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Milano Moda Uomo: per la primavera-estate 2025 tornano le vacanze all’italiana

18 Giugno 2024
Dopo quattro giorni intensi, cala il sipario sulle passerelle meneghine per le collezioni maschili che celebrano tutta la spensieratezza e lo stile vacanziero del nostro Paese. Da Dolce&Gabbana che racconta un moderno gentiluomo informale, passando per le etichette anticonformiste di Prada, l’essenzialità nostalgica di Fendi, l’inno alla magnificenza rigenerante della natura per Emporio Armani, il mare urbano di Gucci, l’ode al classico di Zegna. E, l’uomo vestito Giorgio Armani, si muove tra le Palme svettanti tipiche delle estati isolane e la rottura di schemi sinonimo di evoluzione costante all’insegna dell’essere sé stessi. Dalla prossima stagione, la Milano Fashion Week, avrà a disposizione un giorno in più. L’annuncio nelle scorse ore della Camera Nazionale della Moda Italiana

 

 

 

 

Milano- Volge al termine la Settimana della Moda di Milano per le collezioni maschili primavera-estate 2025, dopo quattro giorni vissuti intensamente nella città meneghina. Sulle passerelle nostrane va in scena tutta la spensieratezza delle stile vacanziero italiano celebrato dagli stilisti più importanti che, dunque, intendono imprimere a queste sfilate, un’aurea di sobria eleganza, che rappresenta uno dei tratti distintivi del made in Italy. E dopo più di dodici mesi di trattative serrate, finalmente, la Milano Fashion Week, da settembre 2024, durerà un giorno in più. Infatti, il calendario vedrà in programma la presentazione delle collezioni donna primavera-estate 2025 dal 17 al 23 settembre. A inaugurare la settimana della moda milanese sarà Fendi che sfilerà alle ore 15. La comunicazione dell’accordo è stata data direttamente dalla Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi) in una nota ufficiale. Questo si sarebbe reso necessario, secondo il comunicato, per “evitare sovrapposizioni e creare sincronia nel calendario internazionale della moda”, e  “favorire il pubblico specializzato che viaggia tra le città e i brand in calendario”.

 

Ma per entrare nel merito di quanto visto sulle passerelle all’ombra della Madunina,  non si può non partire da Prada con i suoi segni borghesi che si estrinsecano nella sartorialità dei pantaloni, nelle maglie blu con scollatura a V, nelle camicie slim, i trench con manica a metà braccio, e capispalla multitasche. Ancora, l’illusione delle cinture finte, i colori che volano dall’azzurro , al viola, al fucsia, al multirighe, ai colletti che simulano polo e camicie sui pullover. E, come accessori, borsette da signora con felpe di pelle che coprono le mani. La magliette riproducono stampe del pittore fracesce Buffet.

 

Domenico Dolce e Stefano Gabbana, presentano una collezione che sembra intonare i giorni scanzonati e pigri di un’epoca fatta di bellezza al maschile sorniona e dorata, dove gli anni ’50 la facevano da padrone, mostrando al mondo quali capacità artigianali si nascondessero nelle sartorie e nei panorami mozzafiato del Bel Paese. Da Capri con le puntate lungo la Costiera Amalfitana, a Portofino, Venezia e tutte le località estive più iconiche dello stivale. Le giacche sono sartoriali e molto leggere, con camicie realizzate con abbottonatura doppiopetto, pinces ai pantaloni risvoltati alle caviglie, collo a scialle e spalle senza cuciture per le maglie.
La sfilata si intitola proprio, “La bellezza italiana” (Italian Beauty) che ne è il tema ispiratore. La palette di colori impiegati va dal beige, al bianco, al verde brillante, al bordeaux, grigio e nero. I bermuda sono freschi di sartoria, le polo sono a traforo, la camicia perde la manica, per uno stile vacanziero che non sfigura di certo nelle serate eleganti rischiarate dalla luna.

 

Alessandro Appiolaza  alla sua seconda collezione maschile per Moschino, rimescola usi e costumi di una società liquida, alla ricerca di una ironia irriverente e colorata capace di far sorridere. Valori tanto cari al fondatore della maison, Franco. Sono capi ed accessori che, apparentemente, non sembrano essere legati tra loro da logiche rigorose, ma che creano singolarità ed allegria nei volumi, nei racconti di cui si rendono protagonisti.

 

Fendi, rende omaggio ai punti di riferimento tipici della casa di moda di origini romane. Nella location di Superstudio Maxi, al cospetto di molti volti noti di cinema, spettacolo e musica, come il cantante Marco Mengoni, estimatore storico del marchio, e con il centenario del brand ormai prossimo, gli abiti che calcano la passerella, parlano di una essenzialità nostalgica, rivisitata alla luce della nostra modernità, in un viaggio costante. Silvia Venturini Fendi, non prescinde dalle realizzazioni interamente sartoriali per i suoi vestiti, quando la figura maschile, vestita a partire dal 1990, non ha più smesso di rappresentare un must di sofisticatezza ed esclusività. Ed ecco che un’uniforme da lavoro viene trasformata nel colore avorio, crema, sabbia, indigo, verde foresta o addirittura nero. Gli abiti gessati, di lino o tessuti satinati, si compongono di jacquard o ricami con le due FF, tono su tono. I  capispalla di lana o la pelletteria logata , evidenziano volumi passati: il bombher di tessuto, i tre bottoni sulla giacca, i pantaloni sulla gamba, ampi.

