Macroeconomia

Svizzera: non si può stampare moneta per sempre

15 Gennaio 2015

La Banca Nazionale Svizzera ha abbandonato la politica monetaria non convenzionale che seguiva dal settembre 2011, quando aveva stabilito di non permettere all’euro di deprezzarsi rispetto al franco svizzero oltre la soglia di 1,20. La Banca Nazionale Svizzera aveva deciso di impedire la svalutazione dell’euro per evitare di rendere troppo competitive le merci dell’eurozona, con effetti negativi sulla produzione e l’occupazione elvetica.  Per ottenere questo obiettivo la BNS  vendeva franchi svizzeri (che stampava ex novo) e acquistava euro: dal 2010 al 2014 la Banca Nazionale Svizzera è passata da detenere circa 110 miliardi di franchi svizzeri in asset in euro ad averne circa 260. Nello scorso mese di novembre una consultazione popolare ha cercato di impedire questa politica imponendo l’acquisto di riserve in oro non più vendibili una volta acquistate. La proposta è stata sconfitta nel voto.

Il presidente della Banca Nazionale Svizzera Thomas Jordan ha sostenuto che la misura non avesse più senso in quanto la svalutazione dell’euro era stata molto forte, con l’euro che ha perso nettamente terreno rispetto al dollaro, portando automaticamente ad una rivalutazione della moneta americana sul franco. La prevista politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea avrebbe peggiorato la situazione svizzera, causando un’ulteriore svalutazione dell’euro.  “Questo è il momento giusto”, ha detto Jordan, insistendo sul fatto che l’istituto da lui diretto ha agito in totale autonomia e non sotto la pressione dei mercati. “La decisione è stata valutata con attenzione”. “Abbiamo concluso che è meglio uscire ora che tra 6 o 12 mesi, quando il quadro economico potrebbe essere più difficile ovunque”.

Per evitare un’eccessiva rivalutazione del franco la BNS ha abbassato di 0,5 punti, fissandolo a -0,75%, il tasso di interesse applicato sui patrimoni della banche commerciali depositati presso la banca centrale. Inoltre ha nuovamente abbassato il margine di fluttuazione del Libor a tre mesi, il principale tasso di riferimento, che è ora compreso tra -1,25% e -0,25%: precedentemente la forbice oscillava tra -0,75% e +0,25%. Il tasso di cambio è sceso a 0,86 centesimi per poi stabilizzarsi intorno ad un euro per un franco svizzero.

I commenti principali riguardano la perdita di competitività della Svizzera e gli effetti sull’occupazione, con il rischio di una recessione. Accanto a questa preoccupazione, c’è da osservare che non basta stampare moneta per risolvere i problemi. Il “torchio” ha funzionato per alcuni anni, ma a lungo andare avrebbe scavato dei buchi nel bilancio della BNS che sarebbe stato difficile sanare. Nel momento in cui la Banca Centrale Europea sta per iniziare la sua politica di aumento della quantità di moneta, questo evento deve farci riflettere sui limiti della politica monetaria, che non può risolvere da sola i problemi. E ricordarci come la sovranità monetaria non esiste più in un mondo in cui non ci sono barriere ai movimenti internazionali dei capitali, a prescindere dal fatto che si possa o meno stampare la propria moneta.

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