Macroeconomia

Numeri da circo

2 Aprile 2020

If you want to inspire confidence, give plenty of statistics – it does not matter that they should be accurate, or even intelligible, so long as there is enough of them.

Se volete ispirare fiducia, usate molte statistiche. Non importa che siano esatte, o perfino che siano comprensibili; l’importante è che siano abbastanza.

Lewis Carroll dixit.

 

Siamo stati inondati di numeri, numeri, numeri. Nemmeno in tutte le sale bingo del mondo, nel corso della Storia, sono stati estratti tanti numeri. Nemmeno gli elenchi del telefono ne contengono tanti quanti ne sono passati in loop sui teleschermi, sui giornali, sui messaggi nei social, nelle letture dei governi in queste ultime settimane. Molti di noi, però, non hanno ben capito la magia di quei numeri. Ci vorrebbe il professor Odifreddi, quello sì che coi numeri è bravissimo. E te li fa pure piacere, specialmente agli asini in matematica come me, perché, a differenza dei miei sciagurati insegnanti di matematica del liceo, sa come catturare l’attenzione e spiegarti le cose più complesse con delle storielle, con degli esempi che ti fanno sorridere e che ti rendono leggera una materia che non lo è affatto.

Purtroppo ho conosciuto Odifreddi quando della matematica non sapevo che farne. Oddio, proprio non sapere che farne è ingiusto. Diciamo che mi ha riportato un po’ all’attenzione che i numeri non vanno sottovalutati o presi troppo alla leggera, perché spesso ci spiegano cose arcane e che possono anche rivelare chiavi di lettura della realtà che, se non li conoscessimo almeno un pochino, resterebbero occulte. Gli emigmi e i giochi matematici hanno un certo fascino, SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, per esempio, e i vari quadrati magici, usati anche da Albrecht Dürer nella sua Melencolia I, e altri.

L’inondazione numerica delle ultime settimane relative al coronavirus ha assunto significati drammatico-grotteschi. Però, se si osservassero coll’occhio gelido della mente matematica, sarebbero solo cifre che danzano su uno schermo, ci sono impennate, stasi, diminuzioni; la statistica, insomma, fa il suo mestiere.

La statistica non è proprio una scienza esatta esatta. La statistica è usata soprattutto per vendere. Noi stessi siamo oggetto di statistica continuamente, anche mentre non ce ne accorgiamo, quando clicchiamo su una pagina web che ci interessa, e quante volte clicchiamo, e quanti like diamo a questo o a quello, quante volte usiamo una parola per delle ricerche; e così i motori di ricerca riescono a sapere, intelligentoni, le nostre preferenze, se ci piacciono i cioccolatini e ripieni di che cosa, se abbiamo un colore preferito o se ci piacciono gli gnocchi o le gnocche. Numeri. I modelli matematici sono perfino alla base di mirabili composizioni come le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, uno dei brani più straordinari mai creati da mente umana. Sarebbe bastata questa creazione da inviare nello spazio con Voyager per diffondere il genio umano nelle profondità siderali.

Torniamo a tutta la tristissima vicenda del virus che dovrebbe cambiarci la vita. Qui i numeri s’intrecciano con la Storia. E Storia qui ha il doppio segno semantico di raccolta di dati storici e di racconto.

I numeri, diceva Ronald Coase, se li torturi a lungo ti confesseranno qualsiasi cosa. E infatti i numeri non sono mai stati tanto torturati nella Storia come in questi ultimi frangenti densi di viralità.

