Macroeconomia
Una patrimoniale non è abbastanza, la sinistra ripensi la ricchezza
Non conosciamo ancora i dettagli tecnici, dalla base imponibile fino al gettito, della patrimoniale presentata come emendamento alla Legge di Stabilità da LeU e alcuni parlamentari del Partito Democratico- come Matteo Orfini e Giuditta Pini. Questo non ha impedito il proliferare di opinioni e dichiarazioni: Matteo Salvini ha già definito l’idea di una patrimoniale come un delitto, Di Maio ha bocciato la proposta aggiungendo che questo governo è intenzionato a tagliare le tasse, Luigi Marattin in un articolo di stamani boccia la proposta mettendone in luce gli aspetti più delicati.
Non è un caso che in Italia la proposta di una tassa sui patrimoni generi siffatta agitazione. I motivi sono sostanzialmente due, uno di tipo puramente pratico, l’altro invece di natura più squisitamente politica.
Il motivo pratico è che gli italiani detengono un patrimonio privato non indifferente. Il patrimonio netto delle famiglie italiane è dietro soltanto a Belgio, Giappone, Stati Uniti e Olanda. Secondo i dati OCSE è pari a 556 volte il reddito medio disponibile. La maggior parte risulta impiegato in conti correnti e depositi, il resto diviso in azioni, obbligazioni, fondi comuni, riserve assicurative. Anche dal punto di vista immobiliare il nostro paese è tra i più virtuosi. Solo un italiano su quattro non abita in una casa di proprietà.
Una tassa sul patrimonio, quindi, appare come un ennesimo tentativo da parte dello Stato di mettere le mani nelle tasche dei cittadini.
Dal punto di vista politico, invece, si deve far notare che da oltre due decenni la politica è andata avanti solo attraverso slogan che promettevano un abbassamento delle tasse. A partire dalle campagne di Silvio Berlusconi, incentrate sulla cancellazione di imposte come ICI e poi IMU, fino al cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini durante l’ultima campagna elettorale: la Flat Tax.
Proprio su questo ultimo punto la sinistra deve intervenire non solo dal punto di vista legislativo. In questi anni la sinistra ha inciso sempre meno dal punto di vista del discorso politico. Le sue proposte sono spesso passate in sordina. Ci si è spesso relegati a fornire una proposta politica al negativo, definendosi come i “responsabili” in grado di difendere l’Italia dai barbari alle porte.
Questo deve cambiare. Ci troviamo oggi davanti a una situazione drammatica. Nel corso degli anni, le disuguaglianze sulla ricchezza sono esplose all’interno dei paesi, diminuendo invece a livello globale. Come evidenziano inoltre gli studi di Piketty, il tasso di rendita del capitale è maggiore rispetto alla crescita economica, rendendo le disuguaglianze ancora più evidenti.
La battaglia della sinistra, in Italia ma non solo, deve essere quella di ricalibrare la tassazione. Abbiamo assistito in questi anni a politiche dilettantesche, come quella del Governo Letta che da una parta ha abolito l’IMU sulla prima casa e dall’altra ha aumentato l’Iva, che colpisce i consumi.
La retorica dell’Italia che ha troppe tasse purtroppo è fallace. Come ricordavano Filippo Taddei e Tommaso Nannicini in un articolo di qualche anno fa, in Italia le tasse sul possesso di immobili sono basse mentre siamo oltre la media europea per le tasse sul lavoro. Non solo, l’aliquota più alta sul Reddito delle Persone Fisiche è di due punti percentuali minore in Italia rispetto a Francia, Gran Bretagna, Spagna, come fa notare l‘Osservatorio dei Conti Pubblici (a fronte però di una base più bassa).
A sinistra quindi bisogna concentrarsi su una nuova narrazione che metta in luce questa contraddizione e porti avanti una battaglia in grado di spostare la tassazione dal reddito al patrimonio. Per questo la proposta di LeU e dei parlamentari del PD non è abbastanza e anzi rischia di essere controproducente dal punto di vista politico se non è inserita in un contesto più ampio di riforma.
Una proposta più generale, potrebbe essere appunto l’uso del gettito di un’imposta patrimoniale finalizzato a diminuire l’aliquote IRPEF più basse. Così facendo, si andrebbe ad aumentare il reddito disponibile portando a un aumento della domanda.
(Illustrazione in Copertina di Antonio Baglio)
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