Previdenza

Freelance o dipendente: così si costruisce una pensione integrativa

16 Novembre 2016

Per milioni di giovani italiani la pensione sarà un miraggio. La raggiungeranno tardi, molto più tardi delle generazioni precedenti. E scopriranno pure che, a causa della micidiale combinazione fra sistema contributivo, contratti precari e salari bassi, la loro pensione non sarà nemmeno dignitosa. Il Censis stima che il 65% dei giovani tra i 20 e i 35 anni occupati oggi in Italia, avrà una pensione sotto i mille euro: sono i più fortunati, perché gli altri avranno ancora meno o pressoché nulla.

Eppure molti di loro non pensano a come integrarla o a costruirla da zero: pur consapevoli del fatto che il loro trattamento post lavorativo non sarà nemmeno paragonabile a quello dei genitori, il 41% di loro – secondo uno studio di Wells Fargo su scala globale – non ha ancora cominciato a risparmiare per la pensione. C’è anche chi lo vorrebbe fare, ma non riesce a immaginare come: il 64% dei millennials afferma infatti che non guadagna abbastanza per poter permettersi di rinunciare a una parte del proprio salario oggi per qualcosa che avverrà tra 40 anni.

Ma è davvero così? È davvero impensabile mettere da parte un tesoretto, rinunciando a qualcosina oggi per organizzarsi meglio la terza età? In realtà no. Anzi, ci sono strumenti sempre più accessibili e flessibili, che prevedono investimenti anche minimi e con andamenti personali personalizzabili. La previdenza integrativa, che si affianca a quella pubblica, è offerta dalle banche con strumenti come i fondi pensione aperti o i piani individuali pensionistici (cosiddetti Pip). «Queste opzioni – spiega Andrea Lesca, responsabile Reti, Clienti Istituzionali e fondi previdenziali, la divisione assicurativa del gruppo Intesa Sanpaolo – rappresentano la risposta più semplice ed efficace al bisogno di previdenza complementare dei lavoratori italiani. Entrambi consentono di costruire una pensione integrativa offrendo agli aderenti la possibilità di scegliere il percorso da seguire in base alla propria propensione al rischio o in funzione di quanti anni mancano al raggiungimento dell’età pensionabile».

Intesa Sanpaolo propone ad esempio il fondo aperto “Mio Domani” e il piano pensionistico “Mio Futuro”. Quali sono le differenze e quale si addice meglio all’uno o all’altro cliente lo deciderà una adeguata consulenza: di certo si può dire che il primo è tagliato su misura per i lavoratori dipendenti che, su un orizzonte temporale di medio periodo, vogliono mettere da parte il TFR e hanno così la possibilità di ottenere un capitale maggiore rispetto a mantenere il TFR sotto forma di liquidazione o, come si usa ancora dire, “in azienda”. Il secondo invece può essere scelto anche da chi un lavoro non ce l’ha o è autonomo e può optare per versamenti periodici e non fissi, attraverso la gestione separata e i fondi interni. «La gestione separata – aggiunge Lesca – oltre ad offrire la stabilità di rendimento, ha la caratteristica di capitalizzare ogni anno gli interessi ottenuti. I Fondi Interni, caratterizzati da una componente azionaria variabile, investono in quote di fondi comuni di investimento il cui valore è legato all’andamento dei mercati finanziari».

Prendiamo come esempio un lavoratore medio: Mario, 38 anni, salario di 1.200 euro netti al mese. «Se versa ad esempio 125 euro al mese con il fondo ‘Mio Domani’, può ottenere a 66 anni una pensione integrativa mensile di 145 euro al mese. Che diventerebbero 264 euro al mese se versasse invece 225 euro, ottenendo un beneficio fiscale annuo di 324 euro». I risparmi investiti in una pensione integrativa comportano notevoli benefici fiscali: versamenti deducibili ogni anno fino a 5.164,57 euro, tassazione dei rendimenti dal 26 al 20% (12,5% per quelli correlati a titoli di Stato ed equivalenti) e delle prestazioni dal 15 al 9% (in base agli anni di partecipazione alla previdenza complementare). E poi l’esenzione del bollo e l’impignorabilità delle somme versate.

Altro esempio. Martina, 30 anni, libera professionista da circa 1.500 al mese e madre di due figli. Con un sacrificio di 250 euro al mese oggi, può risparmiare più di mille euro di tasse all’anno e costruire per lei e per la sua famiglia una pensione superiore ai mille euro mensili, grazie al fondo aperto pensionistico “Mio Domani” che inciderà per 484 euro al mese. «I lavoratori autonomi – rivela Lesca – apprezzano molto la possibilità di sospendere i versamenti e poi riattivarli successivamente senza costi aggiuntivi». La flessibilità è un altro aspetto spesso sottovalutato della pensione integrativa: «Al verificarsi delle varie esigenze della vita – continua l’esperto – l’iscritto può chiedere anticipazioni o riscatti, per esempio per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa, in caso di inoccupazione o per spese sanitarie straordinarie o, semplicemente, senza bisogno di fornire alcuna motivazione (in questo caso, si può chiedere un importo minore). In ogni caso è possibile sospendere o modificare il versamento, a seconda delle proprie esigenze, senza costi aggiuntivi. E ovviamente è possibile riprendere a versare così da beneficiare dei vantaggi fiscali e mettere da parte il proprio tesoretto».

Questo vale anche per chi nel mercato del lavoro non ci è ancora entrato, e che magari con l’aiuto dei genitori può versare solo 50 euro al mese: per gli under 25 Intesa Sanpaolo ha pensato a dei costi agevolati per indirizzarli sin da subito all’ipotesi di mettere qualcosa da parte. Ma in ogni caso, anche per chi ci pensa più in là, alla soglia dei 40 o persino oltre, non è mai troppo tardi: «L’innalzamento dell’età pensionabile – conclude Lesca – e i benefici fiscali rendono la previdenza integrativa vantaggiosa a tutte le età: i 40enni che sottoscrivono un fondo pensione hanno ancora davanti a sé una vita lavorativa di almeno 25 anni, che sono un orizzonte temporale appropriato per costruirsi una pensione complementare adeguata. E se hanno una famiglia possono attivare il fondo pensione anche per i figli usufruendo del beneficio fiscale anche su questi versamenti».

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