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Il settore del mobile prima e dopo il Covid, la ripresa c’è ma è lenta

4 Febbraio 2021

Quello del mobile è stato tra i settori più penalizzati dalla crisi sanitaria nel 2020. Il lockdown a causa del Coronavirus ha portato ad una battuta d’arresto nel settore dell’import/export nel campo dell’arredamento. Le misure di contenimento dell’epidemia hanno determinato il calo dei consumi di arredo da parte delle famiglie ma anche una contrazione degli acquisti di mobili da parte delle aziende italiane, in particolare quelle legate al comparto dell’Hospitality. Alberghi, bar, ristoranti, uffici, negozi hanno smesso di comprare perché anch’essi in pausa per via del Covid.

A fotografare la situazione del settore dell’arredamento è uno studio della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che rivela che alla vigilia della pandemia, il comparto contava circa 18.600 imprese per un totale di oltre 130.000 addetti e quasi 23 miliardi di euro di fatturato. Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, infatti, quello del mobile è il quarto settore italiano per avanzo commerciale, dopo meccanica moda e prodotti in metallo, con un saldo che ammonta a 7,6 miliardi di euro (circa l’8% del totale manifatturiero di 94 miliardi). Cruciale è il ruolo svolto dai distretti industriali che esprimono larga parte dell’avanzo commerciale italiano nel settore (76%) e in cui trovano impiego circa il 60% degli addetti del settore del mobile. In testa figurano il Legno arredo della Brianza e il Legno arredo di Treviso che hanno registrato un saldo commerciale superiore a 1,5 miliardi di euro nel 2019. Solo Il Legno arredo dell’Alto Adige ha conseguito una performance negativa. La forza dei distretti risiede nelle filiere ben radicate nel territorio.

Ma l’emergenza sanitaria quali conseguenza ha avuto sul settore del mobile?

Se guardiamo ai competitor europei, l’andamento del fatturato del mobile italiano ha subito a marzo la contrazione più consistente nel nostro paese. L’Italia è stato ed è tra i paesi più colpiti dall’epidemia e dalla fine di febbraio 2020 sono state adottate misure di contenimento del virus più restrittive e in anticipo rispetto ad altri paesi europei.

L’evoluzione del fatturato del mobile dei primi dieci mesi a confronto con il settore manifatturiero rivela una caduta più importante del mobile e una ripresa del settore, a partire da maggio con le prime riaperture delle attività, portando il comparto dell’arredo in territorio positivo già a luglio (+1,9 percento la variazione tendenziale) e evidenziando a ottobre una variazione tendenziale del +8,3 percento. Il comparto è tra i pochi a registrare il ritorno in positivo del fatturato settoriale sperimentando una crescita tendenziale del 16% nel terzo trimestre. Inoltre, un raffronto del mobile a livello europeo mostra in ottobre il consistente recupero dell’Italia seguita da pochi altri competitor di settore (Danimarca, Polonia, Belgio, Germania).

Nello specifico, da marzo però, guardando alle vendite, il settore del mobile, insieme ai prodotti del sistema moda, risulta essere stato il comparto maggiormente in difficoltà. Soltanto ad ottobre c’è stato un lento risveglio del settore (+4,4 percento). Ma intanto le esportazioni sono crollate del -25,3 percento su tutti i mercati di sbocco europei ed extraeuropei, ad esclusione degli Stati Uniti , forse per effetto di un lockdown ritardato rispetto agli altri paesi. Con la ripresa del commercio estero le vendite del settore hanno mostrato segnali di recupero registrando una variazione tendenziale positiva ad agosto e a settembre, così la crescita tendenziale delle esportazioni nel terzo trimestre è stata del 2 percento. Solo che ad ottobre c’è stata un’altra contrazione delle vendite estere (-4,7 percento) nonostante un ritorno in positivo delle esportazioni in molti paesi europei ed extraeuropei, tra cui Stati Uniti e Francia, importanti mercati di sbocco per il settore.

Nel primo trimestre del 2020 soltanto i distretti del Mobilio abruzzese, dei Mobili in stile di Bovolone (Verona), delle Cucine di Pesaro e dei Mobili imbottiti di Forlì, tutti favoriti dai consistenti flussi di export verso il mercato statunitense, hanno continuato a vendere e a esportare. Dopo le forti contrazioni di export dei distretti del mobile nel secondo trimestre 2020 (-35,7 percento) si assiste al recupero nel terzo trimestre dell’anno (+3,5 percento) con il ritorno in positivo della maggior parte dei poli produttivi del settore.

Diversi distretti del mobile infatti hanno evidenziato buone performance mostrando un aumento delle esportazioni nei mesi estivi: tra questi vi sono i principali distretti del settore (Treviso, Pordenone e Brianza), le cucine di Pesaro, l’Imbottito della Murgia e, soprattutto, l’Imbottito di Forlì, che, sostenuto da un forte exploit di vendite (+45,5 percento) in particolare in Francia e Cina, ha portato il bilancio dei primi nove mesi dell’anno in territorio positivo (+8,7 percento). La ripresa riguarda quasi tutte le principali destinazioni dell’export dell’arredo, con una particolare intensità soprattutto nei Paesi bassi e in Polonia. Più in generale, i distretti del mobile sono tornati a crescere nei loro principali sbocchi commerciali (Francia, Stati Uniti e Germania).

A novembre le nuove misure di contenimento del virus hanno interrotto il percorso di ripresa sul mercato interno (-12,4 percento). Gli ottimi dati dei mesi estivi non hanno consentito alle imprese del settore di recuperare quanto perso durante il lockdown. Nella media dei primi undici mesi 2020 il fatturato del settore perde ancora l’8.9 % rispetto allo stesso periodo del 2019.

Peraltro, da una rilevazione effettuata da Unioncamere a livello provinciale, emerge che la percentuale di imprese che a ottobre mostrava livelli di attività simili al periodo pre-COVID non superava il 16 percento. La quota di imprese che entro la prima metà del 2021 avrà recuperato livelli accettabili di attività passa dal 32% del mobile di Vicenza al 57% del legno-arredo di Pordenone e al 63% dell’imbottito di Forlì. Soltanto il distretto delle cucine di Pesaro presentava aziende con attività sospesa o a rischio di chiusura.

Il percorso di recupero sarà lento. Le filiere saranno sempre più strategiche per la ripartenza del settore come strategici saranno i distretti che hanno fatto del radicamento locale la loro cifra distintiva. La filiera dell’Arredo è presente in tutta Italia ma altamente concentrata nei distretti produttivi che continuano ad offrire vantaggi localizzativi, sia per le imprese più piccole sia per le aziende più grandi e strutturate. Green economy ed e-commerce saranno la chiave per la ripartenza.

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