Macroeconomia

Una Germania dal volto sorridente? Why not!

7 Febbraio 2017

 

Non è necessaria la sinossi fotografica per comprendere i motivi del nuovo orientamento dei tedeschi verso il sorriso più promettente di Martin Schulz, candidato alla Cancelleria per l’SPD. In pochissimo tempo – la sua corsa è iniziata il 28 gennaio – i sondaggi accreditano l’SPD al 31% da quota 21 di fine 2016, modificando di fatto l’orientamento dell’elettorato che, dopo tre mandati della Merkel, ha voglia di un nuovo passo di marcia.

Alcune motivazioni:

1)      La politica della rigidità economica sta palesando i suoi limiti deflattivi. Il raggiungimento del 2% di inflazione non basta a far decollare consumi e produzione.

2)      La dichiarata voglia di Europa a 2/3 velocità enunciata dalla Merkel avrebbe conseguenze nefaste sull’industria tedesca perché porterebbe l’Euro-Marco ad una sopravvalutazione negativa per le esportazioni.

3)      Al di là dell’Atlantico, la politica di chiusura di Trump potrebbe essere foriera di nuove tassazioni sulle importazioni, dazi mascherati che limiterebbero le importazione della meccanica tedesca.

4)      Non si è ancora chiusa la partita del Dieselgate e Trump potrebbe ribaltare la politica morbida di Obama.

5)      In termini di politica a vasto raggio spaziale e temporale, un accordo Trump –Putin sul MO e sulle esportazioni di greggio & gas, con l’ausilio di Rex Tellison, Ceo EXXON e Segretario di Stato, shunterebbe tutta l’Europa, compresa la Germania che è capofila tra i Paesi aderenti.

Ma al di là di queste considerazioni, nella elezione del 24 settembre, per i tedeschi contano molto le dinamiche interne. La Große Koalition mostra i suoi limiti e l’SPD senza Schulz, avrebbe pagato le colpe della Merkel mentre alla Cancelliera sarebbero andati i meriti della politica restrittiva. L’elettorato sembra volere una politica chiara, distinta e differenziata. E infatti a destra la AfD, l’Alternativa per la Germania, di sapore ultra conservatore dovrebbe attirare gli ultramoderati che non condividono le politiche della Merkel sull’immigrazione. La dice lunga il loro logo, un lucchetto serrato per una politica restrittiva sulle immigrazioni.

Le famiglie italiane in Germania conoscono sulla loro pelle il destino di emarginazione possibile dei nuovi immigrati, il loro voto però per Schulz non è scontato visto il profilo alto del loro reddito frutto anche della politica moderata della CDU. Ma questa diversificazione politica, che porta alla differenziazione delle parti in gioco, dà un atout in più a Schulz. Una politica più attenta alle persone, quella che lui chiama la Herz Politik, la politica del cuore, di vaga impronta deamicisiana ma che è in contrapposizione all’arida politica dell’euro forte.

Una politica basata, oltre che sulla moneta, sulle persone, sulla scuola e sanità per tutti, oltre che VW per tutti. Come si vede, un epocale cambiamento della politica tedesca e quindi europea.

La data delle elezioni è lontana, 24 settembre, ma la figura di Martin Schulz, europarlamentare di lungo corso, esperto di problemi europei e soprattutto estraneo alla Große Koalition si caratterizza con un profilo alto e vincente. Molto anche dipenderà dalle elezioni francesi di aprile. Se dovesse vincere Madame Le Pen, l’ondata reazionaria potrebbe travolgere anche Draghi e la BCE e avrebbe un solo freno in Schulz.

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