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I distretti verso rimbalzo del 12%. Messina: «Le filiere spingono la crescita»
Dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, i distretti industriali italiani vanno verso un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell’11,8% sull’interno 2021. «La reazione è significativa considerando che lo scorso anno il 25,2% delle imprese aveva avuto una marginalità negativa; circa la metà di queste imprese ha potuto contare sulla liquidità interna per appianare le perdite; le restanti hanno potuto attivare moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati». È quanto emerge dal 13° Rapporto annuale sull’Economia e la Finanza dei Distretti Industriali, elaborato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e presentato questa mattina dal Chief economist della banca Gregorio De Felice e dal Responsabile della Ricerca Industry & Banking Fabrizio Guelpa, mentre il consigliere delegato del gruppo Carlo Messina è intervenuto per le considerazioni finali.
A un anno di distanza dallo scoppio della pandemia, il Rapporto si è posto l’obiettivo di rappresentare lo stato di salute dei distretti, evidenziando le criticità da superare, i fattori di resilienza su cui far leva e le priorità da affrontare per un rilancio economico duraturo e sostenibile. «Più elementi ci spingono a un cauto ottimismo e a pensare che le filiere distrettuali possano continuare a rappresentare un tratto imprescindibile del tessuto produttivo italiano. In presenza di know-how e competenze diffuse, il “gioco” virtuoso di concorrenza e cooperazione continua tra attori della filiera ha consentito a molti distretti di competere con successo all’estero o di collocarsi stabilmente nelle catene globali del valore», si legge nel Rapporto, che evidenzia il ruolo decisivo delle filiere nel rilancio dell’economia dopo la pandemia.
I prossimi anni saranno decisivi per il rilancio dell’economia italiana e sarà fondamentale impiegare bene le risorse provenienti da Next Generation EU e far ripartire gli investimenti in macchinari 4.0, digitale, green, capitale umano. «Intesa Sanpaolo è idealmente posizionata, grazie alla propria rete, pergarantire un approccio integrato, inclusivo e trasversale rispetto a imprese capo-filiera, PMI micro- imprese e start up, necessario per accelerare iniziative di sistema lungo la supply chain, che abilitino progetti di innovazione e transizione sostenibile, con un impatto positivo su competitività
internazionale, resilienza e sostenibilità di tutte le imprese, incluse quelle di piccola e media dimensione», ha sottolineato Messina, secondo cui «lo schema delle filiere può rappresentare un forte moltiplicatore per la crescita del Pil».
Intesa Sanpaolo ha una serie di esperienze consolidate nelle attività di finanziamento e advisory che riguardano le aree di interesse del Recovery Plan e intende rafforzare ancora di più il suo ruolo a sostegno del Paese: coinvolgimento del tessuto imprenditoriale italiano anche tramite filiere e indotto circa 270mila Pmi a cui si aggiungono circa 700mila micro-imprese, execution di grandi operazioni di finanza strutturata, di cui è leader di mercato, rapporto consolidato con grandi investitori istituzionali sia nazionali che internazionali, interlocuzioni privilegiate della banca con la clientela di riferimento e con le istituzioni locali. «Per continuare a giocare il ruolo a sostegno dell’economia reale e di accelerazione della crescita e, al contempo, per proporsi quale grande soggetto istituzionale a supporto dell’attuazione del Recovery Plan, Intesa Sanpaolo intende mettere a disposizione nell’orizzonte del PNRR oltre 400 miliardi di erogazioni a medio-lungo termine, di cui: circa 120 miliardi la Imprese con fatturato fino a 350 milioni,
circa 150 miliardi a imprese con fatturato superiore a 350 milioni e oltre 140 miliardi a privati.
Messina, sollecitato dalle domande dei giornalisti in teleconferenza, si è anche espresso a proposito di due importanti dossier sul tavolo del governo in questi giorni. Sulle Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva partecipata da Stato (tramite Invitalia) e Arcelor Mittal, il banchiere ha ricordato che Intesa Sanpaolo, che è da poco uscita dall’azionariato della holding siderurgica, «abbiamo supportato per molti anni l’impresa, perché c’era un legame inscindibile una dimensione economica molto più ampia». La riduzione dell’operatività di Ilva ha portato «alla perdita di un punto di Pil nel nostro paese», ha aggiunto Messina. «Noi abbiamo delle esposizioni in essere e faremo di tutto per tutelarle. Ma se non si hanno condizioni prospettiche che garantiscano la generazione di cashflow, vedo difficile un coinvolgimento futuro della banca».
A proposito di Autostrade dell’Italia, su cui è in corso una trattativa che dovrebbe portare all’ingresso di una cordata guidata dalla Cassa Depositi e Prestiti con i fondi Blackstone e Macquarie, Messina ha rimarcato che «per cercare delle soluzioni serve anche il coinvolgimento degli azionisti». Certo, «devo dirvi che, se devo immaginare Autostrade nelle mani di uno spagnolo o di Cassa Depositi e Prestiti, non ho dubbi sulla scelta: deve essere tenuta il più possibile all’interno del nostro paese anche perché si lega anche ad aspetti di sicurezza nazionale», ha concluso il banchiere.
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