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La sfida futura cruciale per le imprese? Investire in digitale e sostenibilità

5 Marzo 2021

Il 2020 è stato un anno imprevedibile, che si è concluso con un ampio pessimismo. A bilanciare questo clima di negatività che ha travolto il paese però c’è stato e c’è un incremento delle imprese che non hanno perso la fiducia e sperano in una ripresa della situazione economica.

La fotografia del sentiment sociale e delle imprese italiana l’ha illustrata stamattina Nando Paglioncelli, presidente dell’IPSOS, in occasione della presentazione di “Motore Italia”, il nuovo programma strategico di finanziamenti e iniziative per consentire alle piccole e medie imprese italiane di superare la fase di difficoltà causata dalla crisi pandemica, firmato Intesa Sanpaolo. Il piano mette a disposizione 50 miliardi di euro di nuovo credito a favore di iniziative per la liquidità e investimenti nella transizione sostenibile e digitale.

Alla presentazione hanno preso parte Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ed Emanuele Orsini, vicepresidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco. Anna Roscio, responsabile direzione Sales&Marketing Imprese, ha illustrato i 5 pilastri del nuovo piano di Intesa Sanpaolo e le misure predisposte per supportare la ripartenza delle pmi italiane, il chief economist di Intesa Sanpaolo Gregorio de Felice ha rappresentato invece contesto e prospettive dell’economia italiana.

«A distanza di un anno dalle prime misure intraprese per la tenuta dell’economia, Intesa Sanpaolo si conferma fedele alleato delle pmi adottando con tempestività, in questa fase ancora critica, la misura più idonea e indispensabile per offrire loro maggiore tranquillità finanziaria: l’estensione della durata dei finanziamenti in essere. Da un lato si allunga così l’orizzonte di rientro del debito, dall’altro si consente alle aziende di pianificare investimenti che siamo pronti a sostenere con nuovo credito per 50 miliardi di euro», ha dichiarato Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo.

La situazione economica, spiega Paglioncelli, è giudicata dalle imprese ben più grave di quella finanziaria del 2008-2011, e l’orizzonte temporale per uscirne è medio-lungo: per 4 aziende su 10, ci vorrà un anno prima che la situazione possa normalizzarsi, per altre 4 il periodo sarà anche più lungo, 18 mesi o più, solo 2 su 10 sono più fiduciose.

Nonostante le previsioni allarmanti, aggravate dalla grande incertezza sul futuro, le imprese riescono comunque ad intravedere all’interno della propria azienda più opportunità che rischi, e sicuramente il recovery fund e l’attivismo delle banche centrali sembrano offrire una maggiore tranquillità.

Inoltre, la pandemia ha fatto emergere l’urgenza di una maggiore digitalizzazione delle imprese, e le potenzialità che da questa possono derivare. La digitalizzazione sarà infatti sicuramente centrale per la crescita e le aree che più verranno investite dalla digitalizzazione, sempre secondo le imprese, saranno l’area del customer care, del marketing e comunicazione, della gestione degli ordini, quindi quelle che governano la relazione col cliente.

Nonostante la crescita dell’e-commerce generata dalla pandemia, il canale però rimane ancora poco sviluppato dalle aziende italiane: oggi è utilizzato direttamente o tramite market place da meno di un’azienda su 3, mentre il 50% delle aziende ne rimane completamente escluso. C’è la diffusa credenza che l’e-commerce sia rilevante per chi faccia BtoC, ma la vera sfida da vincere è quella di sfruttare l’ecommerce come volano per la crescita nel mondo BtoB.

Rispetto agli investimenti in industry 4.0, 6 imprese su 10 raccontano di aver avviato investimenti, ma solo 4 su 10 lo hanno fatto in modo convinto, facendo emergere un possibile spazio per l’innovazione tecnologica, in particolare per quelle aziende che non comprendono appieno le potenzialità di queste sfide.

La sfida futura cruciale per le imprese è aprirsi al cambiamento, investire in formazione e digitale ma soprattutto è quella della sostenibilità, un tema sempre più noto anche presso la popolazione, oggi più attenta al comportamento sostenibile delle stesse imprese. La consapevolezza dell’evoluzione in atto verso un mondo più sostenibile è evidente alle imprese; 6 su 10 hanno avviato iniziative di sostenibilità, ma è una parte minoritaria quella che le ha inserite nelle proprie strategie di business, dimostrando di aver approcciato in modo convinto il tema.

Secondo lo studio presentato oggi da Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, per il biennio 2021-22 è previsto un graduale ritorno alla normalità con una ripresa più stabile a partire dal terzo trimestre. La crescita globale del PIL è vista al 5,3% nel 2021, dopo il -4,1% del 2020 con un ruolo trainante di Asia e Stati Uniti. I flussi commerciali internazionali sono previsti in netta ripresa al +12,4% dopo il -9,4% del 2020.

La ripresa dell’economia italiana sarà parziale rispetto alla caduta del PIL subita nel 2020 (+3,7% dopo -8,9%). Sarà importante però porre subito le basi per una crescita stabilmente più elevata e sostenibile, una volta terminati gli effetti legati agli investimenti del programma Next Generation. Per l’Italia è essenziale realizzare riforme che accrescano la produttività e il potenziale di crescita: occorre intervenire nel campo della P.A., della giustizia civile, del fisco e della concorrenza. Un altro fattore di supporto è rappresentato dall’eccesso di risparmio che si è creato nel 2020. Se infatti il tasso di risparmio delle famiglie tornasse quest’anno ai livelli del 2019, ne deriverebbe una crescita aggiuntiva sui consumi pari a 80 miliardi di euro.

In termini di recupero del fatturato, sono ben posizionate le filiere del farmaco e dell’alimentare, insieme ai servizi avanzati. È atteso un buon recupero per il settore delle costruzioni grazie all’ecobonus. Le misure di policy hanno ridotto il fabbisogno di liquidità e fatto decollare i prestiti alle imprese: nel corso del 2020 il flusso netto di prestiti alle società non-finanziarie è stato pari a 63 miliardi, sostenuto dai prestiti con garanzia pubblica.

Un reale cambio di passo sarà però possibile solo aumentando il livello degli investimenti, soprattutto immateriali, recuperando il gap che si è accumulato nell’ultimo decennio: sono 128 i miliardi di investimenti in più se l’Italia avesse seguito la stessa dinamica della Germania. È necessario investire sul green e sul digitale. La transizione ambientale è infatti una straordinaria opportunità per accelerare la crescita e renderla più sostenibile, interrompendo lo sfruttamento delle risorse naturali e ambientali. I fondi d’investimento sostenibili, a livello globale, hanno raggiunto asset totali per un controvalore pari a 1.000 miliardi di dollari e sono cresciuti del 35% rispetto a fine dicembre 2019.

Per agevolare al massimo il coinvolgimento delle imprese potenzialmente interessate ai contenuti di “Motore Italia”, Intesa Sanpaolo avvierà nei prossimi giorni un roadshow territoriale che punta a condividere proprio con le pmi i contenuti delle operazioni proposte. «Solo investendo sulla crescita e sulla transizione digitale e sostenibile saremo in grado di recuperare tempestivamente la nostra competitività sul mercato interno ed estero», ha concluso Stefano Barrese.

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