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Competenze, connessioni, competitività. Le sfide che ha di fronte il Mezzogiorno

5 Agosto 2022

Quali sono le sfide che il Mezzogiorno dovrà affrontare nel futuro? Competenze, Connessioni e Competitività. Soltanto lavorando su queste 3 C il tessuto produttivo ed economico del Mezzogiorno potrà crescere e stare al passo con i tempi.

A giugno le imprese sono cresciute (anche se di poco) dello 0,7 percento rispetto al 2021 (-0,1 percento è  il dato italiano). Inoltre, sono attive oltre 170 mila imprese giovanili, il 40 percento del dato nazionale, con un tasso di imprenditorialità giovanile più alto di quello medio nazionale (9,8 percento contro 8,3 percento). L’export è in forte recupero e al primo trimestre dell’anno si è registrato un +26,3 percento contro la media italiana del 22,6 percento. Al Sud sono presenti oltre 15 mila imprese “innovative”, il 17 percento del dato nazionale. Rispetto al 2014, il numero delle imprese innovative cresce di circa il 52 percento a fronte del 34 percento della media nazionale e la spesa per addetto è aumentata di 1.800 euro.

A fotografare la situazione è il “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” pubblicato da SRM, Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, che fornisce una narrazione diversa di un Mezzogiorno che propone realtà innovative e prospettive di crescita, individuando numeri inaspettati circa la realtà economica e produttiva meridionale e fornendo spunti di riflessione ed indirizzi per la ripartenza del Paese.

«I dati dimostrano che esiste un Mezzogiorno che nonostante tutto è in grado di contribuire alla crescita del paese. L’attuale fase economica e politica evidenzia opportunità e minacce crescenti, rendendo ancor più necessario attuare le riforme e riuscire ad investire con efficacia le risorse a disposizione. È il momento di sfruttare tutte le opportunità che ci sono affinché il Mezzogiorno possa realmente iniziare un percorso di recupero dello storico gap con il resto di Italia e contribuire al rilancio dell’Intero Paese», commenta Paolo Scudieri, presidente SRM.

Il Mezzogiorno contiene tutti gli elementi per avviare un percorso di crescita basato sulle 3C: punto di partenza sono le sue forze endogene legate in primis ai settori prevalenti (Mare, Energia, Turismo, Ambiente) che possono contribuire in modo deciso alla ripartenza dell’area.

I porti, la logistica e lo shipping sono gli elementi che muovono l’economia del mare e che possono favorire la competitività del paese nel Mediterraneo. I porti meridionali servono il 47 percento del traffico merci del paese pari a 224 milioni di tonnellate di merci gestite nel 2021 (+7,1 percento; in Italia +8,4 percento). Si contano, inoltre, 36.500 imprese di trasporti e logistica (un terzo dell’Italia).

Dal punto di vista dell’energia il Sud si conferma strategico per il rilevante potenziale di generazione elettrica da fonti green. L’area pesa per il 40 percento del totale in termini di potenza cumulata installata da FER.

Guardando al settore del turismo, il Mezzogiorno ha rappresentato nel 2021 circa il 20 percento dei flussi turistici nazionali con oltre 15,4 milioni di arrivi. Considerevole è stato il recupero rispetto al 2020: +43 percento a fronte di un +41,2 percento medio nazionale. La componente straniera è cresciuta al Sud del 107,5 percento (in Italia +62,9 percento).

Per quanto riguarda l’ambiente e la sostenibilità, nel Sud l’impronta bioeconomica è maggiore della media nazionale: sono stati prodotti 24,9 miliardi di VA (il 7 percento del totale economia dell’area. In Italia è il 6,4 percento), con 715 mila addetti (10,4 percento del totale occupati rispetto al 7,9 percento del totale nazionale). Si tratta rispettivamente il 24,1 percento ed il 35,5 percento del dato nazionale.

Inoltre, su un campione di 700 imprese manifatturiere intervistate da SRM, nel Sud il 49 percento dichiara di aver effettuato investimenti nell’ultimo triennio. Guardando al futuro, cresce la voglia di digitale. Le imprese che vi investiranno sono il 62 percento e c’è anche maggior attenzione ai rapporti con il mondo della ricerca, con il 57 percento di imprese che pensano di investirci.

Il percorso futuro di crescita è quindi legato a doppio filo alla capacità del paese e del Mezzogiorno di utilizzare al meglio le risorse disponibili (oltre 200 miliardi fino al 2030) e che dovranno essere spesi in modo efficiente e con una programmazione di qualità. Per raggiungere gli obiettivi prefissati l’accento va posto su quei settori trasversali che, anche grazie al corretto utilizzo delle risorse disponibili e al completamento delle riforme, rappresentano la linfa vitale della nuova società e leve fondamentali per lo sviluppo: formazione, sostenibilità, innovazione, digitalizzazione ed economia sociale. In questi settori il Mezzogiorno evidenzia importanti aree di miglioramento e sfidanti obiettivi di crescita.

Lo studio realizzato da SRM ha l’obiettivo di «offrire una chiave di lettura diversa, orientata a guardare al Mezzogiorno come area con un ampio potenziale di sviluppo e ricca di risorse umane ed imprenditoriali che vanno sostenute e rilanciate», come spiegato da Massimo Deandreis, direttore generale SRM. «SRM con una logica propositiva vuole indagare su come il Sud può in concreto contribuire alla crescita del Paese anche grazie alle risorse disponibili e alle riforme in corso, tracciando nuovi obiettivi e nuovi modelli di sviluppo. Competenze, connessioni logistiche e digitali, imprese competitive e strutturate rappresentano i fattori centrali per il rilancio. E i numeri dimostrano che pur con le tante e ben conosciute difficoltà, esiste anche un Mezzogiorno che innova, produce e sa essere competitivo».

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