Moda & Design
Armine, la modella interprete
Tutti, ma proprio tutti (a eccezion fatta), argomentando su Armine, hanno finito per rivelarsi meno virtuosi di quanto avrebbero voluto dare a intendere. Finanche persone con comprovato senso di giustezza, grado di cultura compatibile e gusti scelti sono (s)cadute in un giudizio tranchant sulla ragazza armena, lasciandosi coinvolgere nel vortice della scelta netta tra i canoni convenzionali di bellezza e bruttezza, secondo i quali si è belle se si ha il nasino grazioso e la boccuccia smaniosa, brutte se questi requisiti mancano. La rete crea spesso grandi dibattiti, talvolta effimeri, del tutto inutili, altre volte di carattere più esplorativo e di interessanti prospettive. Il caso della modella di Gucci, la 23enne Armine Harutyunyan, appartiene senz’altro a questa seconda specie, non fosse altro per il fatto che pone la bellezza femminile e i suoi criteri di valutazione come fulcro dell’argomento.
Occorre subito rimarcare che i veri e propri canoni estetici riconosciuti legittimi a partire dalla Grecia classica (V sec. a.C.) si affermano ancora oggi e costituiscono un riferimento importante per le valutazioni estetiche contemporanee. All’idea di bellezza gli antichi greci associano i concetti di grazia, misura e soprattutto proporzione: un corpo è bello quando esiste equilibrio, simmetria e armonia tra tutte le sue parti e tra ciascuna di esse e la figura intera. Il corpo femminile, contemplato attraverso l’arte greca, è un corpo di grande equilibrio e conformità, le cui proporzioni ottimali ne fanno ancora oggi un ideale di perfezione. Dunque, stando a questa definizione, il giudizio sulla nostra modella non può che essere fermo e inequivocabile: Armine è una bella donna! Dirò di più, le sue fattezze sembrano essere una proiezione coerente della “Venere di Milo”, un capolavoro assoluto di fama mondiale.
Ma, Armine è anche un “carattere”, oltre che volto e semplice immagine. E, credo sia stata scelta per la potenza evocativa del suo volto, fatto di un naso eminente, spigoli volitivi, linee euclidee. Armine ribalta e riformula l’immaginazione collettiva circa la corporeità delle modelle, e diventa un’interprete di prim’ordine, facendo bella mostra di un volto narrativo, rivelando nell’espressione una storia. Con Armine, la moda si appropria di un archetipo femminile universale, permeante di significati etici ed estetici, e compie un bel balzo in avanti tra le arti del nostro tempo. Va da sé che non comprendere la sua bellezza, non saperne distinguere i risvolti storici e leggerne gli slanci di un presente insorgente e avanguardista vuol dire non essere allineati con le esigenze più alte e immediate della modernità. Armine vale un saggio filosofico sulla necessità del cambiamento dei canoni prestabiliti dal mercato di ogni tipo e settore. Lei è rivoluzione culturale! Per questo, al mio sguardo, e spero a quello di tanti altri, appare straordinariamente bella!
La lezione silente impartita dai suoi occhi è di quelle sintomatiche e sorvola sulle piccolezze umane. Armine, in passerella, è più pregnante di tanti che parlano e scrivono per mestiere. Come bellezza fuori dagli stereotipi e non codificata si dirama nel pensiero di chi ne coglie la sostanza, prendendo per mano chiunque voglia emanciparsi dalle banalità di rito, dall’accettazione pigra della scontatezza trionfante, dalle certezze nauseabonde della presunzione. Armine, sciocchini, è prêt-à-penser.
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