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Nelle bozze del Decreto Crescita si punta a favorire la rotazione degli appalti
È atteso per la prossima settimana il terzo decreto economico del governo, dopo il dl Cura Italia e il dl Liquidità, chiamato a prolungare e migliorare misure di marzo e varare interventi ex novo come il pacchetto enti locali con l’ipotesi di stop al pagamento Imu per due mesi, il progetto di slittamento a plastic e sugar tax, il reddito di emergenza per chi è rimasto fuori dalla prima tornata di sussidi.
Nel frattempo gira già la bozza del Decreto Crescita “L’Italia e la risposta al Covid_19”, preparata da Palazzo Chigi, in cui emerge un forte impulso alle opere pubbliche diffuse sul territorio italiano, con semplificazioni di procedura e finanziamenti. Ma chi le farà queste opere pubbliche? Per fare in modo che le ricadute positive aiutino il numero più ampio di imprese e lavoratori dal documento emerge la volontà di rafforzare il principio di rotazione.
Il principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti è uno dei principi fissati dall’articolo 36 del Codice dei Contratti Pubblici, e deve essere rispettato nelle procedure di affidamento sotto soglia comunitaria. È finalizzato al non consolidarsi di rapporti solo con alcune imprese, favorendo la distribuzione delle opportunità degli operatori economici di essere affidatari di un contratto pubblico.
Nella bozza del decreto, si legge che «al fine di coinvolgere quante più PMI edili possibile e coinvolgere un’ampia fetta delle unità produttive esistenti, l’assegnazione delle risorse per la realizzazione dei progetti dovrebbe avvenire assicurando una certa rotazione delle imprese». «Il fondamento del principio di rotazione (art. 36, D.Lgs. n. 50/2016) è individuato tradizionalmente nell’esigenza di evitare il consolidamento di posizioni in capo al gestore uscente (la cui posizione di vantaggio deriva soprattutto dalle informazioni acquisite durante il pregresso affidamento), in particolare nei mercati in cui il numero di agenti economici attivi non è elevato. Peraltro, così come delineato dal richiamato articolo 36, detto principio costituisce per gli appalti di lavori, servizi e forniture sotto soglia il necessario contrappeso alla significativa discrezionalità riconosciuta all’amministrazione nell’individuare gli operatori economici in favore dei quali disporre l’affidamento (nell’ipotesi di affidamento diretto) o ai quali rivolgere l’invito a presentare le proprie offerte (nel caso di procedura negoziata)».
In questo modo, gli enti pubblici saranno obbligati a far lavorare più imprese e quindi le ricadute positive saranno più diffuse.
La norma ribadisce infatti il vincolo dell’alternanza tra imprese che impedisce, nella successione degli appalti (con lo stesso oggetto o commessa riconducibile allo stesso settore) che la stazione appaltante si rivolga, sia nell’affidamento diretto sia nel caso di procedure negoziate semplificate, sempre agli stessi appaltatori. La volontà è quella di evitare la formazione di rendite di posizione a favore di alcune imprese in violazione del principio di concorrenza e di favorire la distribuzione delle opportunità degli operatori economici, specie se micro, piccole e medie imprese, di essere affidatarie di un contratto pubblico. La rotazione deve riguardare sia gli affidamenti sia gli inviti. Con l’obiettivo di aiutare tutti a uscire dal guado, evitando che in pochi si arricchiscamno mentre molti devono chiudere.
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