Pmi
Intesa-Confindustria, una firma da 150 miliardi per le Pmi
“Competitività, innovazione, sostenibilità”. Si intitola così l’accordo firmato oggi a Milano da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria e Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo. Una firma che ha l’ambizione di promuovere la crescita delle imprese italiane, mettendo a disposizione 150 miliardi di euro, in coerenza con il pnrr.
Confindustria e Intesa Sanpaolo collaborano dal 2009 condividendo temi cruciali per l’economia e la crescita del paese quali l’internazionalizzazione, il sostegno delle filiere produttive e dei distretti industriali, la valorizzazione del credito e gli investimenti in digitale e sostenibilità. Le iniziative congiunte hanno consentito di supportare decine di migliaia di imprese e pmi con oltre duecento miliardi di credito.
Oggi lo scenario economico è confortante, secondo i dati di Confindustria, ma va tenuta alta la guardia. Per l’economia italiana è più vicino infatti il traguardo di un ritorno sui livelli precedenti lo shock Covid. Le previsioni di autunno del centro studi di Confindustria indicano che c’è una «risalita più forte delle attese»: l’impatto della variante Delta è stato più contenuto di quanto si temeva, non ha frenato il Pil che nel 2021 è visto in rimbalzo del 6,1% e nel 2022 in crescita di ulteriore 4,1%.
«Il plafond di 150 miliardi messo a disposizione delle imprese – spiega Carlo Bonomi – consentirà di attivare investimenti privati, generando un effetto moltiplicatore delle risorse messe a disposizione per gli investimenti pubblici del pnrr, e creando nuove prospettive di crescita sostenibile per il sistema produttivo italiano e per l’intero Paese». La transizione ambientale, energetica e digitale investirà le filiere produttive e la comunità. Sono trasformazioni epocali e «serve grande attenzione e responsabilità da parte delle istituzioni perché agiscano in modo graduale e proporzionale e sostengano i processi di ammodernamento del tessuto industriale».
La banca e Confindustria con questo accordo, della durata di tre anni, mettono al centro proprio digitalizzazione, innovazione, rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale, potenziamento delle filiere e sostenibilità. La nuova strategia proverà a mobilitare gli investimenti privati muovendo su quattro direttrici quasi parallele a quelle del Piano europeo lanciato l’anno scorso. La prima direttrice è la digitalizzazione e innovazione, per affrontare la transizione digitale e garantire una crescita sostenibile e duratura, offrendo alle imprese “strumenti e programmi per migliorare i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e metodologie”, e consulenza per cogliere i benefici del piano Transizione 4.0 della legge di bilancio 2021. La seconda è la sostenibilità, per “sostenere i processi di transizione delle imprese verso un’economia digitalizzata e green per renderle sostenibili e resilienti”, agevolando l’adozione di strategie di crescita fondate sulla sostenibilità e sull’evoluzione verso il modello dell’economia circolare. La terza mira a rafforzare la struttura finanziaria delle imprese, per accompagnarle con “nuovi strumenti che favoriscano una prospettiva di medio-lungo periodo, in grado di contribuire alla ricostituzione progressiva dei flussi di cassa e a promuovere la patrimonializzazione”, anche favorendo culture aziendali “più attente alla diversificazione delle fonti finanziarie e al corretto bilanciamento tra debito e capitale di rischio”. Infine, e di nuovo, la valorizzazione del ruolo delle filiere, a prosecuzione del protocollo specifico “Sviluppo Filiere” già attivato dall’istituto milanese, che sarà esteso a nuovi comparti produttivi per ampliare i concetti di “sviluppo sostenibile, inclusivo e d’eccellenza”, incrementando occupazione e investimenti.
«Dobbiamo avere un’ossessione alla crescita. L’industria italiana è strutturalmente forte. Ma dobbiamo investire tanto in ricerca e innovazione per rimanere competitivi e utilizzare l’opportunità del pnrr nel modo giusto», sottolinea Bonomi. Un’ossessione alla crescita condivisa da Messina che sottolinea come «ora la vera sfida è far sì che la ripresa si consolidi nel tempo e sia diffusa, dando vita ad una economia strutturalmente più robusta, in grado di sostenere livelli di crescita del pil stabilmente maggiori di quelli cui siamo abituati».
Oltre alle risorse, servono le riforme, come quella fiscale che – afferma Bonomi – «intervega in modo massiccio sul cuneo fiscale con più soldi agli italiani e meno tasse alle imprese. Il reddito sul fronte della povertà va bene ma va rivisto».
Quanto al debito, spiega Carlo Messina, «anche se il nostro paese ha un debito pubblico enorme è sostenibile. Abbiamo un grado di dipendenza dalla bce molto elevato e dobbiamo lavorare per riprenderci la nostra indipendenza. Dobbiamo essere capaci di fare in modo che il risparmio autofinanzi il debito pubblico. E puntare all’accelerazione della crescita del pil».
Per il consigliere delegato le filiere devono costituire un fattore propulsivo per la crescita del paese perché sono quelle che si sono dimostrate resilienti durante la pandemia. «Il plafond rientra nell’ambito del nostro impegno ad attivare, nell’arco del pnrr, erogazioni a medio e lungo termine per oltre 410 miliardi da qui al 2026, di cui 270 per le imprese, al fine di accelerare, attraverso la mobilitazione degli investimenti privati, la digitalizzazione, i progetti infrastrutturali e ambientali, il rafforzamento del sistema sanitario, la ricerca, la coesione sociale che sono anche al centro della nostra collaborazione con Confindustria e delle strategie del gruppo».
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