L’amore per i numeri e per i grafici che ognuno elargisce con generosità a questa o quella rivista, a questa o quella trasmissione, ha la caratteristica della varietà. Gli italiani, d’altronde, sono maestri nel genere del varietà, quello televisivo soprattutto. Così come sono sempre diversi, nella tortura numerica che compiono i sondaggisti, i numeri delle preferenze politiche di ogni pomeriggio rispetto alla mattina da parte di potenziali elettori. Perfino in un momento come questo, sondaggisti azzimati e gravi – anche grevi – nel loro ruolissimo di arbitri della verità, come se non avessero altro da fare, si preoccupano di quanti punti perda questo e quanti altri ne prenda quell’altro. Sembra che giochino a Miss Italia, anziché smetterla di sprecare tempo e spazio per queste baggianate. Ma loro sondano e nella rete prendono qualsiasi tipo di pesce.

Poi, e questa è una caratteristica costante, forse per occupare il tempo chiusi in casa, ci si diverte a svelare i segreti che stanno dietro ai movimenti extranazionali, carsici per loro stessa natura; e quindi le ipotesi più bizzarre, credibili o no poco importa, si fanno strada e si propagano attraverso i social.

Una assai inquietante è che la Cina avrebbe ordito questa ragnatela virale per fregare l’Occidente. Insieme alla Corea del Nord e alla Russia, naturalmente. I cattivi, insomma. E qui gli 007 si scatenano, fornendo numeri, date, dati e restituiti. Come se nessuno si fosse mai accorto che le statistiche sono farlocche già per il metodo stesso di farle, da parte di tutti. Chi conta i contagiati, chi conta i morti tutti insieme, chi conta i giovani, chi gli anziani, solo per un piacere di catalogazione, senza specificare i criteri del catalogo. Il catalogo è questo. Almeno Leporello inquadrava le donne di Don Giovanni per nazione e per stagione, vuol d’inverno la grassotta, vuol d’estate la magrotta, ma in Ispagna son già milletrè. Qui invece tutti i numeri del mondo fanno brodo, e ogni virologo, ogni sindaco, ogni governatore (quelli poi… manco conoscono l’ormai celeberrima e da me supermenzionata prova del 9), narra le proprie cifre come se fossero quelle che cambieranno la visione dell’universo intero. Nessuno sembra in grado di fare statistiche come Dio comanda e tutte, ma proprio tutte, sono viziate dallo scopo finale, ossia da ciò che si vuol fare apparire, narrando così l’imprecisione, anzi, magnificando la sua apoteosi. Vale naturalmente anche per l’estero, Cina, Stati Uniti, Belgio, Francia o Spagna purché se magna; l’Inghilterra forse, insieme al sistema metrico diverso, userà anche diverse maniere per calcolare qualsiasi cosa. Lewis Carroll era inglese, d’altro canto, e conosceva benissimo i suoi polli.

Non credo che conosceremo mai le vere cifre di nulla, un po’ per i vizi di forma di cui sopra, un po’ per la stessa natura della materia, un po’ per negligenza; anche perché dopo un po’ ci si stufa di seguire numeri che non corrispondono, curve curvate ad libitum, cifre impazzite che scorrono sui teleschermi annunciando vittime di chissà che cosa, perché tutti i morti sono ammassati insieme, eccetera.

Meno che mai conosceremo il reale numero di giorni che dovremo passare rinchiusi, tanto vale far estrarre i numeri alla bambina bendata delle estrazioni del lotto di una volta o farseli dare in sogno da personaggi onirici e poi smorfiarli. I numeri, torturati, alla fine ti raccontano ciò che vuoi sentirti dire.

Un’unica certezza: la crisi viene comunque annunciata da tutti per mettere le mani avanti e per preparare il pubblico alla stretta finanziaria, anche lì si parla di numeri. Negativi. La Cina, al proposito, secondo chi ha analizzato i movimenti finanziari, avrebbe comprato un sacco di aziende europee e statunitensi e, dopo avere sparso il virus, sarebbe pronta a tirarsi fuori la cura da vendere al mondo supplicante. Oltre, ovviamente, a tutte le cianfrusaglie che produce. Come se le economie cadessero così da un giorno all’altro con questa facilità, solo perché si sono fermate per due mesi. Ma chi ci crede? Se invece si volesse far passare l’effettiva e grave crisi epidemica, almeno in alcune zone, per una preparazione al dopo, un dopo dove tutto è entrato in crisi e si sfascia, magari per altre ragioni e per altro tipo di virus che non è questo, potrebbe essere argomento di riflessione.

