Macroeconomia

La pandemia continua, gli stimoli monetari calano e l’economia mondiale frena

22 Dicembre 2021

Dopo il rimbalzo globale del 2021, che ha visto l’Italia tra i paesi che hanno recuperato meglio dopo il crollo del 2020 in cui esplose la pandemia, il biennio 2022-2023 si annuncia contrastato. È questa l’analisi degli economisti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, per il biennio 2022-2023 si attende un rallentamento della crescita globale, con riduzione dello spazio di manovra per politiche fiscali espansive, e si prospetta un periodo di maggiore volatilità per i mercati finanziari globali.

Le prospettive dell’economia mondiale – spiega il documento – sono attualmente molto incerte, non tanto per la crescita reale, che rimane piuttosto robusta anche nel 2022 (4,6%), malgrado la perdurante minaccia della pandemia e un diffuso rallentamento dopo i rimbalzi legati alle riaperture. L’incertezza è legata alla persistenza delle strozzature di offerta e all’emergere di sintomi di eccesso di domanda negli Stati Uniti, che sta portando a un cambio di rotta delle politiche monetarie più rapido del previsto, con implicazioni di ampia portata anche per i mercati finanziari.

Tra i fattori che più pesano sulla prospettiva economica globale, continua a esserci l’inflazione. Nel 2022, infatti, da un lato l’inflazione calerà per il minor contributo dei prezzi di beni e servizi energetici. Al contrario, però, l’inflazione sottostante potrebbe salire ancora. C’è – a proposito di incertezze – chi paventa una ripetizione della “grande inflazione” degli anni Settanta del secolo scorso, quando una fase di forti aumenti salariali, shock sulle materie prime, politiche fiscali espansive e politica monetaria accomodante portò a un periodo di inflazione elevata e persistente. Anche se ci sono alcune similitudini fra quanto avvenne allora e l’esperienza attuale, i cambiamenti nel mercato del lavoro e negli obiettivi della politica monetaria escludono una ripetizione di quell’esperienza.

Italia: le nubi sull’orizzonte della ripresa appaiono meno minacciose che altrove

Per l’Italia stime di crescita al rialzo per il PIL, al 6,2% nel 2021 e al 4,3% nel 2022. L’economia potrebbe recuperare i livelli pre-COVID già entro la metà del prossimo anno, anche se l’output gap si chiuderà verosimilmente solo nel 2023, e il recupero dei ritmi di crescita pre-pandemici è rimandato, nel nostro scenario, al 2024. Dal lato della domanda, la crescita 2022 sarà trainata ancora dai consumi, che vediamo espandersi di oltre il 5% anche l’anno prossimo.

Gli investimenti rallenteranno dopo i ritmi a due cifre di quest’anno, mantenendo però un tono molto robusto (stimiamo un 6,3% nel 2022 dal 15,8% del 2021), grazie anche agli effetti degli incentivi fiscali e dei programmi infrastrutturali inclusi nel PNRR. I rischi principali sono legati agli effetti delle strozzature all’offerta e dello shock energetico, nonché agli sviluppi della quarta ondata pandemica.

Inflazione in area euro: il trend nel 2022 sarà discendente, ma aumenta l’incertezza

L’inflazione nell’area euro ha visto una rapida accelerazione negli ultimi mesi, sino a toccare il 4,9% a/a di novembre (massimo da quando esiste una serie comparabile ovvero almeno dal 1998). I continui rialzi sono spiegati da fattori una tantum (il ripristino delle aliquote IVA in Germania, il rimbalzo dei prezzi dell’energia e l’aumento dei prezzi degli input per via dei problemi della catena di approvvigionamento nell’industria) e, in misura minore, dall’effetto riaperture (rincari dei prezzi dovuti al ritorno di domanda nei settori dei servizi in precedenza soggetti a restrizioni). In prospettiva, rimane probabile che il rialzo dell’inflazione sia transitorio, ma si prevede che non scomparirà rapidamente. Lo scenario previsionale include dinamiche pronunciate del prezzo dell’energia. L’aumento del prezzo del gas naturale e il conseguente effetto di trascinamento sul petrolio manterranno la crescita dei listini energetici a due cifre anche nel 1° semestre 2022; la discesa che seguirà dal trimestre primaverile manterrà comunque i prezzi più elevati rispetto al 2020, a causa del basso livello degli stoccaggi.

Secondo le previsioni degli analisti, nel 2022 in media d’anno l’indice generale dei prezzi dovrebbe crescere di 3,1%, in accelerazione dal 2,6% stimato nel 2021. Il contributo principale arriverà dall’indice sottostante (circa il 50%), mentre l’energia spiegherà circa il 40% della crescita dei prezzi. Il trend nel corso dell’anno prossimo dovrebbe essere discendente, con un possibile picco a marzo ed aprile (al 3,6%) e un minimo a novembre (all’1,9%).

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