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Le imprese dei distretti industriali crescono più del manifatturiero
Anche nel 2022 è proseguita la crescita dei distretti industriali italiani. L’export ha toccato la cifra record di 153 miliardi di euro, 25 miliardi in più rispetto al 2019 (+19,9 per cento a prezzi correnti), mentre il fatturato ha registrato un aumento del 16,7 per cento in termini mediani, mostrando una dinamica migliore rispetto al complesso manifatturiero (+15,2 per cento).
A fotografare il settore è il rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali 2022 realizzato dalla direzione ricerca e studi di Intesa Sanpaolo, come ogni anno, e presentato oggi da Gregorio De Felice, chief Economist Intesa Sanpaolo, Fabrizio Guelpa, responsabile Industry & Banking Research, Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo e Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. A moderare l’incontro il responsabile Media and Associations Relations Intesa Sanpaolo Matteo Fabiani.
«Le imprese distrettuali crescono di più rispetto a quelle non distrettuali, lo abbiamo visto su un campione complessivo di 90mila imprese, di cui 22mila distrettuali e circa 68mila non distrettuali. L’export delle imprese distrettuali è particolarmente forte e la capacità di innovare paga. L’analisi ci dice che tutte quelle imprese che hanno più brevetti, certificazioni ambientali e certificazioni di qualità, vanno meglio delle altre. Il rapporto, infine, dimostra la dinamicità, la forza e la capacità di reagire delle nostre aziende», ha dichiarato Gregorio De Felice.
Attraverso l’analisi dei bilanci di più di novantamila imprese, il rapporto evidenzia il recupero post-pandemico di 22.302 imprese appartenenti a 159 distretti industriali, nel confronto con 68.377 imprese non distrettuali specializzate nelle produzioni distrettuali. Emerge infatti una migliore performance dei distretti. Già nel 2021 le imprese distrettuali avevano registrato un fatturato del 5,2 per cento superiore ai livelli del 2019, due punti percentuali in più rispetto alle aree non distrettuali e una redditività rafforzata, con un ebitda salito al 7,7 per cento, tre decimi di punto in più rispetto al 2019.
Quest’anno ai primi tre posti della classifica dei migliori distretti italiani per crescita, export, profitti e solidità finanziaria, si posizionano la gomma del Sebino Bergamasco, il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene e i vini e distillati del Friuli.
La complessità del contesto macroeconomico ha accentuato le distanze tra chi è più competitivo e chi è più in difficoltà: in gran parte dei settori è aumentata la quota di imprese con ebitda margin negativo, ed è salita l’incidenza delle imprese con margini unitari superiori al 20 per cento. È stato premiante il posizionamento strategico: tra le imprese distrettuali con brevetti, l’ebitda margin è salito al 9,9 per cento nel 2021, dal 9,1 per cento nel 2019; si è così ampliato il divario rispetto alle altre imprese, salite all’8,1 per cento dal 7,8 per cento.
Nel sistema moda le imprese fortemente inserite nelle filiere del lusso nel 2021 hanno mostrato una marginalità unitaria decisamente più elevata rispetto a quella dei fornitori marginali o non continuativi (9,4 per cento vs 7 per cento). La distanza si è ampliata nel triennio 2019-21.
Per quanto riguarda le risposte delle imprese all’aumento dei costi dell’energia, soprattutto nelle aree ad alta intensità distrettuale prevalgono le azioni dirette a rivedere l’offerta per ridurre i consumi di energia, ad avviare oppure potenziare l’autoproduzione di energia, a rimodulare i turni. Molte imprese hanno già apportato soluzioni che riducono l’impatto dei costi energetici.
Le imprese distrettuali continuano inoltre a mostrare un forte impegno sul fronte dell’innovazione (circa 75 brevetti ogni 100 imprese vs. 51 nelle aree non distrettuali), che ne rafforza strutturalmente la competitività, così come nell’adozione di tecnologie 4.0. Da un’analisi su 423 imprese localizzate nel Triveneto, in Emilia- Romagna e nelle Marche, in gran parte attive in settori ad alta intensità distrettuale come Meccanica, Agro-alimentare e Legno-arredo, tra le imprese 4.0 emerge la miglior dinamica dell’ebitda margin, che si è rafforzato tra il 2019 e il 2021. Le differenze maggiori si osservano per le imprese più piccole: nel 2021 quelle 4.0 hanno registrato un ebitda margin pari al 14 per cento; il resto delle microimprese si è fermato all’8 per cento.
I ritorni della tecnologia dipendono fortemente dalla qualità del capitale umano inserito in azienda. Le imprese, con l’obiettivo di attirare e trattenere competenze, possono adottare mirate politiche di welfare aziendale, che possono contribuire anche a risolvere, almeno parzialmente, le difficoltà incontrate dalle donne con figli in età scolare nel conciliare lavoro e famiglia. L’analisi di un campione di circa 2.000 imprese evidenzia come nei distretti vi sia un’intensità lievemente superiore nell’adozione di misure di welfare (lo scostamento rispetto alle aree non distrettuali è pari a due punti percentuali).
Il divario supera addirittura i dieci punti percentuali quando si considerano le microimprese. I ritorni dall’adozione di politiche di welfare sono evidenti: nei distretti le imprese che hanno adottato misure di welfare nel 2021 hanno raggiunto livelli di produttività per addetto pari a 69.400 euro, con una differenza dalle altre imprese che è salita a oltre 18.000 euro, il doppio rispetto al divario del 2019.
Un’altra area di miglioramento riguarda la governance. La capacità delle imprese di rinnovare e potenziare le proprie competenze e aprirsi con più facilità alla transizione tecnologica e green può anche passare attraverso il passaggio generazionale. L’analisi dell’evoluzione del board per classe d’età evidenzia che nell’ultimo quadriennio si è verificato un invecchiamento degli amministratori. È necessario accelerare i processi di ringiovanimento del board: le imprese con almeno un under 40 nel board sono cresciute di più in termini di fatturato nell’ultimo triennio e risultano più innovative e attente agli aspetti ambientali (il 25,1 per cento ha certificati ambientali vs il 9,7 per cento delle imprese con il board composto solo da over sessantacinquenni).
Per il 2023-24 la banca stima una crescita nominale del fatturato ancora superiore al manifatturiero (+3,3 per cento vs +0,9 per cento), in un contesto di prezzi alla produzione pressoché invariati.
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