 

Sabato De Sarno, invece, disegna una collezione maschile per Gucci, in cui il protagonista è un uomo che viaggia, sogna, si rilassa, pratica il surf, presentando, ad esempio, calzoncini con cintura e morsetto ( simbolo della casa di moda fiorentina) o mocassini con il classico morsetto ma in versione stivaletto; oppure pianelle con le stampe dei delfini. Le fantasie che richiamano le estati in mare aperto a cavalcare le onde, con felicità, sono tutte riprodotte nei completi freschi e fruscianti di Gucci. Per la primavera, largo a trench di pelle con strato di neoprene bianco in colori sgargianti come il verde acido o il rosa forte. Ormai Sabato De Sarno, è diventata una solida realtà e la sua matita sta impressionando sempre più gli estimatori della maison con le due G.

 

Da Zegna, tutto si ricollega al concetto di inclusività. Senza distinguo di taglie o età. In passerella sale l’uomo acerbo come quello maturo, il lino domina la scena della collezione disegnata da Alessandro Sartori. Un lino, che diviene da tessuto nobile quale è, elastico, ben strutturato capace di non sgualcirsi.

 

 

 

E, l’uomo vestito Giorgio Armani, si muove tra le Palme svettanti tipiche delle estati isolane e la rottura di schemi e confini sinonimo di evoluzione costante all’insegna dell’essere sé stessi. Con la collezione Emporio, invece, ecco l’ inno alla magnificenza rigenerante della natura, tra cavalli selvaggi e romantici campi di lavanda

 

 

L’ultimo giorno della Fashion Week di Milano, regala lo scintillio contagioso delle creazioni a firma Giorgio Armani dopo quelle Emporio Armani. La certezza un po’ spiazzante che i tempi cambiano, corrono veloci, sembrano sovvertire tutte le rotte, ma il coraggio di non tradire sé stessi, rimane sempre e comunque l’arma più potente e vincente che esista per il successo, per il riconoscimento del pubblico, per ciò che si vuole comunicare. Questi sono i punti cardinali che in quasi 50 anni di carriera, Giorgio Armani ha saputo creare sapientemente, con rigore, capacità di adattamento e innovazione fuori dagli schemi.

Quando sfila la collezione Emporio Armani, quello che gli abiti e le immagini trasmettono, regala estrema serenità e desiderio di lasciarsi avvolgere e contagiare dalle emozioni, delicate, selvagge, non mediate da alcuna struttura o etichetta precostituita.

Sullo sfondo, corrono impetuosi gruppi di cavalli e le onde del mare agitate dal vento, sferzano via i cappi della quotidianità. In passerella sale un uomo che alla natura, riesce a dare del tu, la vive, la contempla, la venera, pur nei suoi tragitti urbani. Svettano le altissime palme che incorniciano le pareti laterali, richiamando alla perfezione lo stile isolano, tanto caro a Re Giorgio, amante da sempre della meravigliosa Pantelleria. “L’orizzonte della città è limitato e a volte opprimente. L’orizzonte della natura, invece, è sconfinato, che siano campi a perdita d’occhio, colline che discendono dolcemente, spiagge che si stemperano nel mare”, si legge nella nota di presentazione della collezione Armani.

Da un jumpsuit da operaio o giardiniere, passando per la giacca da lavoro artigianalmente ricamata, o alla camicia di seta frusciante, così come i foulard annodati a fusciacca luccicante al posto della cravatta, i maglioni sopra le tute, le quattro tasche sulla giacca, il taglio dritto dei soprabiti, i colori viola, sabbia, ocra, caramello, verde acido che risplendono di semplicità e fascino, permettono di scegliere senza remore quale messaggio si vuol comunicare indossando, il capo più costoso ed esclusivo mai realizzato: l’amore per sé.

 

La sfilata di Giorgio Armani, guarda all’Uomo nella sua centralità, nelle sue tante declinazioni, esaltando silhouette libere e destrutturate, avvolte da una brezza marina che coccola, conforta, ritempra. I tessuti sono impalpabili, satinati, scivolati, delizia per il corpo, per il tatto e per chi li osserva. Il lino e la seta significano regalità  firmata Giorgio Armani. I colori spaziano dalle incursioni della sabbia, al verde, per giungere al rosa cipria che si sposa incantevolmente con il blu universale iconico del brand, insieme al grigio ed al beige, altri colori storici per lo stilista di origini piacentine. Dalle scarpe, ai cappelli, alle borse, tutto trasuda eleganza, priva di imposizioni.

I pantaloni sono ampi, o più asciutti, le pinces servono a rimarcare la tonicità delle gambe che incedono, allenate, sicure. Ai piedi, mocassini o sandali o slipper scamosciati nei colori di cui sopra. Le shopping bag sono comode, generose, così come le sacche e i cappelli di juta, o gli zaini ultraleggeri nei toni neutri.  Alla fine delle due sfilate, accompagnato dai suoi collaboratori più preziosi, sua nipote Silvana Armani, Leo dell’Orco responsabile delle collezioni maschili e Gianluca Dell’Orco, capo ufficio stile della Armani S.P.A., Giorgio Armani si concede al suo pubblico, non solo quello presente in sala, che ne immortala tra miriadi di flash e applausi lunghi e scroscianti, la limpidezza dello sguardo, ma anche a tutta quella gente che da sempre, cerca e trova nel suo garbo e nel suo stile senza tempo, i punti cardinali per orientare la bussola dell’eleganza e saper leggere i tempi, rimanendo sé stessi.

 

 

 

 

 

 

 

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