Di certo che la sanità, almeno quella italiana, abbia bisogno di un ripensamento totale e di investire soprattutto nella pubblica, a cominciare da un personale adeguato e non da dilettanti allo sbaraglio, potrebbe essere un ottimo spunto di riflessione. Soprattutto nell’amministrativo, dove burocrati ciechi sordi e muti riescono a bloccare cure e strumentazioni, non sanno far funzionare computer e software, non sanno manco leggere le marche delle case produttrici e i modelli di macchinari, o di altro, anche semplicemente perché spesso non conoscono che la loro lingua madre e basta. Ne posso parlare per esperienza personale, proprio per un ventilatore, oggetto, oltre che molto alla moda ultimamente, di lungaggini e inadempienze incredibili palleggiate tra ASL di Lombardia – quelli che fanno tutto meglio degli altri – e Toscana – dove tutto o quasi viene preso con lentezza burocratica kafkiana. Per tutti costoro i numeri si equivalgono, non esistono. Soprattutto hanno dei problemi colle date, che sono numeri anche quelli.

I numeri subiscono torture da Sant’Uffizio nel caso del Capitan de’ Capitani, il cui staff di marketing dev’essere stato licenziato, e colui si dev’essere detto “chi fa da sé fa per tre”, torturando perfino il numero tre. L’ultima sua tortura numerica è recentissima e riguarda nientemeno che la Svizzera. La Svizzera regalerebbe, udite udite, 500.000 franchi a chi ne facesse richiesta (cittadini svizzeri con azienda, naturalmente). Altro che 600 euro a fondo perduto per i piccoli imprenditori dello stato italiano. Povero Capitano, è messo male assai. Io avrei preferito 500.000 tavolette di cioccolato, trattandosi della Svizzera, ma io sono un goloso. La Svizzera è sempre stata così generosa con tutti, d’altro canto, ognun lo sa, è il momento di restituire ciò che ha preso e fa beneficenza, basta un foglio, di facile compilazione. E il Capitano di ventura si avventura in avventurose estrazioni numeriche da un cappello a cilindro, non distinguendo da bonus italiani (con cifre limitate assai) a fondo perduto e crediti ponte, come quello svizzero, peraltro non così facilmente ottenibili… Sembra che il coronavirus abbia come effetto collaterale le visioni: basta un foglietto e lo si sbandiera pubblicamente, come se si trattasse di una legge della Fisica. Ma ormai la patafisica si è impadronita completamente della Lega, come pure di altri, ma della Lega in particolar modo. Forse anche perché sono i più incontinenti verbalmente. E, cosa anche questa probabile visto che ieri era il primo aprile, se si fosse trattato di un clamoroso pesce? Ma per il Capitano è sempre il primo aprile, come il Giorno della Marmotta, ricordate il film del 1993 di Harold Ramis? Lui ripercorre sempre la stessa strada, sempre uguale; senza, però, imparare mai nulla, a differenza di Bill Murray.

Professor Odifreddi, anche se è in pensione e se la vuole godere, forse dovrebbero chiamare lei a mettere un po’ d’ordine nei numeri di tutti quanti, dai ministeri alle ASL, dagli istituti di statistica alle liste della spesa di Regioni e Comuni (le Province dovrebbero essere state esautorate ma esistono ancora… ectoplasmi che qualcosa devono pur costare), a governatori avventati, a capitani senza macchia e senza paura, soprattutto senza paura di sparare dei numeri come fossero fuochi d’artificio; inventati in Cina, millenni fa, peraltro, e così chiudiamo il cerchio colla Cina. Ci aiuti lei, professore, contro questi quadrati magici che non quadrano nulla.

 

 

 

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