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Nihil, il brand che propone una visione di moda sostenibile, lenta e artigianale
Come stanno vivendo le piccole medie imprese, gli artigiani, le partite iva questo periodo di emergenza sanitaria? Ma soprattutto, chi sono? E perché dovremmo scegliere loro anziché grandi marchi, spesso tutti uguali, che ci ingolosiscono per via delle mode del momento e magari per prezzi stracciati?
Il Coronavirus ha inevitabilmente indebolito e messo in crisi piccole o anche ben avviate realtà che quotidianamente lavorano con passione per ritagliarsi uno spazio nel mercato. Realtà che fanno ricerca del prodotto, delle materie prime se lo realizzano, che propongono originalità, qualità e cercano di veicolare un concetto, un messaggio, oltre che vendere.
Nell’ottava puntata del mio piccolo viaggio tra queste bellissime realtà italiane ho intervistato Federica Mazzucchini, fondatrice di Nihil. Federica nasce a Mantova, nel 1987. Trasferitasi a Bologna, nel 2006, dopo un periodo iscritta all’università di filosofia si dedica alla sua vera passione: la modellistica, la confezione di capi sartoriali e il fashion design. Diplomatasi nel 2010 all’Istituto Carlo Secoli, lavora nell’ufficio stile di aziende di alta moda tra Modena e Milano. Nel 2012 decide così di fondare Nihil, un fashion brand che porta avanti una propria idea di moda, produzione artigianale e sostenibilità.
Com’è nato il tuo brand?
NIHIL nasce nel 2012, a seguito di un difficile periodo che mi aveva vista impegnata in alcune aziende di alta moda. Il lavoro era estremamente frammentato, c’erano pochi spazi per il dialogo e il processo creativo pressoché inesistente. Come spiega Barthes, l’industria del fashion è obsolescente per natura, non potrebbe essere altrimenti: la velocità con cui la moda si aggiorna è direttamente proporzionale alla sua capacità di produrre utili. Questo tuttavia va a scapito della qualità del lavoro se non, addirittura, della qualità della collezione. Sia da un punto di vista manifatturiero, produttivo, sia da un punto di vista del design, progettuale. È un problema di sostenibilità, detto in altre parole. Nihil è una scommessa, un’idea di moda che propone un sistema alternativo a quello, ormai anacronistico, che conosciamo.
Di cosa ti occupi principalmente? Cosa proponi?
Nihil è un fashion brand tutto al femminile, nasce come laboratorio che offre; I. un prodotto sartoriale — tutto viene co-progettato con il cliente — ; II. su misura — design proposto dal laboratorio, realizzato sulle misure del cliente che può scegliere anche i materiali —; e III. collezioni — pezzi unici acquistabili. Nihil incarna e propone una visione di moda sostenibile, lenta, di qualità e artigianale: tessuti in fibra naturale made in Italy e capi rifiniti sartorialmente. Prediligendo materiali vestibili tutto l’anno e capi adatti al contempo per occasioni formali che informali, Nihil promuove un’idea di consumo consapevole, incentrato sulla valorizzazione del prodotto e svincolandolo, così, dai ritmi serrati d’aggiornamento delle tendenze.
Quali problematiche hai riscontrato in questo periodo di emergenza sanitaria?
Sebbene buona parte del mio lavoro si svolga a distanza, online, tante clienti venivano in laboratorio, a conoscermi: proprio per come Nihil è impostato, per quello che rappresenta, spesso si instaura un rapporto che va oltre quello professionale tra me, il laboratorio e le persone per cui realizzo i capi. Molte tra le mie clienti venivano a vedere (e a toccare) i tessuti, a consultarsi, talvolta anche a disegnare quello che desideravano. L’epidemia ci ha privato di questo: del rapporto personale con le persone con cui e per cui lavoro e che è una parte essenziale di Nihil. Poca cosa, tutto sommato, rispetto a quello che tanta gente ha perso o ha dovuto sacrificare in questo periodo. Anche se è molto complicato, mi ritengo fortunata.
Le misure del governo in qualche modo ti sono state d’aiuto?
