Il tempo del digitale scorre lento

Il fisico Carlo Rovelli suggerisce, nel libro “Che cos’è il tempo?”, che il tempo non scorra non scorra allo stesso modo in tutto l’universo e talvolta ho la sensazione che anche il tempo dell’innovazione e della diffusione del digitale scorra in modo diverso a seconda che si guardi alle grandi aziende e a quelle più piccole che però sul nostro territorio sono l’ossatura dell’economia e dell’occupazione del nostro Paese.

La crisi, e ancor prima il nanismo delle nostre imprese, rendono infatti oneroso adottare al meglio le nuove opportunità della tecnologia, da quelle che il marketing digitale abilita alle nuove che i modelli inscritti nel paradigma Impresa 4.0: le risorse limitate, la velocità con la quale le competenze soffrono di obsolescenza, la complessità degli scenari che ne risultano spiegano una possibile “resistenza di ritorno”. Se un tempo si trattava di una resistenza al cambiamento, determinata dall’ignoto, oggi scontiamo un freno consapevole e per questo ancor più solido.

Del resto le aziende debbono affidarsi alle web agency e ai fornitori presenti sul territorio, essi stessi alle prese con tecnologie sempre più sofisticate e quindi competenze che diventano verticali e costantemente da aggiornare: la trasversalità e l’approccio che vengono sempre richiesti sono pertanto difficili da offrire, soprattutto a costi accessibili.

In questa prospettiva, si comprende che ruolo giochino i corpi intermedi ed in particolare le camere di commercio e le associazioni di categorie: tradizionali luoghi di rappresentanza degli interessi e strumenti di formazione e crescita delle imprese, oggi – con gli sportelli e le attività in essere – hanno non solo il compito di ridurre il gap tecnologico e rendere possibile il trasferimento delle competenze, ma anche la responsabilità di condurre la classe imprenditoriale del nostro Paese ad affrontare quella che, senza alcuna retorica, può essere definita la Quarta rivoluzione industriale.