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ETERNITY PUO’ ESSERE SOLO IL NOME DI UNA BARA

20 Dicembre 2014

Tra le mie varie collezioni, ci sono i cataloghi dei prodotti delle imprese che frequento.
Delle micro-micro imprese.
Sono cataloghi che se li guarda qualche guru del marketing e della comunicazione si cancella automaticamente da ogni albo, e si chiede a cosa siano serviti anni e anni di studio.
Sono cataloghi che svelano la piccolezza delle imprese con cui ho a che fare.
Sono cataloghi che mostrano i limiti a livello di comunicazione nazionale ed internazionale.
Sono cataloghi che parlano di prodotti e di come vengono realizzati ma poco di chi li produce e della storia che li accompagna.

Sono cataloghi realizzati “perché bisogna avere il catalogo”, fatti in maniera artigianale, che dicono tutto e dicono niente.
Proprio come quelli che scrivono a vanvera di piccole e micro-micro imprese. Dicendo tutto e dicendo niente.

La cosa più simpatica sono i nomi dei prodotti.
Se qualcuno avesse voglia, ci sarebbe da fare una tesi di laurea in merito.
E quando li sfoglio, mi chiedo semplicemente perché…

Perché tutti i produttori di porte chiamano le loro porte con nomi di donna ? Una volta era prerogativa dei produttori di cucine, adesso 3/4 dei produttori di porte per interni ha nome di femmina.

Perché i produttori di mobili del distretto di Bassano del Grappa hanno una collezione con un nome di un Doge della Serenissima repubblica di Venezia ?

Perché i produttori di serramenti hanno tutti una finestra che si chiama o Magnum o Basic, differenziandola da quella della concorrenza chiamandola 68 o 92 in base allo spessore del legno ?

Perché tutti i produttori di macchinari per imballaggio hanno nella loro gamma una easypack o una fastpack ?

Perché i produttori di lampadari Murano hanno tutti un prodotto che si chiama Ca’ Rezzonico ?

Perché i produttori di levigatrici per legno chiamano le loro creazioni Sandya con numero a seguito in base alla larghezza dei nastri abrasivi ?

Potrei continuare a lungo.
Fatto sta che la fantasia non sembra proprio essere il forte delle micro-micro imprese.
Nomi comuni, nomi uguali ai concorrenti, nomi che inducono a far confusione, come se sotto il cielo delle micro-micro imprese, non ce ne fosse a sufficienza.

Io comunque aspetto sempre che qualcuno crei la linea COSO.
Si perché fondamentalmente, il micro micro imprenditore con coso definisce il mondo.
Coso sono i prodotti (“de chel coso la ghe nemo venduo tanti”), coso sono gli attrezzi per farlo (“dopo usemo chel coso la che serve par finirlo mejo”), coso sono le persone che lavorano in azienda (“vame ciamar coso che sa dove che xe”), coso è spesso il colpevole di tutto (“coso me ga dito che un so amigo “).

“Se COSO ciama el so prodotto PIPPO e gà successo in tutto el mondo mi o ciamo PIPPO2 cossita i se confonde quei esteri”.

Ecco.
Forse il segreto, forse il principio del marketing applicato alle micro-micro imprese sta tutto in questo. Confondere.
Perché non si ha un’identità vera e propria.
Usare gli stessi nomi dei concorrenti.
Usare la pappa pronta per non investire due soldi per creare un nome, una linea, una collezione, un coso con vita propria.
Perché secondo il micro micro imprenditore, la veste del prodotto e la promozione non è vendita.
Non serve a niente.
Tutte scartoffie e tutta filosofia. Per carità comprensibile. Ma quando cerco di spiegargli che serve anche quello, che finché il cliente finale non acquista il prodotto dobbiamo invogliarlo solo con le parole emerge quell’elemento caratterizzante delle micro-micro imprese: abilissimi e bravissimi produttori.
Stop.
Fine della storia.
Per dargli veramente una mano bisognerebbe confinarli ed esiliarli in produzione. Far tocchi. Inventare prodotti. Lasciar lavorare il genio. Da tutto il resto tenerli lontani come fosse la peste. Da tutto quello che comporta un qualsiasi rapporto di comunicazione tenerli alla larga. Farli produrre. E’ li che esaltano il meglio di loro stessi. E’ lì che viene fuori la loro maestria, il loro “essere leader del mercato”. E’ dalla qualità magnifica e dalla cura maniacale nei dettagli che si vede il vero artigianato. Dal fare. Non dae ciacoe o dai cataloghi.

Come fare per farli solo lavorare ?
Bella domanda.
Grandissima immensa domanda.
Chi ha la risposta vince tutto e salva l’umanità delle micro-micro imprese. Dopo i vari aborti delle reti d’impresa (a cui il micro micro imprenditore veneto sembra allergico) vedo come unica strada quella della vendita dell’impresa a società commerciali che piazzino in giro a destra e a manca i loro prodotti. Una società vende e l’impresa produce.
Ad ognuno la sua specialità.
Facile ? No eh .. figuriamoci se il micro micro imprenditore rinuncia ad uscire sul mercato col suo nome (cognome più che altro), figuriamo se supporta economicamente la società che vende nella promozione del prodotto, figuriamoci se delega qualcun altro a vendere pezzi della sua vita. Gnanca questa no xe na bona strada. Cosa si potrebbe fare ? Non lo so.

E secondo me non lo sanno neanche loro. E intanto continuano a chiamare i loro prodotti Eternity che per me è il nome ideale di una bara da morto ma per loro può andar bene per qualsiasi coso.

 

Disclaimer: Se qualcuno ritiene che questo post sia offensivo, falso, denigrante delle imprese venete, usi i commenti per segnalarlo. Pubblicamente. Lo davo per scontato ma forse è meglio scriverlo: le opinioni sono mie. Giuste o sbagliate che siano, ma sono solo mie e son responsabie de queo che digo, no de queo che te vol capire o che te par de lesar tra e righe.

(Foto di Davide Degrassi, tratta da Flickr)

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