Macroeconomia

Salvini e il populismo vitellone visto dai mercati

11 Agosto 2019

C’è populismo e populismo. E poiché non esiste populismo senza leader e senza protagonismo, spesso il carattere del populismo dipende dalla personalità del leader (o dei leader). E così noi abbiamo il populismo vitellone, una mia definizione di un’interessante analisi comparsa tempo fa sul Financial Times. Mia è anche l’associazione della politica economica populista al carattere del leader. E mie le considerazioni sull’isolamento dell’Italia e la (blanda) reazione di mercati.

Salvini e Orban sono i due prototipi di leader sovranista in Europa, Sono profondamente diversi. Date un’occhiata alla carriera dei due prima dell’entrata in politica. Salvini non finisce il corso di storia all’università per dedicarsi anima e corpo alla politica (come se studiare la storia potesse fare male a una carriera politica). Orban si laurea in legge a Budapest e poi va a Oxford, con (udite, udite) una borsa di studio della fondazione Soros. Insomma, uno viene dal bar, mantenuto dai suoi, l’altro viene da Oxford, mantenuto da una borsa di studio.

E’ questa natura del leader che a mio avviso spiega la differenza profonda nella politica economica dei populismi di Orban e di Salvini che veniva rilevata dal FT. Nel populismo di Orban (ma di tutto il gruppo di Viesegrad) la politica economica di riferimento è l’austerità, giustificata con motivazioni populiste. Il paese deve farcela con le proprie forze, le forze del suo popolo. L’aumento del debito significa aumento di dipendenza dall’estero, e controllo dello straniero sui destini del popolo. Per questo Orban e altri leader populisti dell’est hanno ridotto massicciamente il debito pubblico. E per questo Orban non solo non concederà flessibilità all’Italia, ma, questo è il punto dell’articolo del FT da notare, non la chiederà mai neppure per se stesso. Perché sarebbe la sconfitta del suo populismo.

Il populismo di Salvini è diverso. C’è da spendere e non importa da dove arrivano i soldi. E non parliamo qui di rapporti sotto banco con la Russia (anche se la vicenda russa rientra nello stesso carattere). Parliamo di rapporti istituzionali con l’Europa. Nel populismo di Salvini è assente la volontà di indipendenza e di autonomia che invece caratterizza il populismo degli altri paesi dell’est Europa. Non c’è la considerazione che accrescere il debito accresca la dipendenza futura del suo popolo dagli stranieri. E’ una dipendenza che per me ovviamente è sacrosanta, e che io chiamo integrazione europea, ma che un sovranista dovrebbe temere come un’occupazione militare.

Per questo il populismo di Salvini è unico in Europa, e per questo Salvini è isolato in Europa. Per questo un’Italia governata da Salvini è già oggi isolata in Europa. Per questo nella City e nei mercati, quelli che dovrebbero elargire la paghetta per dare la dignità di un mojito al capitano e ai suoi discepoli, l’Italia non esiste più.

C’è infatti oggi un radicale cambio di atteggiamento dei mercati nei riguardi dell’Italia. Rispetto al passato, quello prima del governo gialloverde, oggi ci sono due differenze fondamentali. La prima: oggi si sconta la probabilità che l’Italia possa lasciare l’Europa, in una prospettiva di cinque o dieci anni, e che il suo ruolo venga ricoperto dalla Spagna. La seconda: oggi si ritiene che l’Europa e l’Euro possano sopravvivere a un’uscita dell’Italia: dall’epoca Macron in poi, e ancora di più con il governo gialloverde italiano, la frontiera della fine dell’Euro si è spostata in Francia. Solo se un’uscita dall’Euro dell’Italia provocasse un’uscita anche della Francia, l’Euro finirebbe.

Così oggi il nostro spread è equamente diviso tra probabilità di default e di uscita dall’euro, e si muove pigramente al rialzo. Pigramente, in confronto con il clima di dramma che viene trasmesso dall’Italia, con il capitano laborioso che si immola in selfie su spiagge e piazze. Questa pigrizia dei mercati è ambigua e da interpretare. Da un lato, può essere che i mercati pensino che gli italiani alla fine hanno sempre pagato in silenzio per il loro generali e i loro capitani. Dall’altro, può essere che aspettino di vedere se gli italiani a questo figlio un po’ vitellone che al bar dice di essere il padre di tutti loro daranno mai le chiavi di casa.

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