Pmi
Le imprese oggi preferiscono l’online banking
Le piccole medie imprese preferiscono l’online banking ma resta fondamentale la relazione di fiducia con le banche, quindi con e tra le persone.
È quanto emerge dal Market Watch di Banca Ifis che evidenzia (su un campione di 500 pmi) proprio come sia di primaria importanza la relazione umana nella scelta del partner bancario per le pmi italiane che sono sempre più a loro agio nell’utilizzo dei canali digitali. Grazie al programma «Ifis4business», entro il primo semestre 2022, tutti i prodotti business di Ifis saranno infatti digitali. La banca specializzata nei servizi alle pmi punta sull’omnicanalità. Dopo l’apertura nel mese di luglio della piattaforma «Ifis4business» ad alcuni grandi clienti factoring, nei prossimi mesi la banca estenderà l’accesso ai servizi digitali a tutta la clientela factoring ed, entro il primo semestre 2022, a tutti i prodotti a portafoglio. La piattaforma per le imprese permette all’utente può gestire i propri prodotti e servizi ma anche acquistarli in autonomia, in modo paperless, con notevole vantaggio dei tempi.
Dal punto di vista della leva finanziaria, le aziende sono oggi fortemente ancorate all’autofinanziamento ma hanno saputo utilizzare al meglio i finanziamenti garantiti e agevolati previsti dal Governo, investendo nello sviluppo del business.
Tre è il numero di banche alle quali, in media, si rivolge una pmi, un numero che sale oltre le quattro se si guardano alle imprese con più di 50 addetti. Per il 95% degli imprenditori, avere più banche è una necessità e rende possibile scegliere a quale istituto rivolgersi, riconoscendo il valore della specializzazione. Internet è oggi considerato dalle pmi un canale privilegiato. L’online banking è scelto nel 64% dei casi (percentuale che sale al 77% nei comparti Agroalimentare e Automotive) per molteplici servizi finanziari. In caso di richiesta di credito, le aziende italiane preferiscono tuttavia il rapporto diretto con un consulente in filiale (65%) ma già il 35% usa le piattaforme digitali per le operazioni di finanziamento.
Un mix che banca Ifis ha adottato grazie a un modello omnicanale basato sulle competenze delle sue persone che operano nei territori attraverso una rete capillare di 26 filiali, con processi digitali snelli ed efficienti. La banca ha già annunciato il raddoppio degli investimenti in digital marketing a sostegno di Ifis4business. Grazie a questi investimenti, nei primi sei mesi dell’anno, Ifis così ha acquisito digitalmente oltre un quinto dei nuovi clienti. L’obiettivo è continuare a incorporare la tecnologia nei processi, lungo tutta la catena del valore, per offrire ai clienti un’esperienza “a misura di impresa” e “full digital” fin dall’onboarding. L’autofinanziamento è la fonte più preziosa
Secondo il Market Watch, inoltre, sono tre le principali voci del funding di una PMI: l’autofinanziamento (52%), il credito bancario a medio e lungo termine (22%) e il credito bancario a breve termine (10%). La composizione è rimasta inalterata durante la pandemia e non è previsto alcun cambiamento del mix nel post Covid. L’ampio ricorso all’autofinanziamento è coerente con il processo che le piccole e medie imprese italiane hanno intrapreso dopo la seconda crisi del 2011/2012 per conseguire una maggiore autonomia finanziaria. Non meraviglia l’incidenza del credito bancario a medio e lungo termine funzionale allo sviluppo degli investimenti dal primo Piano Industria 4.0 del 2017 in poi. Lo scudo pubblico aiuta a guardare al futuro
La pandemia ha fatto registrare una crescita del 24% nel ricorso alle garanzie statali sui prestiti e a finanziamenti agevolati. Se nel periodo pre-Covid circa il 36% delle imprese ne faceva uso, oggi la media è salita al 60% ma nel tempo è destinata a scendere al 45%. Coinvolti tutti i settori produttivi: la minor incidenza è dell’Automotive (46% le imprese coinvolte) mentre Agroalimentare, Sistema Casa e Meccanica superano il 70%. Quanto all’utilizzo, ben il 71% delle PMI ha infatti impiegato le risorse per investimenti materiali, immateriali e R&S con punte nei settori della Chimica & Farmaceutica (94%), Agroalimentare (80%) Logistica & Trasporti (78%). Il 14% delle aziende ha scelto di investire nella formazione, il 6% nel risparmio energetico e sostenibilità ambientale, nel 3% dei casi si sono lanciate nuove aree di business.
In tempo di crisi gli strumenti pubblici di sostegno sono serviti anche a sostenere la liquidità (57% delle PMI) e nel 21% dei casi per far fronte al pagamento degli stipendi, percentuale che raddoppia al 42% nel comparto Moda, uno dei più colpiti dalla pandemia.
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