a 64 anni. Sarà possibile cumulare la previdenza obbligatoria con quella complementare, purché si raggiunga un importo minimo pari a tre volte l’assegno sociale
Dal 2025, grazie a un emendamento approvato alla Legge di Bilancio, sarà possibile accedere alla pensione anticipata a 64 anni cumulando la previdenza obbligatoria e quella complementare. Questo intervento, a firma della deputata Tiziana Nisini (Lega), introduce nuove regole per i lavoratori in regime contributivo puro, aumentando la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro.
I requisiti per la pensione anticipata a 64 anni
I lavoratori che desiderano usufruire della pensione anticipata a 64 anni dovranno soddisfare i seguenti requisiti:
- Avere almeno 64 anni di età.
- Aver accumulato un importo pensionistico complessivo pari ad almeno tre volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro mensili nel 2024).
- Possedere almeno 25 anni di contributi a partire dal 2025, requisito che salirà a 30 anni dal 2030.
Questa possibilità riguarda i lavoratori che hanno iniziato a contribuire dopo il 1995 e si trovano quindi nel sistema interamente contributivo. L’importo minimo può essere raggiunto cumulando la pensione obbligatoria con la rendita derivante da fondi di previdenza complementare.
Cosa cambia con l’emendamento della Lega
L’emendamento introdotto dalla Lega punta a rendere più accessibile il pensionamento anticipato attraverso il cumulo tra previdenza obbligatoria e complementare. Questo rappresenta una novità significativa nel sistema previdenziale italiano, particolarmente utile per affrontare il problema delle pensioni povere, aggravato dall’adozione del sistema contributivo puro.
Tuttavia, i requisiti contributivi sono più stringenti rispetto alla normativa attuale. Oltre all’innalzamento del requisito contributivo a 25 anni nel 2025 e 30 anni nel 2030, l’importo soglia per accedere alla pensione aumenterà a 3,2 volte l’assegno sociale (circa 1.710 euro mensili) a partire dal 2030.
Le reazioni politiche e sindacali
Secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, “per la prima volta nella previdenza italiana si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per anticipare la pensione a 64 anni. Questo intervento è una risposta concreta al problema delle pensioni povere”. Anche la deputata Tiziana Nisini ha sottolineato che si tratta di un traguardo storico, utile a promuovere una maggiore flessibilità nel sistema previdenziale.
Critica, invece, la posizione della CGIL. La segretaria confederale Lara Ghiglione ha dichiarato che “questo intervento non affronta le disuguaglianze strutturali del sistema previdenziale, ma peggiora i requisiti”. La CGIL evidenzia come l’innalzamento degli anni di contribuzione necessari e delle soglie minime per l’assegno pensionistico rappresentino ostacoli significativi per molti lavoratori, soprattutto per le donne con carriere discontinue e redditi bassi.
Prospettive future
Con l’introduzione di questa norma, il governo punta a migliorare la sostenibilità del sistema previdenziale, ma restano interrogativi sull’effettiva accessibilità della misura per le fasce più deboli del mercato del lavoro. Si attendono ulteriori interventi per ampliare la platea dei beneficiari e affrontare le problematiche legate alle pensioni minime e al lavoro discontinuo.
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