È evidente come questa pandemia abbia posto il governo di fronte a problemi complessi: da un lato quello sanitario, della sicurezza, e dall’altro quello economico, secondario al primo — ovviamente — ma anche questo legato alla qualità della vita delle persone. Ognuna di queste questioni ha la sua logica, le sue soluzioni, che sono conflittuali tra loro. Da un lato sono infinitamente grata per quello che è stato fatto per tutelare la nostra salute, per le drastiche e necessarie misure di sicurezza che sono state prese. Dall’altro, però, mi sarei aspettata maggiore vicinanza, più tutele da parte del governo a chi, come me, fa enormi sacrifici per far vivere la propria attività. Penso, però, che questa situazione particolare abbia solo messo in luce un problema ben più radicato e longevo: la distanza che divide chi ha un’attività medio-piccola (o anche semplicemente una partita iva) e chi dovrebbe tutelarlo. Mi torna in mente un incontro al Politecnico di Milano, cui avevo assistito — ormai diversi anni fa —, dove l’ex direttore di Wired Riccardo Luna diceva che “farcela in Italia”, spesso, è indice di una bravura e di una perseveranza molto particolare, forte. Ho imparato col tempo cosa volesse dire.
Quanto contano i social network e il web per una realtà come la tua?
Molto. Senza i social, soprattutto durante questa pandemia, Nihil non sarebbe sopravvissuta: tante persone sono venute a conoscenza del laboratorio e molti mi hanno supportata — sia attraverso donazioni, sia emotivamente — durante la prima fase della quarantena, quando producevo e donavo mascherine nel momento in cui tutti noi ci stavamo ancora attrezzando per fronteggiare il virus. Tuttavia, a prescindere da questo momento di difficoltà, i social hanno anche delle debolezze da gestire. Se da un lato ci permettono di fare conoscere il brand su scala molto più ampia rispetto a quella locale, quanto di lavorare completamente anche a distanza con le mie clienti, dall’altro, però, è molto difficile trasmettere alla gente il mio modo di lavorare, i tempi di produzione di un prodotto, la qualità dei materiali che uso e delle finiture dei miei capi. Questo soprattutto a causa della velocità con cui avviene la comunicazione sui social. I miei prodotti si riferiscono a una clientela molto specifica, capace di capire e valorizzare le mie lavorazioni: se una persona mi trova sui social e ha già una certa sensibilità per apprezzare la qualità sartoriale dei miei capi allora esistono già i presupposti comuni per una collaborazione; in alternativa, è difficile spiegare in così poco spazio la filosofia cui Nihil aderisce e rappresenta.
Quali iniziative hai intrapreso per far fronte a questo periodo?
Poco dopo una settimana dall’inizio della pandemia ho contattato un medico che mi ha dato indicazioni su come produrre mascherine idonee e funzionali. Il laboratorio ha cambiato il suo modo di lavorare in favore di una produzione più rapida. Ho preso la non facile decisione di sospendere per un periodo il su misura e ho pubblicato sui social la mia intenzione di donare le mascherine a chi era in difficoltà (chiedendo il solo contributo per le spese di spedizione). Sono così stata contattata da tante persone, tra cui anche RSA da tutto il nord Italia e ho prodotto centinaia di mascherine per moltissimi anziani. Questa è stata una prova di stress molto grande cui il laboratorio è stato sottoposto: gestire centinaia di richieste, produrre le mascherine, le spedizioni… ma sono contenta della scelta fatta e di aver contribuito ad aiutare. Una volta stabilizzatasi la situazione, poi, ho deciso di continuare a realizzare mascherine su misura, ma questa volta sartoriali, su richiesta, con i tessuti che uso abitualmente.
C’è un episodio molto bello che si è verificato a marzo, quando donavo mascherine, che vorrei condividere con voi: il responsabile di una azienda di tessuti d’arredamento mi ha donato di sua iniziativa uno stock di tessuti. Questi mi sono stati utili per produrre più mascherine di quelle che avrei potuto realizzare. È stato un gesto di gentilezza e di umanità che mi ha colpito molto: soprattutto nei momenti di difficoltà, tante persone hanno mostrato i loro lati più belli.
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