Borsa
Le Pmi quotate in Borsa incontrano gli investitori
Sono il motore economico e produttivo del Paese e sono sempre più reattive alle opportunità che i mercati finanziari sono in grado di offrire. Si tratta delle Piccole Medie Imprese. Proprio a loro è stata dedicata oggi la Small Cap conference 2016 organizzata da Borsa Italiana e arrivata ormai alla sua sesta edizione. Trentuno società quotate (ma molte sono state le richieste di adesione e più di 130 gli incontri) hanno presentato così risultati e strategie a oltre 60 investitori. Delle presenti oggi anche WIIT, società appartenente al programma ELITE.
In Italia, nel 2016, dopo oltre cinque anni, è infatti aumentato il numero di Pmi, a dimostrazione del fatto che il ruolo che rivestono nel tessuto economico e produttivo del Paese non è affatto secondario. A dirlo è anche il Rapporto Cerved PMI 2016 dedicato all’analisi delle Pmi italiane che ha rilevato la presenza di 137mila Pmi attive. Queste ultime hanno generato ricavi pari a 852 miliardi di euro, un valore aggiunto di 196 miliardi di euro (pari al 12% del Pil) e hanno contratto debiti finanziari per 240 miliardi di euro. Rispetto al complesso delle società non finanziarie, pesano per il 37% in termini di fatturato, per il 41% in termini di valore aggiunto, per il 29% in termini di debiti finanziari.
Le Small Cap ad oggi quotate sui mercati di Borsa Italiana sono 213: il 67% dell’intero listino con una capitalizzazione pari a 19,2 miliardi di euro, e i settori che rappresentano sono 19, con ricavi aggregati di 52,6 milioni di euro per oltre 157mila posti di lavoro. Negli ultimi cinque anni la crescita media dei ricavi è stata del 10%. Un settore, quello delle small cap, pertanto, piuttosto in fermento.
Negli ultimi 2 anni si sono quotate 40 small cap, di cui 28 sul mercato AIM Italia, dedicato alle società con alto potenziale di crescita e che permette un percorso più rapido alla quotazione, facilitando imprese e investitori.
«AIM Italia ha saputo dimostrarsi una buona soluzione per la raccolta di capitali», ha affermato Raffaele Jerusalmi, Amministratore Delegato di Borsa Italiana, che ha però ricordato quanto importante sia il ruolo delle misure del Governo a favore dell’investimento nell’economia reale, con la speranza che nuovi flussi di capitale favoriscano le Pmi.
E tra le misure del Governo vi sono di sicuro i Piani individuali di risparmio (Pir), che prevedono investimenti in azioni e obbligazioni di imprese italiane e soprattutto l’azzeramento dell’imposta sui redditi generati dall’investimento (l’aliquota è del 26%) e l’esenzione delle imposte di successione e donazione.
«L’obiettivo – ha detto alla platea Pagani, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia – è canalizzare il risparmio privato dei cittadini, delle famiglie verso l’impresa italiana con un focus proprio verso le Pmi», perché il mercato dei capitali, soprattutto per queste società, è ancora un po’ spento e vi è la necessità di spingere affinché il risparmio italiano confluisca a queste imprese, data la mancanza di investitori stranieri.
E di investitori, quest’oggi in Borsa, si è parlato anche guardando al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre perché «se da una parte c’è la consapevolezza che la vittoria del Sì garantirebbe stabilità, c’è anche la convinzione profonda da parte di una grossa fetta degli investitori che vincerà il No». E se c’è chi crede, come ha scritto ieri il Financial Times, che otto banche italiane che versano in stato di difficoltà rischierebbero di fallire se vincesse il No, c’è anche chi nutre più di un dubbio «come tutti i bravi trader» e Jerusalmi si definisce uno di questi.
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